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Con Pioli in panchina il turco si è rilanciato: coperto da Kessie e libero da incombenze tattiche, ha dimostrato di poter trascinare i rossoneri
Igiudizi nel calcio cambiano sempre più in fretta e oggi è possibile passare dai fischi (e quando San Siro ci si mette sa farsi sentire fin dentro gli spogliatoi) ad applausi convinti nel giro di nemmeno un paio d’ore. Il tempo che Hakan Calhanoglu ha utilizzato per ritrovare se stesso: contro il Lecce si è distinto per classe (il gol del vantaggio è stato d’autore) e generosità, con l’assist per il raddoppio di Piatek ed è bastato a trasformare la contestazione iniziale in supporto. La polemica era mirata: alla lettura delle formazioni, quando il giocatore era ancora nello spogliatoio, lo stadio aveva coperto il suo nome dei fischi più sonori della serata. Il gol aveva rotto il silenzio in cui San Siro si era rifugiato in polemica subito dopo l’avvio della partita, la svolta è stata passare dal silenzio al più piacevole effetto degli applausi: è successo quando Calhanoglu, diretto alla battuta di un calcio d’angolo ha incitato la curva e la curva ha replicato con un boato. In mezzo è stato sempre lui a rendere la partita il più viva possibile: lo dimostrano le conclusioni tentate, i dribbling riusciti e i palloni recuperati, una combinazione di giocate e di sacrificio che lo ha distinto come migliore in campo. Soprattutto, un possibile punto di svolta personale.
Che crescita
I numeri positivi sono conseguenza di diversi aspetti: non può essere un caso che l’exploit sia coinciso con il debutto di Pioli in panchina. Ma non può nemmeno essere una prova definitiva: di ritorno dalla nazionale, Calhanoglu e l’allenatore hanno provato insieme soltanto pochi giorni. Va subito aggiunta almeno una controprova. Un fattore che invece sembra risolutivo è il ruolo: finalmente libero dalle incombenze di mezzala e per la prima volta con le spalle coperte da un guardiano severo come Kessie. Negli ultimi mesi Calhanoglu aveva giocato da centrocampista di sinistra e se gli era concesso avanzare doveva ricordarsi di essere protetto da Paquetà, come lui più interessato ad attaccare che a difendere. Libero di portarsi dove l’istinto da numero 10 gli suggeriva, con il Lecce ha tirato 6 volte in porta (il doppio della media di quanto fatto nelle prime sette giornate), ha trovato il primo assist stagionale, ha migliorato nettamente il conto dei dribbling riusciti e delle palle recuperate e quintuplicato il dato delle occasioni create. E’ successo tutto in una partita in cui Calhangolu sembrava non doverci essere, superato da Rebic: la solita partita ha invece dimostrato che è lui il titolare della cattedra e che se c’è un punto fermo va trovato a sinistra. Un ribaltamento anche questo: un anno fa la certezza era Piatek, a inizio stagione le attese avevano incoronato Suso riferimento d’attacco lasciando aperto un fronte a sinistra. La zona dove Calhanoglu ha appena ritrovato se stesso, mentre in mezzo mancano certezze e a destra si impone l’hashtag SusoOut.
Vita tranquilla
Anche fuori dal campo l’aria è cambiata in pochi giorni. E’ stato al centro delle polemiche dopo i festeggiamenti con la nazionale turca e il gesto del saluto militare, un simbolo di appoggio al governo Erdogan impegnato nell’azione contro il popolo curdo. L’ultimo messaggio che ha lanciato via social ha tutt’altre caratteristiche: un abbraccio affettuoso alla moglie Sinem (la gioia ritrovata dopo una burrascosa storia matrimoniale) e i sottotitoli “felicità”, “sorrisi”, “sensazioni positive”. Un altro aspetto, più privato, che ha influito nella sua risalita. O almeno nel compiere il primo passo, perché la strada è lunga. In passato ha lasciato buone tracce (46 partite e 8 gol stagionali il primo anno; altre 46 con 4 gol l’anno scorso), ora si è finalmente rimesso in marcia: 8 partite, 2 gol. E gli altri numeri che dimostrano lo scatto in avanti: deve sostenere il ritmo e i giudizi con altre prestazioni all’altezza, che tutto può cambiare nel tempo stesso di una partita.
Serenità Calhanoglu e la sua Sinem sono più uniti che mai: crisi alle spalle
Applausi Con il Lecce ha incitato la curva, trasformando i fischi in un boato