La Gazzetta dello Sport

Badelj «La Fiorentina non ha paura Ho fatto bene a tornare qui»

«Amo questa città e la squadra Il flop alla Lazio? È colpa mia»

- Di Luca Calamai- FIRENZE

All’improvviso l’espression­e del volto si indurisce. Il discorso è scivolato su Davide Astori. Il suo grande amico che non c’è più. Milan Badelj abbassa lo sguardo e racconta un episodio che va dritto al cuore: «È passato un po’ di tempo ma Davide è sempre insieme a me. Basta un’immagine o un ricordo a farmi venire la pelle d’oca. Pochi giorni fa ero sul lettino dei massaggi. All’improvviso la radio ha trasmesso la canzone di Jovanotti,

La terra degli Uomini. La “nostra” canzone, la canzone di Davide. Il volume era basso ma la musica mi entrava dentro. Brividi sulla pelle. Mi sono alzato e ho spento la radio». Era troppo doloroso. Milan Badelj è tornato a casa dopo dodici mesi di Lazio. Una parentesi che riaffiora oggi in una sfida al Franchi che vale molto.

«Battere la squadra di Simone Inzaghi –osserva il centrocamp­ista croato- sarebbe importante perché alimentere­bbe dentro il nostro gruppo la fede di poter arrivare al quarto-quinto posto. Questa Fiorentina sta crescendo. Ha giocato alla pari contro la

Juve, ha pareggiato con l’Atalanta, ha vinto a San Siro contro il Milan e ha perso contro il Napoli beh, sapete come. Questo è un altro passaggio importante. Importante come aver battuto l’Udinese al Franchi. Anche quello è stato un salto di qualità».

Facciamo un passo indietro: la sua storia con la Lazio non ha funzionato.

«Vero ed è stata soprattutt­o colpa mia. È stato tutto faticoso fin dal primo giorno. Io venivo dalla finale mondiale, era appena nato il mio figlio Jona Davide e avevo fatto appena dieci giorni di vacanza. In più cambiavo città, squadra, mondo. Ho faticato».

Anche a trovare spazio dal punto di vista tattico.

«Per come gioca la Lazio è più adatto Lucas Leiva del sottoscrit­to. E’ più incontrist­a, ha più fisicità».

Oggi la Lazio torna a essere una rivale.

«Temibile. Milinkovic Savic può risolvere la partita con un colpo; Correa nell’uno contro uno è micidiale e se Ciro Immobile sta bene parti sempre 1 a 0. Capito perché bisogna avere grande rispetto della Lazio?».

Come è nato il ritorno alla Fiorentina?

«Quando il mio procurator­e Lucci mi ha chiesto se ero interessat­o a vestire nuovamente la maglia viola ho detto subito si. Nel mio periodo alla Lazio non ho passato un giorno senza pensare alla Fiorentina, a Firenze. Questa è una piazza che amo. Ora lo posso dire ad alta voce».

Che Fiorentina ha ritrovato?

«All’inizio si sentiva dentro il gruppo la sofferenza vissuta nel campionato scorso. C’era paura. C’era ansia. Poi, piano piano siamo ripartiti. Vecchi e nuovi. Il passaggio chiave è stato la vittoria con la Samp. Devo dire che il mondo Fiorentina ci ha accompagna­to al fischio d’inizio di quella gara nel migliore dei modi. Società sempre presente e sempre serena; tifosi tutti schierati con noi. Eppure eravamo ultimi in classifica. Incredibil­e. Essere uniti così fa la differenza».

Cosa ne pensa di Rocco Commisso?

«Ha un entusiasmo incredibil­e. Contagioso. Vuole lasciare un segno in Italia. Rocco è una potenza negli Stati Uniti ma se dovesse vincere qualcosa con la Fiorentina entrerebbe nella storia di una città, per sempre. Lui vuole questo».

Chiesa sta uscendo da un momento complicato.

«Il Federico di oggi è totalmente diverso dal Federico di agosto. Ha ritrovato serenità. Non è un cascatore ma deve imparare a dialogare con gli arbitri. Noi “vecchi” lo aiuteremo».

Chiesa può chiedere suggerimen­ti a Ribery.

«Franck non è un leader perché dribbla tre avversari in un secondo o in mezzo metro. E’ un leader perché dopo aver lasciato il Bayern e otto anni di Germania è arrivato dentro lo spogliatoi­o della Fiorentina e in trenta minuti era in sintonia con tutti i giocatori. Questo è essere leader».

In maglia viola, è esploso Castrovill­i.

«Si vede subito che ha giocato in serie B. Non commette gli errori tipici di chi arriva dalla primavera. Non capisco perché le società non aiutano i talenti a crescere facendogli fare esperienze in campionati minori. Castrovill­i è formidabil­e, è un numero 8. E ha un equilibrio da uomo maturo. Può diventare un top-player».

Si diceva: Badelj e Pulgar non possono giocare insieme.

«Io con lui sto benissimo. Pulgar è perfetto. Non gli vedrete fare un colpo di tacco ma è sempre al posto giusto, nel momento giusto».

Chi vincerà quest’anno lo scudetto?

«L’Inter ha acquisito il diritto di pensare di poterlo vincere. Ma, alla fine, lo scudetto resterà in casa Juve. Il Napoli è un po’ più indietro. Può puntare al secondo e terzo posto. Poi, c’è l’Atalanta, solida; la Roma, la Lazio».

E per Milan Badelj forse anche la Fiorentina.

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