«Sono figlio di Italia e Brasile Nel mio calcio Kakà e il futsal»
Il trequartista del Chievo: «Papà veneto, mamma brasiliana Ho preso il meglio, compresa la fede Nel calcio a 5 vorrei Pirlo e Dinho»
Se si potesse pesare la timidezza, Emanuel avrebbe la schiena curva. Eppure nel corso dell’intervista gli occhi si sollevano pian piano, con cura ma senza sosta. Abbandonano le braccia e le mani ormai usurate dal suo sguardo. Ed emerge il primo ritratto di Vignato, 19 anni compiuti ad agosto, uno che ha segnato prima in Serie A e poi in B. Tanto per intenderci.
3Qual è gara il primo contro ricordo l’Ascoli? dell’ultima «Il gol sbagliato in avvio». 3Ma chiude come: la partita lei segna e il il primo 2-0 che ricordo è un errore?
«Sì, quel gol andava fatto e ho sbagliato. Però mi ha insegnato a non demoralizzarmi e a riprovarci ancora. Alla terza occasione ho segnato».
3Quindi un gol vale come un percorso di crescita?
«So di dover lavorare molto anche su questo aspetto. Tendo ad abbassare la testa se sbaglio qualcosa, a uscire un po’ dalla partita. Ma sono autocritico e sto migliorando».
3Aiutato anche dall’ambiente Chievo nel quale l’entusiasmo sta tornando...
«Da qualche giornata siamo tutti più sereni anche perché i risultati da Livorno in avanti sono arrivati. Marcolini ci ha sempre dato motivo per esserlo, però avere anche l’appoggio dei punti aggiunge entusiasmo durante la settimana».
3A proposito del mister, che rapporto avete?
«Mi parla spesso, mi sostiene se sbaglio dicendo che devo riprovarci. Secondo lui non devo sempre giocarla, ma anche provare il dribbling. Unito al fatto che da trequartista mi lascia spazio per trovare la posizione giusta, mi dà fiducia».
3Quindi il Chievo cosa vale?
«Per la qualità di gruppo e società dobbiamo puntare alla A».
Il talento Emanuel Vignato, 19
3E l’anno prossimo ci sarà ancora visto che il prossimo 30 giugno andrà a scadenza? «Non so, penso al presente». 3Che Serie B sta conoscendo?
«Abbiamo sperimentato su di noi la difficoltà principale. Quando gli avversari passano in vantaggio si chiudono subito ed è complicato costruire gioco. In A invece ricordo che anche se una squadra va in vantaggio
continua a giocare come se fosse sullo 0-0».
3Si è affacciato in prima squadra a 15 anni: differenze?
«L’intensità del lavoro settimanale e la partita. Sembrano due sport differenti».
3E’ ancora divertimento il calcio per lei o è già diventata una questione professionale? «Mi diverto, meno quando lavoriamo
sulla forza...».
3 Suo fratello Samuele è del 2004 e gioca nel Chievo. A casa chi ha combinato più disastri?
«Una volta ha rotto una gamba del tavolo tirando forte, è stato lui, davvero!».
3Chissà i genitori...
«Papà Davide lavora ancora, stavamo e stiamo di più con mamma Sherida. Papà della Valpolicella, mamma brasiliana. Ed è per questo che io e Samuele parliamo portoghese, ce lo ha insegnato mamma».
3Originaria di...
«Fortaleza, dove abbiamo anche nonni e cugini. Siamo stati spesso lì. E si giocava a pallone per strada o in spiaggia, soprattutto a 5. A me piace tantissimo il calcio a 5, è un concentrato tecnico. La mia squadra? Buffon, Pirlo, Ronaldinho, Messi e Ronaldo...».
3Tre anni fa in Chievo-Roma lei è un ragazzino che si scalda quando a un certo punto...
«Francesco Totti mi ferma e mi chiede quanti anni ho... glielo dico e dopo qualche minuto mi sorride e mi dice: “Te ne posso dare 10 dei miei”?».
3A proposito di gioventù, lei accetterebbe di giocare solo per la carta d’identità fresca? «Sono per la meritocrazia». 3Cos’è il Chievo per lei?
«La seconda casa. Mi hanno insegnato rispetto e lealtà».
3Lei gioca da trequartista: ha un 10 di riferimento? «Kakà». 3Una squadra da tifare?
«Il San Paolo, come mamma e Samuele».
3E’ credente? CREMONESE ●In
occasione del 100° anniversario dello Stadio Zini, domenica 3 novembre si potrà visitare lo stadio della Cremonese da un punto di vista nuovo. In un tour di circa 50 minuti si