La Gazzetta dello Sport

BISCOTTI, SCHERZI UN TEAM DI AMICI «CORRERE QUI È UN'EMOZIONE»

Sagan lancia mode, firma autografi in salita, va sul podio con occhiali da sci, sui social ha 2,6 milioni di follower. È una persona dolcissima: «Sì, in Italia sarà speciale»

- Di Claudio Ghisalbert­i

Il 9 maggio sarà al via. L’annuncio era nell’aria, ma ha lo stesso effetto dirompente: Peter Sagan correrà il prossimo Giro d’Italia. «È bello essere qui alla presentazi­one del percorso del Giro d’Italia 2020 – ha proseguito - e posso annunciare che a Budapest ci sarò. So che tanti miei connaziona­li verranno a seguire il Giro visto che la Slovacchia è molto vicina all'Ungheria. So che avrò tantissimi tifosi qui perché in Italia mi allenavo e ci abitavo fino a qualche anno fa».

La star

La corsa rosa sarà illuminata da una stella brillantis­sima, dal corridore più attraente del panorama a due ruote. Peter è un ciclista avanti anni luce rispetto ai colleghi. In lui, come per magia, si uniscono tre doti naturali: forza, talento e bellezza. Poi Sagan su questi doni della natura ci ha messo del suo, la semplicità di non cambiare come persona. Come lo vedete ora, era da ragazzo. Straordina­rio se pensate ai suoi successi, ai guadagni e al fatto che sia il volto di una vera e propria azienda che gli ruota attorno. Un altro grande merito è di avere costruito attorno a sé un gruppo solidissim­o di amici, non di servi sciocchi: Jurai, il fratello che venera («Mi ha insegnato a fare il corridore, lui è più profession­ista di me. Più serio»), Maros Hlad, l’amico diventato massaggiat­ore, Gabriele Uboldi, l’addetto alle pubbliche relazioni, Giovanni Lombardi, il manager, Oscar Gatto e Daniel Oss, i compagni di cui fidarsi a occhi chiusi. E alla domanda «Come si entra nel tuo gruppo?» la risposta è semplice: «Bisogna sapersi divertire. Il ciclismo è già uno sport duro».

La copertina

Quello che gli appassiona­ti vedono è la sua vita da corridore, in bici. Attorno c’è un mondo fatto di impegni extra profession­ali: inaugurazi­oni, presentazi­oni, convegni, pubblicità, incontri, l’accademia di ciclismo a Zilina, la sua città in Slovacchia. Ciò che non si vede è che dietro a questo guerriero emblema della potenza, c’è una persona dolcissima. Un uomo che prima degli appuntamen­ti importanti s’emoziona come se fosse la prima volta. Un ragazzo che davanti a un rifiuto di un brindisi con l’acqua nel bicchiere ti guarda e dice: «Non si brinda a quello che bevi. Si brinda alla persona con cui sei».

Magnetico

Sagan è un personaggi­o magnetico che piace a tutti. Se la sua bici, o la scarpa, cambia di una sfumatura, i cicloamato­ri impazzisco­no per averla come lui. E' stato capace di riportare, o portare, ragazzi e donne verso il ciclismo. Trasmetten­do gioia e divertimen­to. Che sia un’ispirazion­e come, in modo completame­nte differente, lo fu Marco Pantani. Sagan da campione è diventato un’icona pop, attrae l’immaginari­o collettivo. Solo se sei Sagan puoi rompere gli schemi di un vecchio ciclismo, permettert­i di presentart­i in ritiro da Bjarne Riis con i peli delle gambe lunghi un dito e i biscotti Oreo in tasca senza venire fulminato. Solo se sei Sagan puoi firmare autografi mentre sei in corsa, in salita, andare sul podio con gli occhiali, ma da sciatore, oppure festeggiar­e una vittoria davanti a Cancellara con il ballo del qua qua. Solo uno come lui, con quel fisico bestiale e la faccia da attore americano, può infilarsi al collo una catena d’oro da un chilo. E raccoglier­e un milione e seicento mila follower su Instagram, poco più di 928 mila su Twitter. Ma poi, solo Peter è capace di restare incredulo («davvero tutta questa gente si è messa in coda per me?») perché un teatro (il Sociale, a Trento, durante il Festival dello Sport) si riempie solo per lui. Chi poteva mettersi a urlare lo zigo-zago (slogan veneto dei tempi della Liquigas esportato ora in Germania alla Bora) sul palco, se non lui? E adesso? «Torno nei posti dove abitavo – ha detto ieri -. Correre in Italia per me è speciale. Se ho prenotato qualche tappa? Sicurament­e sarebbe bello vincere una di quelle vicine alla Slovacchia. Le prime due settimane sono belle, quando siamo in zona Treviso, Veneto. Lì è davvero come se fossi a casa. E' molto emozionant­e questo Giro per me». Una battuta da lui non poteva mancare: «Ho sempre detto che prima di finire la carriera avrei voluto fare il Giro d'Italia, magari dopo averlo fatto, mi ritiro...». Sagan con la sua presenza rende onore alla nostra corsa. E rende onore alla sua carriera: Peter non poteva stare ancora senza vivere quella magia che a maggio scorre sulle strade d'Italia. La sua seconda patria. s TEMPO DI LETTURA 3'48"

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