QUANTE BELLE FACCE DA CHAMPIONS
Il Napoli è uno spettacolo e l’Inter una roccia. Esposito un giovane veterano, Insigne un piccolo Maradona (quando vuole). Ancora belle facce da Champions dopo le magie di Dybala. E tanta Italia in un torneo nel quale non si vede un favoritissimo — com’era il vecchio Real di Ronaldo o il super Barcellona di Messi — ma grande equilibrio: può bastare un dettaglio per farsi largo, la voglia di lottare, un’organizzazione impeccabile, il colpo di un fuoriclasse. Come ieri a San Siro e a Salisburgo. Le classifiche di Inter e Napoli assumono intanto un aspetto più rassicurante nella giornata in teoria meno semplice. Siamo ancora a metà strada, però il Napoli questi ottavi può soltanto perderli (avendo in casa sia
Genk sia Salisburgo). E l’Inter, in un gruppo obiettivamente più duro, ha aggiustato una situazione che rischiava di complicarsi e che ora passa per l’infernale ritorno a Dortmund. Sarà il vero esame di maturità europea. Ma non era scontata la doppietta di ieri. Il Salisburgo a casa è un «toro» invincibile: non perdeva da diciannove partite di Champions (e settanta totali), in quel fortino aveva già messo alla corde Ancelotti e compagni l’anno scorso in Europa League. In una partita apertissima, veloce, spettacolare, il Napoli ha imposto la legge della superiorità tecnica e i colpi di tre fuoriclasse. Mertens è una macchina da gol dalla continuità disumana, Meret si avvia a diventare un terzo potenziale titolare per Mancini e Insigne di gol ne ha segnati due: uno, quello del successo, con geni maradoniani, e l’altro, subito dopo, correndo ad abbracciare Ancelotti che l’aveva lasciato di nuovo in panchina. Se vogliamo, la tripletta di Lorenzino è arrivata nel dopo partita, quando ha ammesso d’aver sbagliato, riconoscendo la legittimità delle scelte di Ancelotti. Scommettiamo che da domani comincerà per lui un’altra stagione, mentre ieri è decollata la nuova carriera di un giovane dal futuro promettentissimo. Esposito, chi è costui? È il ragazzino diciassettenne, con la faccia che dimostra qualche anno in più, che Conte ha «strappato» al Mondiale Under 17. Non aveva tutti i torti il tecnico, visto il piglio da veterano consumato con cui è entrato a San Siro sull’1-0, «prima» in Champions, con tutto ancora in bilico, spaccando la difesa del Borussia, tradendo un po’ d’emozione soltanto quando s’è trovato la palla buona in area, e procurandosi un incredibile rigore in velocità. D’accordo, Lautaro l’ha poi sbagliato, ma si sa che non è da questi particolari... Invece l’argentino aveva confermato la sua indispensabilità nel gioco di Conte, e non soltanto per il primo gol. Sa fare reparto da solo, ha il dna del suo tecnico dentro. Non era scritto il successo dell’Inter su un Borussia che al debutto del gruppo aveva imposto un pari — oltretutto bugiardo — al Barcellona. I nerazzurri non sono stati belli, e bellissimi forse non lo saranno mai, ma da Candreva a Gagliardini stanno acquistando un’anima sempre più contiana: soffrono, lottano, non si arrendono e sono solidi, solidissimi. Non era un’illusione il primo tempo al Camp Nou, e non sempre ci sarà un Messi nel secondo tempo. Usciamo bene, molto bene, da questo turno di Champions e non soltanto per i punti conquistati. Non sprechiamolo. Anche l’Atalanta, che la Champions l’ha ormai persa, e sta pagando il peso del debutto, non può rinunciare al terzo posto e all’Europa League che, oltretutto, assegna uno «slot» nel futuro Mondiale per club. Perché negarsi un sogno?