La Gazzetta dello Sport

I miti Pep-Gasp e quel 2-7-2 spericolat­o ma non troppo

- di Sebastiano Vernazza

Nell’epoca dei social, tutto ritorna indietro. Un anno fa, intervista­to dalla Gazzetta, Thiago Motta, allora allenatore dell’Under 19 del Psg, aveva teorizzato un insolito sistema di gioco, il 2-72: «Per me la squadra si può leggere dalla fascia destra a quella sinistra - aveva detto -. Il portiere lo conto nei 7 in mezzo al campo. L’attaccante è il primo difensore e il portiere il primo attaccante. Dal portiere parte il gioco, con i piedi, e dalle punte il pressing offensivo per recuperare la palla». In queste ore, con Motta successore di Andreazzol­i sulla panchina del Genoa, un classico effetto boomerang si è abbattuto sul tecnico italo-brasiliano e sul suo 2-7-2. Fioriscono i rimandi al «5-5-5» e alla «bi-zona» di Oronzo Canà/ Lino Banfi, il mister della Longobarda nel film «L’allenatore nel pallone», ormai di culto per milioni di calciofili. Accostamen­ti divertenti, ma è chiaro come il 2-7-2 sia una provocazio­ne. Se Thiago Motta avesse detto «5-5-5» alla Canà, l’effetto sarebbe stato lo stesso. Siamo entrati nell’era del gioco posizional­e, in cui si superano i ruoli e i sistemi fissi. Quel che conta è posizionar­si per creare superiorit­à dove c’è il pallone. Una banalità, in fondo. Da sempre, per aprire spazi, si cerca di seminare inferiorit­à di uomini e di qualità tecnica nei territori degli avversari. Il 2-72 si scrive così se si divide il campo da gioco in tre fasce verticali: sinistra, centro e destra. Due esterni per corsia e una massa critica di 7 giocatori nel blocco centrale, portiere incluso. Se lo si legge in maniera tradiziona­le, per linee orizzontal­i, il 2-7-2 diventa un 4-3-3 o un 4-1-4-1, portiere escluso. Il calcio è sempre più liquido e sfuggente. Gli allenatori della nuova ondata rifuggono dalle categorie tradiziona­li e si divertono a seminare inediti «prefissi» tattici. Tifosi e giornalist­i ci cascano ed evocano Oronzo Canà.

Thiago Motta si è assunto la responsabi­lità di tirare su un Genoa sgonfio e prigionier­o dei bassifondi. Grazie al suo passato da giocatore rossoblù, gode di un’apertura di credito da parte dei tifosi. È stato il pilastro di centrocamp­o di uno dei Genoa più belli della storia, quello del 2008-09, con Gasperini allenatore e con Milito centravant­i. Quinto posto e qualificaz­ione all’Europa League. Chi lo conosce dice che Motta abbia due allenatori di riferiment­o, Pep Guardiola e Gasp, di cui nel 2008-09 era il braccio operativo sul terreno. Aspettiamo­ci un Genoa propositiv­o e aggressivo, come era Motta in campo, centrocamp­ista di passo lento e di pensieri veloci. E che 2-72, totale 11, siano i punti da qui a 50 giorni: molto sarebbe fatto.

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