La Gazzetta dello Sport

L’EUROPA CHIEDE QUALITÀ E CORAGGIO

- di Luigi Garlando

Prima d’interno, poi d’esterno. È come se Dybala si fosse spazzolato la scarpa con il pallone per farla brillare. Quanta magia in quel sinistro... La Joya ha ribaltato la Lokomotiv ed evitato alla Juve di entrare a Mosca con ansie napoleonic­he. Con Bentancur trequartis­ta a sorpresa, la Signora ha scoperto che il portoghese in buona serata si chiamava Joao Mario e si è ritrovata sotto all’intervallo. Poi è risalita, quando Bentancur è tornato a fare il mediano e Higuain ha affiancato al fronte CR7 e Dybala. Quando cioè si è fatta offensivam­ente cattiva per davvero. Alla vigilia, Cristiano aveva fatto un pubblico giuramento di fedeltà a Sarri: «Ora mi diverto di più perché attacchiam­o di più». Ieri, nel primo tempo, terminale di una manovra lenta e prevedibil­e, si è divertito poco. Il gioco di Sarri deve ancora maturare e completars­i, servono fede e pazienza. E serve Dybala. Dicevamo qualche settimana fa: inseguire la bellezza senza Dybala è un ossimoro.

Appunto. La sua doppietta è servita anche per dare forza al proclama rivoluzion­ario di CR7 alla vigilia e arginare i reazionari del corto muso, che staranno ancora sorridendo dell’Atalanta: «Presuntuos­a, inadeguata. Meglio se si barricavan­o all’italiana per limitare i danni». Non è vero. Per scrivere questo commento, ieri in redazione ho seguito due televisori. Confesso che ho trascurato un po’ la Juve perche l’Atalanta rubava gli occhi. C’era una squadra italiana che riempiva la trequarti del City con 6-7 uomini, con o senza palla, e che è passata in vantaggio dopo aver sfiorato più volte il gol e non in contropied­e. Poi Guardiola ha preso il largo, ma senza cancellare quell’impression­e di coraggio e di bellezza, che resta e vale. Pep aveva lusingato la Dea: «Regala gioia». Per mezz’ora l’ha regalata anche ieri. Ed era comunque piacevole vederla attaccare anche sotto di 3 o 4 gol, dopo aver pagato l’insostenib­ile fragilità difensiva davanti a Sterling. Le assenze di Kjaer e Palomino hanno complicato il quadro, ma considerat­e soprattutt­o una cosa: Guardiola aveva in panca due difensori, Stones (60,5 milioni) e Otamendi (45) che superano da soli il fatturato dell’Atalanta. Quando crescerann­o i ricavi e potrà permetters­i difensori di alto livelli, la Dea avrà già gioco e mentalità da grande. Considerat­e un’altra cosa: Inter e Atalanta, cioè la seconda e la terza della Serie A, hanno messo insieme un punto in due in Champions. L’ Europa è un altro mondo. Per ridurre il baratro, serve il gioco coraggioso che pretende CR7, che ricama Dybala, che insegnano Pep, Sarri e Gasp. Ieri Conte spiegava: «Non voglio 11 uomini dietro la linea della palla. I miei difensori devono correre in avanti. Io non tornerò mai indietro». Messaggio che vale per tutto il calcio italiano. Non spaventiam­oci per le goleade. Andiamo avanti con coraggio e qualità di gioco o l’Europa ci scappa via.

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Decisivo Paulo Dybala, 25 anni, argentino, ieri due gol in Juve-Lokomotiv

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