La Gazzetta dello Sport

Vi spiego il Giro

NIBALI STUDIA: «C’È EQUILIBRIO AGNELLO-IZOARD GIORNO EPICO»

- di Ciro Scognamigl­io

Lo Squalo e il percorso 2020: «In Sicilia le strade dei miei allenament­i. Tante insidie, la crono del Prosecco è intrigante»

Avolte basta poco. Una cartina geografica, una linea evidenziat­a in rosso, nomi di luoghi che sanno di gioventù e vogliono dire casa. Il sorriso di Vincenzo Nibali si allarga e la mente viaggia. «Ehi, ma questo era il mio allenament­o! 150 o 200 km, a seconda delle strade. C’è la salita di Portella Mandrazzi e si arriva a Villafranc­a Tirrena, alle porte di Messina. Chissà dove sarà posto il traguardo, sono proprio curioso». Il siciliano è lontano un oceano dall’Italia e giovedì non era in sala per scoprire «in diretta» il percorso del Giro 103: in questi giorni è Waterloo, Wisconsin, per il primo contatto per la Trek-Segafredo, il team con cui correrà nel biennio 2020-2021. Raccontano che lo Squalo sia rimasto ben impression­ato da ambiente e organizzaz­ione e in attesa della definizion­e precisa del programma agonistico che lo attende – tutto lascia pensare che il Giro d’Italia sarà inserito – si può analizzare tecnicamen­te con lui il percorso rosa 2020 che nella sesta frazione (quella a cui si riferiva all’inizio) gli potrà far fare un tuffo nel passato, quando pedalava nella sua bella Sicilia e sognava di diventare il campione che adesso è diventato.

Nibali, che cosa pensa del prossimo Giro?

«Rispetto all’ultimo (concluso al 2° posto a 1’05” da Carapaz, con il record del sesto podio nelle ultime sei partecipaz­ioni, ndr) mi sembra disegnato meglio. Più equilibrat­o. Mi piace il fatto che nella prima parte ci sarà un arrivo in salita, cosa che nel 2019 mancava».

Sarà l’Etna, alla quinta tappa. Conosce il versante che sarà affrontato nel 2020?

«Forse l’ho fatto in allenament­o, ma non sono sicuro. L’Etna di versanti ne ha tanti e alcuni sono nascosti. Sulla carta sembra una tappa interessan­te».

3C’è invece un aspetto che non le piace del percorso?

«Il fatto che l’ultima tappa sia a cronometro. Certo, se ci fossero i primi racchiusi in pochi secondi potrebbe diventare decisiva. Ma dopo tutte le montagne e gli sforzi fatti, parlo da corridore, sarebbe meglio una tappa diversa nel giorno di chiusura».

Mentre le altre prove contro il tempo?

«Pure nell’edizione 2019 erano state tre in tutto. Quella iniziale a Budapest va bene, così come quella del Prosecco, molto intrigante».

Insidie nascoste?

«Senza dubbio non mancherann­o. Il finale di Camigliate­llo

Silano, dove vedo che si scollina a pochi chilometri dal traguardo. O la tappa della Nove Colli che non è per niente facile. Impegnativ­o anche il giorno di Piancavall­o. Ma sono solo esempi: maltempo, vento, tattica possono cambiare giornate all’apparenza scontate».

E’ un Giro che affronta vette storiche e altissime come Stelvio, Agnello, Izoard. E lei di solito sopra i 2.000 metri va molto forte…

«Va considerat­o pure in questo caso il meteo, se si riuscirà a salire o se ci saranno problemi per la neve come a volte è successo, anche di recente».

Parlare del Colle dell’Agnello significa ritornare al Giro 2016, il suo secondo vinto dopo quello del 2013.

«Sì. L’Agnello non è uno scherzo. E grazie all’aiuto di Michele Scarponi quel giorno eravamo riusciti a costruire qualcosa di importante (lo Squalo vinse a Risoul, poi indossò la rosa all’indomani a Sant’Anna di Vinadio, ndr). Bellissimo».

Quale crede che possa essere la tappa di montagna decisiva?

«Forse proprio quella del penultimo giorno, con Agnello, Izoard e Monginevro prima dell’arrivo al Sestriere. Certo, gli uomini di classifica potrebbero anche decidersi di mancarsi stretto e a causa del controllo magari non succedereb­be molto. Ma sulla carta c’è il terreno anche per un’azione tipo quella di Froome nel 2018 che attaccando sul Colle delle Finestre a 80 km dalla fine ribaltò il Giro. Può succedere di tutto».

Tour 2020 ha previsto solo una tappa oltre i 200 km, al Giro ce ne saranno 10. Questo come cambia il modo di correre?

«Più o meno il chilometra­ggio medio non è troppo diverso, anche perché quello complessiv­o si aggira in entrambi i casi attorno ai 3.500 km».

definitiva, può essere un Giro adatto a Nibali?

Sorride. «Questo non lo so».

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