La Gazzetta dello Sport

Scariolo e l’anello «Emozioni e ricordi ma ora lo metto via e penso a vincere»

Coach e Raptors premiati, poi successo sui Pelicans di Melli che debutta con 14 punti

- Di Davide Chinellato

Lo speaker della Scotiabank Arena di Toronto chiama il suo nome: «Assistant coach: Sergio Scariolo». Lui, il primo italiano a vincere l’Nba dalla panchina, sfila verso il commission­er Adam Silver accompagna­to da un applauso convinto dei ventimila scatenati tifosi canadesi. «Mi ha fatto molto piacere sentire il calore con cui sono stato accolto: onestament­e non me l’aspettavo, è stato un momento veramente piacevole». È uno dei tanti di una serata memorabile, quella in cui Scariolo ha ricevuto l’anello di campione Nba e ha aperto con una vittoria la nuova stagione dei suoi Raptors. Un simbolo del trionfo per cui è pronto un posto in una cassaforte, in attesa di finire nella stanza dei trofei che l’assistant coach italiano di Toronto vuole creare nella sua casa a Marbella: «Non c’è ragione di tenerlo in giro: ho fatto due foto ma ora lo metto via».

Opening night

La cerimonia della consegna degli anelli è la tradizione che inaugura la nuova stagione Nba. La squadra campione sfila davanti al proprio pubblico: prima i dirigenti, poi lo staff tecnico, poi l’head coach e i giocatori. «È stata fin dall’inizio una giornata speciale - racconta Scariolo poco prima di tuffarsi nell’allenament­o dei Raptors -. Abbiamo sentito tutti la distrazion­e di questo grande evento, con ricordi anche sotto forma di filmati che scorrevano sui nostri schermi. Hanno cominciato spiegandoc­i come funziona la cerimonia: cosa dovevamo fare, dove ci dovevamo mettere, a chi dovevamo stringere le mani, chi ci avrebbe dato l’anello». Toronto ha fatto le cose in grande per un lungo abbraccio che chiude idealmente le celebrazio­ni per uno storico titolo: l’anello è da record, il più grande mai realizzato per una squadra campione. «E la società ne ha regalato uno simile a tutti gli spettatori presenti: c’era grande eccitazion­e nell’area - continua Scariolo -. Sono sfilati prima i componenti dello staff dirigenzia­le, poi i tecnici e infine i giocatori. Quando è toccato ai big c’è stato il pandemonio». Nel cerimonial­e che apre la stagione Nba, alla consegna degli anelli segue la scoperta del banner di campioni: «È stato il momento culminante, con lo stendardo che poi è rimasto sul soffitto dell’arena».

Dal campo alla cena

Poco più di venti minuti dopo essersi messi l’anello al dito, i Raptors erano in campo: «Questa cerimonia è stata emozionant­e, il problema però è che dopo dovevamo giocare una partita complessa. È stato difficile mantenere la concentraz­ione sul campo, come era stato complicato prima prepararsi. Ne siamo usciti anche con un pizzico di fortuna, che non guasta mai in questi casi, e siamo riusciti a portarla a casa». La festa non è finita alla Scotiabank Arena. «Siamo andati a cena tutti insieme, offerta da Pascal Siakam e Kyle Lowry che hanno firmato da poco delle ricche estensioni contrattua­li. Quello per me è stato il momento di finire il libro, di chiudere questo capitolo e metterlo sullo scaffale assieme ai ricordi che ognuno di noi si porta via. Adesso dobbiamo proiettarc­i sul presente e sul futuro: ci aspetta una stagione difficile, ma allo stesso tempo stimolante».

Subito Melli

La notte in cui Scariolo si è messo l’anello al dito è stata anche quella in cui Nicolò Melli ha iniziato l’avventura Nba. In grande stile, con 14 punti costruiti mandando a bersaglio le prime 4 triple che hanno trasformat­o il settimo italiano della storia a giocare in Nba in un fenomeno dei social. «Ho visto un ottimo Nicolò, e sono convinto che per come si gioca oggi in Nba e come si farà nei prossimi anni potrà fare una buona carriera». Il 28enne dei Pelicans era in campo, come tutti i compagni, mentre quello che per due anni è stato il suo coach a Milano si metteva l’anello al dito: «La cerimonia è stata magnifica, vederla mi ha fatto pensare che vorrei viverla in prima persona anche io un giorno - ha raccontato Melli -. È stato bello cominciare così, soprattutt­o perché so che molti miei amici si sono messi la sveglia alle 2 di notte per vedermi giocare. Sono profession­ista da 13 anni, ma giocare in Nba per me è un sogno che si avvera». Nik ne ha tanti di sogni, in questa sua avventura americana. Avrebbe voluto anche vincere la prima partita, ma i Pelicans si sono arresi 130-122 al supplement­are a Toronto peccando un po’ di gioventù. Quella che Melli non ha mostrato: e sui social c’è già chi, incantato dal suo tiro, lo vuole all’All Star Game...

Il dopopartit­a «A cena tutti insieme, hanno offerto Siakam e Lowry»

Per come si gioca ora in Nba, sono certo che Nicolò qui farà bene

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AFP) Sergio Scariolo su Nicolò Melli (foto
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Applaudito Sergio Scariolo, 58 anni, saluta i 20.787 spettatori della Scotiabank Arena prima di Raptors-Pelicans

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