Va in carcere l’ex agente stalker di Quagliarella
False accuse a Fabio che lasciò il Napoli L’uomo ora deve scontare 4 anni e mezzo
Fine dell’incubo: la Polizia di Stato di Castellammare di Stabia, insieme ai Carabinieri di Santa Maria Capua Vetere, hanno arrestato R.P., ex agente della Polizia Postale, che dovrà scontare in carcere la pena definitiva di 4 anni e mezzo per i reati di atti persecutori, calunnia e sostituzione di persona, commessi a danno di vari imprenditori, professionisti, nonché dell’attaccante sampdoriano Fabio Quagliarella. I fatti sono avvenuti fra il 2006 ed il 2010. Lunghe e complesse le indagini, coordinate dalla Procura di Torre Annunziata e condotte dalla squadra investigativa del Commissariato di Polizia di Castellammare di Stabia: per lungo tempo R. P., fingendosi amico delle vittime, le ha perseguitate con lettere anonime che contenevano false accuse di pedofilia e di collusioni con la criminalità organizzata. La condanna era stata confermata anche in Appello, mentre erano scaduti i termini per l’eventuale pronuncia della Cassazione. Di qui, l’esecutività della sentenza.
Ferita sempre aperta
In una recente intervista televisiva, a conclusione della prima fase dell’iter processuale, l’attaccante della Sampdoria aveva comunque parlato di «ferita sempre aperta». Perché se il responsabile di quei fatti è finito in carcere, Fabio (oggi in campo a Bologna) fu costretto a lasciare il Napoli quando era ai vertici della sua carriera, proprio a causa di accuse infamanti. Che crearono, peraltro, grande danno e turbamento anche alla sua famiglia. Anche perché lì si innescò una reazione a catena (con il passaggio alla Juventus): di fatto si creò un solco con la piazza partenopea riempito solo con la verità dei fatti. Nessun rapporto di Quagliarella con ambienti criminali, nonostante le lettere con accuse fasulle che arrivarono alla sede del Napoli.
L’origine dei guai
Quagliarella e R.P. si erano conosciuti nel 2000, quando il giocatore sampdoriano ebbe bisogno di un aiuto per un problema legato al suo cellulare e si rivolse al conoscente che lavorava alla Postale. Le denunce successive di Fabio, fatte direttamente all’amico, non vennero mai trasmesse, sino a quando il giocatore si rivolse alla Procura. Lentamente, l’intera vicenda venne alla luce e alla fine pure i tifosi del Napoli gli dedicarono due anni fa uno striscione che riportava finalmente il sereno: «Nell’inferno in cui hai vissuto... enorme dignità. Ci abbracceremo Fabio figlio di questa città».