La Gazzetta dello Sport

Il Milan non è guarito ma si vede qualche luce

- di Fabio Bianchi

Luci a intermitte­nza a San Siro. Al Milan non sono bastate per avviare la grande ripartenza. Un bel primo tempo, tante occasioni, una ripresa così così dove si sono perse distanze, muscoli e, anche, sicurezza. Un pareggio in casa con il Lecce - discreto, soprattutt­o dopo i cambi di Liverani - non è un segno di cambio di rotta col nuovo timoniere Pioli. Il Milan resta in mezzo al guado della classifica. Ma al di là del risultato, quelle luci intermitte­nti regalano speranza. La prima luce è nella voglia, Pioli ha riportato entusiasmo. Calhanoglu non era così dentro il gioco da tanto tempo, Theo Hernandez cresce di partita in partita, Rafael Leao ha dato l’impression­e di poter essere devastante, ci sono state trame di gioco interessan­ti e un ritmo più che accettabil­e. E finalmente Piatek è tornato al gol su azione. Ecco, forse a questo Milan serve sempre un Piatek piantato in area, perché Leao cerca la fascia e praterie per scatenarsi e, diciamo, non ha il gol nel sangue. I due hanno bisogno uno dell’altro. Detto questo, il Milan non è certo guarito, ci sono ombre tra le luci e tanto lavoro da fare. Per fortuna del Diavolo siamo ancora agli inizi ma il calendario non gli dà una mano. Proprio quando ci sarebbe bisogno di serenità per crescere, ecco che nel giro di 5 partite il Milan se la vedrà con Roma e la Juve in trasferta, e con Lazio e Napoli in casa. In questo tour de force si può cadere o risorgere. Il «nuovo» Milan era il piatto più gustoso della giornata, ma non solo. Il campionato ci sta regalando nuovi bagliori e antichi difetti. I bagliori arrivano da un’isola, dove un Cagliari sorprenden­te si è conquistat­o la posizione a ridosso della zona Champions. Con merito: la squadra è stata ben costruita in estate e Giulini è stato bravo a tornare subito sul mercato acquistand­o Simeone dopo il grave infortunio di Pavoletti. Questo Cagliari ha giocatori, struttura, unità d’intenti e carica agonistica: potrebbe davvero durare. È il bello della provincia, l’Atalanta non è più sola. Atalanta che è capace di mostrare un calcio stellare. tipo quello del primo tempo con la Lazio, per poi sciupare tutto in quel minuto di «sbandament­o» che ha ridato vita a Immobile e compagnia. Chiamatela follia, se volete, ma a noi questa Dea va bene anche così. La follia che sembra aver fatto di nuovo capolino nel mondo dell’Inter. Conte non ha digerito quei tre gol presi dal Sassuolo che hanno riacceso una partita dominata. Galeotta sarà stata la sosta che non ha permesso la continuità nel lavoro, ma Antonio il martello fa bene a infuriarsi. Per rimanere attaccati alla super Juve, la pazza Inter non deve esistere più.

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BREGANI Pum pum Stefano Pioli esulta al gol del 2-1 di Krzysztof Piatek
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