La Gazzetta dello Sport

Gol, intesa e sorrisi: Romelu c’e, il Toro vola È nata una vera coppia

Il belga: «Il meglio di me deve ancora venire fuori» L’argentino: «Conte mi dà fiducia, ma sul 4-1...»

- di Valerio Clari - INVIATO A REGGIO EMILIA

Lo stop a seguire del Toro e la potenza di Romelu. La coordinazi­one nello stretto di Lautaro e l’efficacia di Lukaku. Provate a fonderli, quei due, più di quanto non abbiano fatto negli abbracci dopo i gol: viene fuori un attaccante quasi perfetto, un’arma letale, una risposta a Cristiano Ronaldo. Se la sua Juve corre, loro tengono l’Inter attaccata. Se il portoghese fa 701, loro più umilmente rispondono con un 10: dieci gol stagionali della coppia, quattro nel «pranzo» di Reggio Emilia. Quando il bus interista viaggia verso il Mapei Stadium intorno c’è ancora la nebbia: è un anticipo di inverno padano, ma sono anche i residui delle due batoste contro Barcellona e Juventus, che hanno lasciato dubbi sugli orizzonti interisti. Dopo un minuto e 4 secondi della partita con il Sassuolo, splende già il sole, come durante le prime 6 vittorie consecutiv­e in Serie A. Poi si rischia il temporale, scampato di poco, ma questo è un altro discorso ed entrambi, chi più chi meno, vedono arrivare la tempesta dalla panchina.

La coppia

A Reggio Emilia è nata una coppia. Obbligata, forse, visto che il terzo incomodo Sanchez si è tolto dai «piedi» per un po’ suo malgrado. Ma efficace, e piuttosto affiatata. «Stiamo insieme dal primo giorno, parliamo entrambi spagnolo e questo aiuta» dice Big Rom, al cui cospetto Lautaro sembra una classica seconda punta mingherlin­a. «Ci stiamo conoscendo giorno dopo giorno, miglioriam­o per dare di più. Lui è un campione e sta facendo un gran lavoro». La loro intesa era cominciata nel primo giorno di «scuola» interista, quando il belga si era presentato con qualche risata contagiosa e un’attenzione particolar­e per quell’argentino che sarebbe stato il suo partner d’attacco. È continuata con un’alternanza regolare e senza eccezioni sul dischetto del rigore. Ieri Martinez ha provato a minimizzar­e («Non conta chi tira i rigori, conta solamente segnare»), ma non credete mai a un bomber quando dice che non importa chi finisce nel tabellino marcatori. È proseguita con uno dei due, a turno, che guidava a forza di prestazion­i l’attacco. È esplosa ieri con una doppietta doppia, contempora­nea. La coppia si nutre di gol, ma anche di dialogo: e fra i due, ieri, gli scambi di pallone e non soltanto di posizione sono stati molto più frequenti.

Stati di forma

Fin qui i punti in comune, poi ci sono le differenze: anche quelle importanti, per avere un attacco multi-dimensiona­le. Lukaku sta cercando la vera forma: «Il meglio di me deve ancora venire, anche se in settimana ho lavorato bene. Ma voglio aiutare di più, essere più forte. Io e Conte pensiamo sempre prima alla squadra, per questo sono corso ad abbracciar­lo». Se ancora non si è visto il vero RL9, quello «finto» non è affatto male: 4 gol nelle prime 4 trasferte in Serie A, l’ultimo a riuscirci in maglia nerazzurra era stato Diego Milito nel 2009) Lautaro ha fatto a Reggio una delle migliori partite da quando è all’Inter: giocate a ripetizion­e, quattro tiri nello specchio, pericolosi­tà costante. Il bilancio dice 4 gol nelle ultime 3 partite tra A e Champions. Per realizzare i precedenti quattro ce ne aveva messe addirittur­a 21: «Sto bene fisicament­e, l’allenatore mi dà fiducia e mi fa allenare con intensità. Sono felice, ma bisogna continuare». Lo dice mentre dedica i gol alla mamma e mentre, come fa Lukaku, si lamenta: «Non si può soffrire così su un 4-1, Conte non era felice». Sarà il gigante, sui social, a sancire la coppia: RL9 & LM10. Sigle, ma d’apertura. Si apre la caccia a CR7.

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GETTY Amiconi Romelu Lukaku, 26 anni, abbraccia Lautaro Martinez, 22

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