Da Causio a Conte quel filo teso tra Salento e Torino
Quelle foto in bianco e nero per una storia vintage che lega Lecce ai bianconeri. Un filo che parte a fine anni Sessanta con Franco Causio, prosegue con Sergio Brio, quindi con la meteora Pasquale Bruno e (infine) arriva ad Antonio Conte. Hanno trovato tutti gloria a Torino, partendo dalla stessa società dilettantistica: la Juventina Lecce. È triste, quel club ha chiuso i battenti, ma a lungo è stato un esempio per il Sud, vincendo pure titoli nazionali. Tutto inizia nel 1946, con il Lecce sprofondato in Serie D. L’idea è di promuovere il calcio giovanile (il nome ispirato dal latino, senza legami con la società degli Agnelli) e quei ragazzi in cinque anni arrivano in Promozione: al Carlo Pranzo va più gente a vedere loro che i giallorossi. L’anima è Attilio Adamo, carismatico presidente-allenatore. Così nel ‘60 il Lecce lo seduce: con la fusione si veste di giallorosso insieme ai talentuosi allievi Causio, Sensibile e Russo. Poi con il Barone viaggerà per Torino e qualche anno dopo accompagnerà Brio da Boniperti. E nei successi della Juve il Salento si ritaglia uno spazio insperato. Nel frattempo la Juventina prende altre strade e stavolta finisce davvero in mani bianconere. Cosimo
Conte trasmette la passione anche ai figli: soprattutto ad Antonio. Finché nell’88 arriva la grande chiamata di Boniperti e Trapattoni: è un legame con pochi eguali. Nel 2010 Stefano e Renzo Adamo, i figli del talent scout degli anni d’oro, prendono le redini della Juventina, per tornare agli albori. Tra gli allenatori delle nuove leve c’è Sergeij Aleinikov, l’ex centrocampista che s’è fatto apprezzare anche nell’onnipresente Juventus. L’esperienza dura quattro anni. L’oggi guarda altrove, ma la Juve qui sente aria di casa. È già nato il nuovo talento leccese da svezzare allo Stadium? Magari.