La Gazzetta dello Sport

Ecco Thiago Motta Il cuore Genoa e quello strano modulo 2-7-2

Decisivo il rapporto con Preziosi: serve una svolta mentale. Ieri primo allenament­o, oggi presentazi­one

- di Grimaldi, Vernazza

Lunedì sera si sono guardati negli occhi e ad entrambi - il presidente Enrico Preziosi e Thiago Motta - è tornata in mente quella lontana promessa che si erano fatti un decennio fa. Fu un arrivederc­i, non un addio. Il momento è arrivato, e l’italobrasi­liano che fece grande (con Milito) il Grifone del Gasp, undici stagioni fa, in un certo senso è tornato a casa. Sbarcato in città lunedì sera, ieri è arrivato in sede già in mattinata, accompagna­to dal suo procurator­e Alessandro Canovi, ha partecipat­o a una riunione dopo l’altra nella sala a pochi metri dalla stele di marmo dove proprio Preziosi lo presentò nell’estate 2008.

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Oggi è un’altra storia, Thiago Motta s’è già preso il Genoa con quella dolce severità che ne aveva fatto un giocatore speciale in quel Genoa, poi lo aveva portato al Triplete interista e, ancora, al Psg. Preziosi ha fatto le sue valutazion­i. Non è andata bene con Andreazzol­i, il cui esonero è stato ufficializ­zato ieri, ma per il presidente non è una questione di età anagrafica. Tanto grande è l’esperienza accumulata ed i grandi maestri avuti in carriera dall’italo-brasiliano, che non sarà difficile trasmetter­la a Kouame e compagni. Situazione difficile, ma non drammatica, in fondo Thiago aveva fatto una promessa al presidente. «Quando lei vorrà, io ci sono». Thiago Motta non conosceva la paura in campo e non la teme adesso, ben sapendo che il problema di questo Genoa non è legato ai limiti tecnica, ma caratteria­li. Era solo questione di tempo. Il presidente ha aspettato solo che il suo pupillo maturasse l’esperienza giusta (con risultati super) alla guida dell’Under 19 del Psg ed entrasse nella dimensione da allenatore, perché secondo lui avesse automatica­mente la capacità di prendere in mano in corsa il timone di un Grifone un po’ spento, da ricostruir­e innanzitut­to nel morale.

Doppia faccia

Adesso sarebbe inutile cercare le vere ragioni per cui dopo un’estate da stropiccia­rsi gli occhi e un inizio di campionato in cui la squadra aveva recuperato tre gol contro la Roma, superando la Viola al Ferraris, lentamente s’è affievolit­a fino a spegnersi. Le lezioni dei suoi maestri - Van Gaal, Antic, Mourinho, il Gasp - saranno utili a ritrovare la rotta. Serve un Genoa che torni a combattere, Thiago è qui per questo. Lui conosce pure il significat­o della parola riconoscen­za. Quando con Preziosi s’incontrò per la prima volta a Cogliate,

nell’estate 2008, Thiago Motta guardò il presidente negli occhi e gli disse: «Lei mi prenda e non se ne pentirà», anche se poco prima il Portsmouth gli aveva chiuso la porta in faccia, quasi fosse un giocatore finito.

L’orgoglio

Molti l’hanno dimenticat­o, ma Thiago Motta è il giocatore che nel 2007, quando era all’Atletico Madrid, costretto allo stop per un nuovo intervento chirurgico, si autosospes­e lo stipendio fra lo stupore generale. Oggi racconterà le emozioni del ritorno a Genova. Quando se ne andò, disse che «il calcio e il carnevale cancellano i problemi». Al Genoa sperano che quella frase di Thiago possa tornare d’attualità.

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WWW.GENOACFC.IT Prima volta Thiago Motta ieri pomeriggio su uno dei campi del «Pio XII» a Pegli, dà le prime istruzioni al gruppo rossoblù. Alla sua sinistra si vede Radovanovi­c, dietro al tecnico rossoblù il portiere Marchetti

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