PASSIONE GRANATA QUEL TORO D’EUROPA CHE CI HA FATTO BATTERE IL CUORE
Due capitani granata, Roberto Cravero ed Emiliano Moretti, e quindi due epoche Toro a confronto in un salottino della riammodernata Rinascente di via Lagrange, arteria commerciale del capoluogo piemontese. L’occasione è lo Sportweek Talk, giunto alla seconda tappa dopo l’esordio di Milano della scorsa settimana. Il “padrone di casa” è Pier Bergonzi, neo responsabile del settimanale rosa. Seguiranno Firenze, Roma e ancora Milano. La Gazzetta invita campioni di ieri e di oggi, li avvicina agli appassionati delle varie discipline, ci sono domande e foto, maglie da autografare, vecchie curiosità da soddisfare.
Il colpo
Cravero e Moretti hanno in comune, oltre alla fascia bianca sul braccio e alla maglia granata, il fatto di aver giocato nelle partite europee che hanno più emozionato ed esaltato il popolo del Toro. Roberto, che è nato nel 1964 e perciò era nel pieno della carriera quando, nel 1992, lo squadrone di Mondonico approdò nella finale di Coppa Uefa nel modo più esaltante: cioè eliminando in semifinale il Real Madrid. Un Toro che fa fuori il Matador, capita assai di rado. Quell’anno successe. «Eh sì, noi tutti conserviamo un ricordo indelebile di quell’impresa. Avevamo perso l’andata 2-1 e al ritorno riuscimmo a imporci 2-0. Da non crederci, ma fu un risultato meritato». Quel Toro guidato da Emiliano Mondonico («Tra i miei allenatori resta il prediletto»), si arrese in finale all’Ajax di Amsterdam, altro club blasonato, dopo aver pareggiato 2-2 all’andata. «Fu un epilogo amarissimo perché colpimmo due volte il palo e infine la traversa a due minuti dal novantesimo. Si è mai vista una finale con tre legni?». Lo 0-0 portò la Coppa agli olandesi, con un episodio rimasto però “indelebile” nella storia del calcio mondiale. «Successe che in una mia incursione offensiva De Boer mi mise giù in area tirandomi per la maglia. L’arbitro non se ne accorse e fece proseguire. Al che, a bordo campo, Mondonico prese una sedia che stava vicino alla panchina e l’alzò al cielo in segno di protesta». Il Var oggi avrebbe assegnato il rigore? «Penso di sì. Fatto sta che De Boer, arrivando sulla panchina dell’Inter, ammise il fallo. E l’arbitro dopo il mio episodio, sorvolò su una uscita del nostro portiere Marchegiani, che travolse Winter, centrocampista olandese. Era rigore e non lo diede».
A Bilbao
Con Moretti si rievoca il San Mames, lo stadio-tempio dell’Athletic Bilbao, mai espugnato da squadre italiane eccezion fatta per il Torino edizione 2015. «All’andata da noi era finita 2-2 quindi bisognava vincere o pareggiare 3-3. Giocammo una grande partita e alla fine vincemmo 3-2, con merito. Ma di questa impresa sportiva quello che mi ha più colpito è il dopo, cioè il rientro a Torino. Atterrammo alle tre di notte e sembrava mezzogiorno. Caselle era letteralmente invaso da migliaia di tifosi, ho ancora i brividi». Moretti, il giocatore con più presenze nell’era Cairo, adesso dirigente granata, fa un accenno a questa settimana assai delicata per la squadra di Mazzarri. «Si parte col Cagliari, si arriva al derby attraverso la tappa nella mia città di origine, Roma, contro la Lazio, squadra cara a tutta la mia famiglia... Bene, i nostri ragazzi si stanno preparando con scrupolo e saranno senz’altro pronti a reggere questo ciclo impegnativo». Moretti ammette che «se lo scorso anno avessimo centrato la qualificazione in Champions avrei firmato per un’altra stagione solo per giocare un minuto con la musichetta Champions nelle orecchie. Però adesso che la decisione è presa non ho rimpianti: a 38 anni è stato giusto dire basta. E non sono attratto dall’idea di allenare, anche se il primo patentino l’ho preso». Per Cravero invece l’addio è stato imposto «dai dolori ormai insopportabili del tendine del tallone. Ho detto basta a 34 anni». Sono seguite le esperienze come team manager e d.s. del Toro fino all’approdo in tv come voce tecnica nelle telecronache di Mediaset prima e Dazn adesso. «Da osservatore dico che Toro-Cagliari è una partita molto molto importante. Perché in fondo alla settimana c’è la Juve e dobbiamo arrivarci lanciati».