Si è smarrito il Torino Mazzarri deve ritrovarlo
Oggi alla ripresa l’allenatore radunerà la squadra per un discorso forte: contro il Cagliari esige il riscatto
Dieci punti, decimo posto, +4 sulla zona retrocessione, -4 sull’Europa League diretta, dove si è arrampicato il Cagliari, prossimo avversario di questo Toro in crisi di identità: siamo soltanto una squadra da metà classifica? O abbiamo le qualità per andare in Coppa? Dopo l’ottimismo estivo dovuto ai successi contro Sassuolo e Atalanta, adesso il tifoso granata si interroga perplesso: le sconfitte contro provinciali (Lecce, Parma, la stessa Udinese di domenica) o pari livello come la Sampdoria, fanno male. Da più parti si sottolineano i due punti in meno rispetto alla passata stagione o viene rimarcato, con apprensione, come l’ultima volta che il Toro prese parte ai preliminari di Europa League, (2014-15: si qualificò ai gironi) fece un inizio di campionato peggiore: 8 punti, che alla fine furono 54 e fruttarono un nono posto insapore. I preliminari di Coppa intossicano i muscoli?
Cagliari, meno male
Il primo a porsi domande su questa squadra smarritasi tra metà settembre e ottobre (quattro sconfitte, una vittoria e un pareggio) è naturalmente colui che deve trovare le risposte nel più breve tempo possibile. Walter Mazzarri a Udine ha difeso i suoi ragazzi, ma oggi, nel ventre del Filadelfia, provvederà a inchiodarli alle loro responsabilità prima di cominciare la settimana del riscatto. E a tal proposito, è forse un bene che domenica arrivi all’Olimpico la squadra-sorpresa del momento perché i punti di questo periodo balordo il Toro li ha ottenuti in casa, battendo il Milan e pareggiando col Napoli. Finora si è espresso meglio contro le grandi, ripensando pure al successo di Parma sull’Atalanta.
Difetti da eliminare
L’allenatore granata porterà i suoi uomini in sala video per mostrare i difetti da eliminare. Il primo riguarda l’approccio collettivo alle partite: è un Toro che regala i primi tempi. Era successo a Marassi contro la Samp, col Napoli in casa e domenica al Friuli: non si può cominciare a giocare dal 46’. Restando in tema «concentrazione e grinta», il gol segnato dall’Udinese chiama sul banco degli imputati diversi giocatori. Per carità gli errori fanno parte del gioco ma la svagatezza no, quella non dovrebbe entrare in campo. Invece Mandragora colpisce indisturbato in area (Laxalt) indirizzando verso una porta che il Toro non presidia. Nkoulou e Izzo sono fermi e fuori posizione: sembrano i parenti lontani dei difensori scattanti, reattivi dell’anno scorso. I pilastri sui quali il Toro costruì la sua lunghissima imbattibilità esterna (sconfitto solo da Roma e Empoli alla fine).
Altri da lucidare
Ci sono altri titolarissimi da riportare immediatamente al massimo del rendimento. I tre mediani, ad esempio. Rincon domenica poteva anche essere stanco causa nazionale, ma Baselli si era allenato bene e pure Meité (rimasto inutilizzato) che comunque è in flessione da tempo, insieme con Aina. Sono elementi importanti, non si può affidare la costruzione del gioco al giovane Lukic, lui è uno in più. Può essere intervenuta una flessione atletica dovuta alla preparazione anticipata, a centrocampo si corre tanto. Fatto sta che il Toro si sta esprimendo sotto ritmo, con tanti passaggi laterali e poche verticalizzazioni. Di questa macchinosità ne risente Belotti, mai servito nello spazio, che attende comunque l’aiuto di altri attaccanti. Dopo il test di Udine, incoraggiante, Iago Falque va considerato in grado di dare vita a quel tridente disegnato in estate, con Verdi dall’altra parte. L’ex Napoli è incappato domenica nella classica giornataccia, ma va sostenuto e atteso con fiducia: si sta ambientando, deve calarsi nei meccanismi di Mazzarri. Quindi è lecito ipotizzare col Cagliari una decisa virata sul 3-4-3, tanto c’è sempre Zaza a disposizione in panchina se la sfida a un certo punto dovesse richiedere il doppio centravanti.