I miti Pep-Gasp e quel 2-7-2 spericolato ma non troppo
Nell’epoca dei social, tutto ritorna indietro. Un anno fa, intervistato dalla Gazzetta, Thiago Motta, allora allenatore dell’Under 19 del Psg, aveva teorizzato un insolito sistema di gioco, il 2-72: «Per me la squadra si può leggere dalla fascia destra a quella sinistra - aveva detto -. Il portiere lo conto nei 7 in mezzo al campo. L’attaccante è il primo difensore e il portiere il primo attaccante. Dal portiere parte il gioco, con i piedi, e dalle punte il pressing offensivo per recuperare la palla». In queste ore, con Motta successore di Andreazzoli sulla panchina del Genoa, un classico effetto boomerang si è abbattuto sul tecnico italo-brasiliano e sul suo 2-7-2. Fioriscono i rimandi al «5-5-5» e alla «bi-zona» di Oronzo Canà/ Lino Banfi, il mister della Longobarda nel film «L’allenatore nel pallone», ormai di culto per milioni di calciofili. Accostamenti divertenti, ma è chiaro come il 2-7-2 sia una provocazione. Se Thiago Motta avesse detto «5-5-5» alla Canà, l’effetto sarebbe stato lo stesso. Siamo entrati nell’era del gioco posizionale, in cui si superano i ruoli e i sistemi fissi. Quel che conta è posizionarsi per creare superiorità dove c’è il pallone. Una banalità, in fondo. Da sempre, per aprire spazi, si cerca di seminare inferiorità di uomini e di qualità tecnica nei territori degli avversari. Il 2-72 si scrive così se si divide il campo da gioco in tre fasce verticali: sinistra, centro e destra. Due esterni per corsia e una massa critica di 7 giocatori nel blocco centrale, portiere incluso. Se lo si legge in maniera tradizionale, per linee orizzontali, il 2-7-2 diventa un 4-3-3 o un 4-1-4-1, portiere escluso. Il calcio è sempre più liquido e sfuggente. Gli allenatori della nuova ondata rifuggono dalle categorie tradizionali e si divertono a seminare inediti «prefissi» tattici. Tifosi e giornalisti ci cascano ed evocano Oronzo Canà.
Thiago Motta si è assunto la responsabilità di tirare su un Genoa sgonfio e prigioniero dei bassifondi. Grazie al suo passato da giocatore rossoblù, gode di un’apertura di credito da parte dei tifosi. È stato il pilastro di centrocampo di uno dei Genoa più belli della storia, quello del 2008-09, con Gasperini allenatore e con Milito centravanti. Quinto posto e qualificazione all’Europa League. Chi lo conosce dice che Motta abbia due allenatori di riferimento, Pep Guardiola e Gasp, di cui nel 2008-09 era il braccio operativo sul terreno. Aspettiamoci un Genoa propositivo e aggressivo, come era Motta in campo, centrocampista di passo lento e di pensieri veloci. E che 2-72, totale 11, siano i punti da qui a 50 giorni: molto sarebbe fatto.