Scariolo e l’anello «Emozioni e ricordi ma ora lo metto via e penso a vincere»
Coach e Raptors premiati, poi successo sui Pelicans di Melli che debutta con 14 punti
Lo speaker della Scotiabank Arena di Toronto chiama il suo nome: «Assistant coach: Sergio Scariolo». Lui, il primo italiano a vincere l’Nba dalla panchina, sfila verso il commissioner Adam Silver accompagnato da un applauso convinto dei ventimila scatenati tifosi canadesi. «Mi ha fatto molto piacere sentire il calore con cui sono stato accolto: onestamente non me l’aspettavo, è stato un momento veramente piacevole». È uno dei tanti di una serata memorabile, quella in cui Scariolo ha ricevuto l’anello di campione Nba e ha aperto con una vittoria la nuova stagione dei suoi Raptors. Un simbolo del trionfo per cui è pronto un posto in una cassaforte, in attesa di finire nella stanza dei trofei che l’assistant coach italiano di Toronto vuole creare nella sua casa a Marbella: «Non c’è ragione di tenerlo in giro: ho fatto due foto ma ora lo metto via».
Opening night
La cerimonia della consegna degli anelli è la tradizione che inaugura la nuova stagione Nba. La squadra campione sfila davanti al proprio pubblico: prima i dirigenti, poi lo staff tecnico, poi l’head coach e i giocatori. «È stata fin dall’inizio una giornata speciale - racconta Scariolo poco prima di tuffarsi nell’allenamento dei Raptors -. Abbiamo sentito tutti la distrazione di questo grande evento, con ricordi anche sotto forma di filmati che scorrevano sui nostri schermi. Hanno cominciato spiegandoci come funziona la cerimonia: cosa dovevamo fare, dove ci dovevamo mettere, a chi dovevamo stringere le mani, chi ci avrebbe dato l’anello». Toronto ha fatto le cose in grande per un lungo abbraccio che chiude idealmente le celebrazioni per uno storico titolo: l’anello è da record, il più grande mai realizzato per una squadra campione. «E la società ne ha regalato uno simile a tutti gli spettatori presenti: c’era grande eccitazione nell’area - continua Scariolo -. Sono sfilati prima i componenti dello staff dirigenziale, poi i tecnici e infine i giocatori. Quando è toccato ai big c’è stato il pandemonio». Nel cerimoniale che apre la stagione Nba, alla consegna degli anelli segue la scoperta del banner di campioni: «È stato il momento culminante, con lo stendardo che poi è rimasto sul soffitto dell’arena».
Dal campo alla cena
Poco più di venti minuti dopo essersi messi l’anello al dito, i Raptors erano in campo: «Questa cerimonia è stata emozionante, il problema però è che dopo dovevamo giocare una partita complessa. È stato difficile mantenere la concentrazione sul campo, come era stato complicato prima prepararsi. Ne siamo usciti anche con un pizzico di fortuna, che non guasta mai in questi casi, e siamo riusciti a portarla a casa». La festa non è finita alla Scotiabank Arena. «Siamo andati a cena tutti insieme, offerta da Pascal Siakam e Kyle Lowry che hanno firmato da poco delle ricche estensioni contrattuali. Quello per me è stato il momento di finire il libro, di chiudere questo capitolo e metterlo sullo scaffale assieme ai ricordi che ognuno di noi si porta via. Adesso dobbiamo proiettarci sul presente e sul futuro: ci aspetta una stagione difficile, ma allo stesso tempo stimolante».
Subito Melli
La notte in cui Scariolo si è messo l’anello al dito è stata anche quella in cui Nicolò Melli ha iniziato l’avventura Nba. In grande stile, con 14 punti costruiti mandando a bersaglio le prime 4 triple che hanno trasformato il settimo italiano della storia a giocare in Nba in un fenomeno dei social. «Ho visto un ottimo Nicolò, e sono convinto che per come si gioca oggi in Nba e come si farà nei prossimi anni potrà fare una buona carriera». Il 28enne dei Pelicans era in campo, come tutti i compagni, mentre quello che per due anni è stato il suo coach a Milano si metteva l’anello al dito: «La cerimonia è stata magnifica, vederla mi ha fatto pensare che vorrei viverla in prima persona anche io un giorno - ha raccontato Melli -. È stato bello cominciare così, soprattutto perché so che molti miei amici si sono messi la sveglia alle 2 di notte per vedermi giocare. Sono professionista da 13 anni, ma giocare in Nba per me è un sogno che si avvera». Nik ne ha tanti di sogni, in questa sua avventura americana. Avrebbe voluto anche vincere la prima partita, ma i Pelicans si sono arresi 130-122 al supplementare a Toronto peccando un po’ di gioventù. Quella che Melli non ha mostrato: e sui social c’è già chi, incantato dal suo tiro, lo vuole all’All Star Game...
Il dopopartita «A cena tutti insieme, hanno offerto Siakam e Lowry»
Per come si gioca ora in Nba, sono certo che Nicolò qui farà bene