L’aria rarefatta alleata della Ferrari
Prima del GP del Giappone vi erano ancora perplessità riguardo la competitività della SF90 su tutte le piste dopo l’introduzione dell’ultimo sviluppo aerodinamico a Singapore. In effetti, sia Marina Bay sia Sochi erano due tracciati che privilegiavano un elevato carico aerodinamico. Suzuka, per contro, rappresentava il mix perfetto, dato dalla presenza di molteplici tipologie di curve alternate da tratti da alta velocità, che la rendevano il banco di prova perfetto per valutare la reale prestazioni della rossa. L’esito del GP, date le premesse delle qualifiche, è stato deludente, ma ha certificato la superiorità della vettura di Maranello rispetto a Mercedes W10 e Red Bull RB15. La pista giapponese ha messo in risalto l’efficienza aerodinamica della SF90, non sacrificata sull’altare del carico con l’introduzione del “pacchetto Singapore”. In pratica, le qualità emerse ad inizio anno in termini di velocità massime sui rettilinei sono rimaste inalterate, arricchite da reattività nei cambi di direzione, precisione e stabilità in ingresso e uscita di curva. L’innesto della rinnovata aerodinamica inferiore non ha dunque sortito effetti collaterali. Ora arriva Città del Messico che a 2.250 metri di altitudine richiede un assetto aerodinamico pari a quello di Montecarlo per l’incidenza delle ali. Ma in realtà il carico generato e la resistenza all’avanzamento, a causa della rarefazione dell’aria, sono equivalenti a quelli di Monza. I lunghi rettilinei dell’autodromo intitolato ai fratelli Rodriguez, privilegiano la scorrevolezza ed esaltano la potenza della Power Unit. La rarefazione, incide anche su quest’ultimo parametro, nonostante il turbo e la componente ibrida in parte la compensino e la 064 Evo 3 ferrarista, dimostratasi più efficace sia a livello endotermico, sia di gestione e utilizzo della carica elettrica, dovrebbe garantire una performance migliore rispetto a Mercedes e Honda. Alla luce di questi elementi, la SF90 dovrebbe confermarsi efficace in qualifica e nondimeno in grado di gestire gii pneumatici in gara, grazie ad un equilibro praticamente perfetto. Unico residuo fattore di incertezza, l’affidabilità, non sempre granitica, come dimostrano Bahrain e Russia.