La Gazzetta dello Sport

Thiago Motta, il predestina­to Il Genoa riparte dal suo passato

C’è grande fiducia intorno a lui, ed il tecnico è chiaro: «Sarò sempre me stesso, ma serve l’aiuto di tutti per uscire da questa situazione»

- Di Filippo Grimaldi GENOVA

Quanto grande sia la stima della piazza genoana nei confronti di Thiago Motta, lo si intuisce sin troppo bene dall’augurio dei genoani perché il nuovo allenatore del Grifone possa essere «da allenatore anche la metà di quello che è stato da calciatore». Quello che sta a metà strada fra un compliment­o e una speranza non è solo figlio dell’annata super di quel Genoa targato Gasperini, con il Principe Milito in squadra con Motta, anno di grazia 2008-09. Una stagione vissuta sul testa a testa fra rossoblù e viola, in palio un posto in Champions League. Qui si parla della persona e del profession­ista, ben oltre i semplici meriti sportivi.

Riflession­i

A distanza di undici stagioni, lui non è cambiato. E l’avviciname­nto al Brescia, avversario di stasera al Ferraris in un debutto a dir poco difficile per il suo Genoa, è stato vissuto nell’identica maniera. Basso profilo, zero slogan, con quella capacità naturale di saper aggirare le situazioni complicate che già aveva quando giocava in mezzo al campo. Chi pensa che quattro giorni di lavoro siano stati pochi per la prima semina di concetti e nuovi valori, è fuori strada: «Più psicologo o tattico in questi primi giorni? A me non piace distinguer­e i due aspetti. L’aspetto più importante è ciò che abbiamo nella nostra testa, ma dentro di me c’è la convinzion­e che faremo una grande partita».

Cambiament­i

È lecito pensare che, mentalità a parte, qualcosa dovrà fatalmente mutare anche sul terreno di gioco. L’Under 19 del Psg che l’anno scorso è arrivato al secondo posto nel campionato francese sotto la guida di Thiago Motta ha sposato da subito un 4-3-3 che, è ovvio, prima o poi il nuovo allenatore genoano proverà a riproporre. Già stasera potremmo vedere una difesa a quattro, ma sul resto della squadra i dubbi sono tanti. Il tridente offensivo è un’opzione, forse con Pinamonti al centro, e Kouame con Pandev esterni alti, ma è pur vero che i genoani ricordano come uno degli equivoci della stagione passata fu - nella seconda parte del campionato - proprio l’ivoriano largo sulla fascia che faticò ad accettare la nuova posizione in campo. Oggi Kouame è un giocatore diverso e più maturo, oltre che più efficace sottoporta, e questo fa ben sperare. Motta ha capito comunque come la priorità sia quella di riuscire a blindare la difesa, che è la più battuta della A. Non solo: mai nella sua storia il Grifone dopo otto turni aveva incassato così tanti gol (20). Insomma, le negatività da cancellare sono parecchie, però ciò che conforta è la grande fiducia che trasmette Thiago Motta. Liquida in poche parole il tema dominante in questi giorni sulla presunta incompatib­ilità tattica fra Schone e Lerager («tutti i giocatori sono compatibil­i», taglia corto lui). Accrescend­o, di fatto, i dubbi sulla mediana di stasera.

Volersi bene

L’intelligen­za dell’uomo spicca anche quando il discorso finisce fatalmente sulla protesta di alcuni gruppi di tifosi che stasera entreranno allo stadio in leggero ritardo sul fischio d’inizio. Gira al largo da qualsivogl­ia trappolone dialettico, ma manda un messaggio diretto ai naviganti, che appare di una limpidezza assoluta: «Serve un ambiente positivo sotto tutti gli aspetti per uscire da questa situazione. Io, di sicuro, nel bene e nel male, sarò sempre me stesso. Sbagliato o giusto che sia, sono fatto così».

 ?? LAPRESSE ?? Prime lezioni L’allenatore Thiago Motta, 37 anni, arrivato a Genova martedì scorso, illustra il suo gioco alla squadra sul prato del Pio XII di Pegli
LAPRESSE Prime lezioni L’allenatore Thiago Motta, 37 anni, arrivato a Genova martedì scorso, illustra il suo gioco alla squadra sul prato del Pio XII di Pegli

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy