Toro, azioni in calo: così fatica a segnare
In attacco: 33% di tiri e 25% di occasioni in meno rispetto all’ultimo girone di ritorno
Qualcosa si è inceppato, e non è più una questione di risultati. Può sembrare un discorso legato solo alla forma, ma è alla stessa maniera anche sostanza. Ed è probabilmente un viaggio dritto alle radici, alla fonte, del malessere che si sta insinuando nella mente e nei muscoli del Toro in questo primo assaggio di campionato. Se Mazzarri negli ultimi giorni ha imposto ai suoi una concentrazione totale, bandendo qualunque tipo di distrazione, è perché lui per primo si sta accorgendo che il Toro dei record, quello che ha viaggiato a ritmo da Champions nel girone di ritorno dello scorso campionato, rischia di diventare un ricordo con un retrogusto amaro quanto crudele. Scavando tra le statistiche del cammino fatto fino ad oggi, ci si accorge che il Toro contemporaneo fa segnare un ribasso netto alla voce delle azioni gol sviluppate, con una quasi logica diminuzione drastica delle conclusioni portate verso la porta avversaria. Sì, il Toro crea un quarto di occasioni in meno a partita e ha perso per strada un terzo dei tiri. Sul tavolo ci sono, quindi, numeri in deficit a scrivere il teorema di un trend da invertire subito.
La spia rossa
Ha segnato poco il Toro finora, dieci gol di cui tre concentrati in quella sera di Atalanta-Torino rispetto alla quale sembra passato un secolo. Ma la spia rossa sul cruscotto di navigazione del Toro si accende soprattutto per la sua stitichezza nella produzione offensiva. E allora, facciamo parlare i numeri. Partendo dalla voce delle occasioni create: nelle prime otto giornate di questo campionato, in media, sono state 7,5 a partita, erano 9,1 nelle prime otto di andata dello scorso campionato, addirittura dieci nell’ultimo girone di ritorno. E così il saldo rispetto alla primavera scorsa è in negativo del 25 percento. La situazione peggiora in relazione ai tiri totali (una voce nella quale entrano sia i tiri verso la porta, sia i tiri fuori che quelli respinti): in questa nuova Serie A il Toro tira con una media di 10 volte a partita, erano stati 12,5 nelle prime otto dello scorso anno, con un picco - sempre in media - di 15 conclusioni a gara nel girone di ritorno del 2019. Saldo anche in questo caso con il segno negativo davanti: meno 33 percento. La situazione non si discosta di molto anche alla voce dei tiri verso la porta, dei tiri respinti e dei tiri fuori: per queste voci, il Toro ha fatto registrare una contrazione rispettivamente del 22 percento, del 30 percento e ancora del 30 percento. E il confronto statistico è sempre in relazione all’andamento di quel girone ritorno del 2019, da Champions.
Potenziale da liberare
Anche agli osservatori più distratti non sfuggirà che al Toro serve urgentemente un cambio di marcia. Di buono c’è che la prima flessione della stagione sia arrivata all’inizio, in una sorta di falsa partenza, quindi davanti c’è tutto il tempo per ripartire e per rimediare. Ma servirà liberare tutto il potenziale offensivo di cui il Toro dispone, da Iago Falque a Verdi, passando naturalmente per Belotti e Zaza. Di certo, non si può rimproverare Walter Mazzarri di non averle provate e di non averle sperimentate tutte: nelle prime otto giornate di campionato, ha cambiato più volte moduli (almeno sei o sette quelli utilizzati) e ha ruotato più volte gli uomini, nell’intenzione di sfruttare al meglio la rosa di qualità consegnatagli dalla società. E, certamente, questo calo autunnale di rendimento e di risultati non mina l’ottimo lavoro realizzato da Mazzarri nel biennio in granata. Ma l’aver perso contro Lecce, Sampdoria, Parma e Udinese impone un rapido riscatto.