INTER OKTOBERFEST
BATTUTO 2-0 IL DORTMUND CON LAUTARO E LA MOSSA ESPOSITO
In tre giorni Antonio Conte ha soffocato il rigurgito di «pazza Inter» e ha vinto una partita chiave sulla strada Champions con la più «contiana» delle squadre che ha messo in campo finora. Una prestazione fatta di razionalità, concentrazione, sacrificio e lucidità tattica. Ha incartato il Borussia Dortmund e lo ha colpito al momento giusto. Chi ripensa alla migliore Italia di Antonio e nota analogie con le vittorie su Belgio e Spagna, per spirito e perfino risultato (2-0) è assolutamente nel giusto. Non sono coincidenze, ma ripetitività di un ottimo lavoro. C’è Conte nel match-point di Candreva, il più «contiano» dei suoi soldati; c’è Conte nella crescita di Godin, cocciutamente voluto nel nuovo ruolo; c’è Conte nel coraggio di togliere il totem Lukaku, a partita aperta, e mettere un bimbo di 17 anni, Esposito, che strappa subito un rigore e incanta San Siro; c’è Conte nell’assist di De Vrij perché l’aveva già fatto domenica scorsa: neppure questa è una coincidenza, ma ripetitività di un buon lavoro.
Bravi ragazzi
Stacchiamo due nomi, con la premessa che tutti hanno meritato, a cominciare da De il citato Candreva e lo splendido Barella della ripresa. Ma per Lautaro ed Esposito serve l’evidenziatore. Dopo la doppietta al Sassuolo, un altro gol pesantissimo del Toro ed è il nono stagionale, nazionale compresa. La sensazione è che, se l’Inter sta cambiando pelle, Lautaro stia vivendo una sua personalissima muta: da campione a qualcosa in più. Ora ha una continuità e una pulizia tecnica che fino a pochi mesi fa non aveva. Il rigore sbagliato cambia poco. Due scene. Prima: Lukaku scatta a campo aperto con Hummels, 30 anni. Ti aspetti che lo sbrani, invece il tedesco lo ferma. Seconda scena: Esposito, entrato per il belga, scatta tra lo stesso Hummels e Weigl. Pensi: se lo mangiano. Invece il ragazzino copre la palla, la difende, sgomita, mette il piede davanti alla palla e impone il fallo da rigore a quella volpe di Hummels, già campione del mondo. E’ il più giovane interista ad aver esordito in Champions, dopo Bergomi. Con Lautaro fanno 39 anni in due. Ieri l’Inter non ha vinto solo una partita chiave, ha celebrato il suo futuro.
Solito Toro
La partita. Limpido il piano tattico del Borussia: 3-4-3 in fase di possesso per garantirsi ampiezza e densità di palleggio; un passo indietro dei quattro esterni, a palla persa, per blindare la propria trequarti con un 5-4-1. La fase A consente un avvio autoritario dei tedeschi, anche perché l’Inter glielo consente rinunciando al solito pressing aggressivo. Conte ha in testa altro: il morso di un cobra arrotolato nella cesta. La fase B impone ai nerazzurri di attaccare sempre linee serrate e schierate. Non sarà facile, senza un incursore-imbucatore come Sensi. Servirà la costanza e la pazienza di un carcerato che scava il muro con un cucchiaino giorno per giorno. Neanche il tempo di pensarlo e De Vrij si inventa l’evasione spettacolare. Lancia un lenVrij, zuolo annodato oltre le linee gialle e Lautaro si cala in gol (22’). Non scatta l’allarme del fuorigioco perché il pigro Schulz non sale.
Cresce il Borussia
La partita cambia faccia. Ora il cucchiaino passa ai tedeschi. Senza Reus e Paco Alcacer non sarà facile scavare neanche per loro. Infatti il Borussia trova il primo tiro in porta solo al 46’, con Sancho. L’Inter ha controllato bene, mai in affanno, anche se non è mai riuscita a liberare la corsa di Lukaku, imballato, e a ripartire con pericolosità. Il gol del Toro resta l’unico tra i pali all’ora del tè. Nella ripresa però l’Inter fa un passo indietro e gli attacchi dei gialli si fanno sempre meno «portoghesi», soprattutto quando Favre attrezza il 4-2-3-1. Handanovic deve lucidarsi l’aureola su Brandt (19’). Al 30’ una palla persa da Brozovic accende in area una zuffa da saloon. Ma lo stesso lodevole Brozo, dopo il rigore sbagliato da Lautaro (38’), fa cavalcare Candreva, trasfigurato come capitò a Giaccherini, e tutto finisce in gloria (44’). Se l’Inter non perderà a Dortmund, con la possibilità di ospitare il Barça, mentre il Borussia dovrà passare dal Camp Nou, il più è fatto. Dopo quattro partite, l’Inter è tornata a non prendere gol. E anche qui c’è Conte.