Stefano inarrestabile Tutto quello che tocca diventa oro nerazzurro
L’ex Sassuolo nuovo eroe di San Siro: «Il paragone con Iniesta è uno stimolo, Conte mi farà crescere»
Se siete amici di Stefano Sensi, provate a chiedergli 6 numeri da giocare al Superenalotto. D’accordo, la super vincita è stata fatta da poco, ma il jackpot si aggira ancora su cifre che cambierebbero la vita di chiunque. E allora, se siete amici, provateci. Perché al momento il piccolo gioiello dell’Inter sembra essersi trasformato in Re Mida: qualunque cosa tocca diventa oro. Una specie di prestigiatore del pallone, che sa trasformare un passaggio sporco in un assist per la punta che taglia alle spalle della difesa. O che da una ribattuta sbilenca della difesa sa inventarsi una volée micidiale che solo un Musso formato Spiderman è riuscito ad evitare che finisse in rete. Ma poi Stefano ha voluto proprio esagerare. A mali estremi, estremi rimedi: l’Udinese non crolla? E allora ecco che Sensi tira fuori dal cilindro l’ennesimo effetto speciale, lanciandosi alle spalle della difesa
per poi contorcersi dall’alto dei suoi 168 centimetri per girare verso la porta di testa un cross di Godin, anticipando quel «piccoletto» di Becao, alto 191 centimetri. Palla all’incrocio, Musso battuto e San Siro ai suoi piedi. «Sono contento per il gol perché è sempre un’emozione unica – racconta Sensi –. È una situazione che abbiamo provato in allenamento. Peccato solo non aver chiuso la partita. Ringrazio i tifosi per i complimenti, ma devo ancora migliorare tanto: con questa squadra e questo allenatore penso di riuscirci».
L’uomo in più
Eh sì perché il Meazza è casa sua. Due gare interne e due gol (l’ultimo era stato Osvaldo nel 2014). Anzi due prodezze, perché la rete all’esordio contro il Lecce era qualcosa che negli ultimi anni gli interisti avevano visto raramente: slalom al limite, due avversari lasciati sul posto e diagonale vincente. E da campione, che però vuole evitare paragoni scomodi: «Essere paragonato a Iniesta è un’emozione e uno stimolo. Ma devo restare con i piedi per terra». Giusto, come è giusto ricordare che anche i tre punti di Cagliari sono marchiati da Sensi, col rigore decisivo procurato con una veronica alla Zidane. Fu un altro gioco di prestigio del mago Stefano ai danni di Pisacane.
Nuova veste
La pausa delle nazionali non ha fatto svanire l’effetto magico. Sensi è ormai una realtà meravigliosa del nostro calcio e lo ha dimostrato anche con l’Italia. Ma se sulla qualità e l’estro nessuno aveva mai avuto dubbi, quello che colpisce di più in questi primi mesi nerazzurri sono la maturità e la personalità. Stefano vuole sempre la palla, anche nelle situazioni più complicate. E poi cerca la giocata in verticale, dove può far male all’avversario. Lo ha fatto ancor di più ieri sera, grazie alla nuova posizione in campo disegnata da Conte per lui. Più vicino a Lukaku e alla porta avversaria quando l’Inter è in possesso di palla, a far coppia con Politano alle spalle del belga per giocare di sponda con lui e cercare l’imbucata vincente a ridosso dell’area. Stavolta Romelu non ha lasciato il segno ma sarebbe stato impossibile per chiunque rubare la copertina a Stefano il prestigiatore. Che tra un «abracadabra» e l’altro sogna il numero più difficile: riportare l’Inter sul trono d’Italia. Perché, come canta il tifoso Ligabue, «è per una magia così dice val la pena vivere».