La Gazzetta dello Sport

ARBITRI E «MANI» REGOLE DIFFICILI DA... STUDIARE

- di Andrea Di Caro

Per cercare di frenare le polemiche dopo ogni partita, sfruttare al meglio la tecnologia e ridurre al minimo gli errori, nelle ultime stagioni il regolament­o arbitrale si è arricchito di una infinità di casistiche volte a limitare la discrezion­alità dell'arbitro su episodi simili spesso valutati diversamen­te da partita a partita. Così quello che un tempo era semplice da capire, ma anche facile da sbagliare, ora è diventato più difficile da sbagliare, ma anche difficilis­simo da capire: come il fallo di mano. Dall'iniziale tocco volontario o involontar­io si è passati ai movimenti che allargavan­o lo spazio lo spazio corporeo fino, oggi, a tutti i casi secondo cui un tocco di mano o di braccio può essere rigore o meno. Se la palla tocca direttamen­te un braccio largo è rigore; se prima di toccare braccio o mano sbatte su un'altra parte del corpo è ugualmente rigore ma si deve misurare quanto il braccio è largo: se sopra la spalla, sotto la spalla, attaccato al corpo...; se invece sbatte sul braccio dopo che il difensore ha giocato la palla, e quindi se la tira addosso, allora non è rigore, neanche se il braccio è larghissim­o. Questa ultima casistica è quella che ha portato sabato l'arbitro Irrati a non concedere il rigore al Bologna al 93’ per il tocco di braccio di De Ligt, che aveva cercato goffamente di spazzare la sua area di rigore: che abbia preso male il pallone scivolando e quindi invece di un rilancio sia uscita fuori una palla sporca che è finita sul suo braccio, non conta. Se invece il pallone lo avesse lisciato completame­nte e la palla fosse finita sul braccio, allora il rigore sarebbe stato da fischiare. Se poi ci avventuria­mo su quando il Var può intervenir­e, si entra in altre specifiche. Ad esempio: sul 2-1 della Juve sul Bologna la spallata di Pjanic che ha facilitato lo scontro tra Mbaye e Orsolini da cui poi è scaturita l'azione che ha portato al gol dello stesso Pjanic, poteva essere fischiata, ma nel momento in cui Irrati l'ha considerat­a regolare o concesso il vantaggio, il Var anche rivedendol­a dopo il gol non poteva intervenir­e perché la palla dopo lo scontro era tornata in possesso dei rossoblù che l'avevano giocata con due passaggi uscendo dall'area (episodio denominato nel protocollo Var «attacking phase possession»). Tutto questo a termini stretti di regolament­o. Ma qui la domanda sorge spontanea: quanti lo conoscono in questi minimi particolar­i? Sicurament­e non i tifosi che si scatenano sui social, ma neanche - riteniamo - molti dirigenti, allenatori, giocatori. E a volte vedendo certe interpreta­zioni verrebbe da ironizzare, neanche tutti gli arbitri. È giusto togliere eccessiva discrezion­alità all'arbitro, ma stando attenti a non creare mille casi diversi da dover interpreta­re altrimenti, paradossal­mente, la discrezion­alità ritorna... Forse servirebbe­ro riunioni più frequenti tra arbitri e protagonis­ti, forse basterebbe che gli arbitri a fine partita chiarisser­o gli episodi, forse giornali, siti e tv dovrebbero aumentare gli spazi dedicati alle spiegazion­i. O magari aggiungere ai testi scolastici anche il regolament­o arbitrale... Di certo a fine stagione si renderà necessaria un'analisi attenta: semplifica­re qualche norma potrebbe migliorare le cose.

 ??  ?? Arbitri, l’ultima polemica De Ligt sbaglia l’intervento e tocca di mano: ma il rigore non c’è
Arbitri, l’ultima polemica De Ligt sbaglia l’intervento e tocca di mano: ma il rigore non c’è

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