La Gazzetta dello Sport

Bernal apre al Giro «Il percorso 2020 è davvero speciale»

La maglia gialla è al criterium di Saitama e ammette: «Mi piacerebbe esserci»

- Di Ciro Scognamigl­io

Vincere quanto prima anche il Giro d’Italia e la Vuelta. E mettersi idealmente in testa la «tripla corona», dopo essere diventato tre mesi fa il vincitore del Tour più giovane degli ultimi 100 anni. Chi conosce bene Egan Bernal giura che sia questa la grande ambizione che gli alberga in testa. Intanto, dal Giappone, dove si trova per il Criterium di Saitama, il colombiano benedice il percorso del Giro d’Italia 2020. E non chiude, anzi, alla sua partecipaz­ione: «È un tracciato molto speciale. Bello, completo. Mi piacerebbe davvero correrlo...», ha dichiarato a cyclingnew­s. Da qui a vederlo al via di Budapest, sabato 9 maggio, ce ne passa: ma le sue parole testimonia­no un sincero interesse.

Equilibrio

Già Vincenzo Nibali aveva lodato «l’equilibrio» nel disegno della corsa della Gazzetta. E Bernal dimostra di averci dato un’occhiata molto attenta: «Ci sono tre cronometro e per me non è il massimo, specie quella dell’ultimo giorno. Ma ci sono tappe molto lunghe (al Tour 2020 solo una supera i 200 km, ndr) ed è una cosa che apprezzo molto. Così come ho visto tante salite lunghe. Un percorso davvero completo. Potrei perdere tempo nelle crono, ma nelle tappe lunghe e con tante montagne potrei andare forte. Non c’è dubbio, al Tour voglio tornarci, ma allo stesso tempo...». Anche perché Bernal, nelle prime due stagioni con Sky/Ineos, ha preso parte a un solo grande giro, il Tour sia nel 2018 sia nel 2019. «Può darsi che nel 2020 invece ne faccia due. Dipenderà dalle condizioni in cui concluderò il primo a cui prenderò parte. Se facessi il Giro e lo terminassi stanco, allora non andrei al Tour. Se però fossi non dico fresco, ma se me la sentissi... chiederei di sicuro al team di fare pure il Tour. Per la classifica, o anche per aiutare».

Scenari

È di scenari che si deve discutere in questo momento, visto che nessun team in pratica ha ufficialme­nte deciso dove schierare i propri big nel 2020 sul fronte grandi giri. Lo stesso Bernal lo sottolinea: «Non prenderemo una decisione adesso, né voglio cominciare a focalizzar­mi su una sola competizio­ne. Ora penso a godermi il riposo, a divertirmi. La squadra ha cominciato a ragionarci adesso, poi ci confronter­emo e credo che a dicembre il quadro sarà molto più chiaro».

Dibattito

Ineos è sempre al centro del dibattito, con l’aggiunta dal 2020 di Carapaz a Bernal, Thomas e Froome e il tentativo di fare il Grande Slam dei giri: un’altra sfida «impossibil­e» come quella vinta di recente dal maratoneta Eliud Kipchoge, sceso sotto le 2 ore (1h59’41”) a Vienna in un tentativo sponsorizz­ato dallo stesso marchio. Certo che, da campione in carica, è davvero difficile ipotizzare un’assenza di Bernal al prossimo Tour, quello in cui Froome (di cui parliamo a parte) dovrebbe inseguire il quinto titolo: «Nel caso, sarebbe un onore aiutarlo — è sempre Egan a parlare —se fosse in una condizione migliore della mia. Ma è inutile mettersi oggi a ragionare su chi può essere il leader, perché lo sarà comunque chi dimostrerà di essere il migliore sulla strada». È anche la sua filosofia. La stessa che l’ha portato così presto in cima al mondo.

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Egan Bernal, 22 anni, circondato dai tifosi in Giappone: il colombiano del Team Ineos è stato il 3° vincitore di Tour de France più giovane della storia
BETTINI Amato Egan Bernal, 22 anni, circondato dai tifosi in Giappone: il colombiano del Team Ineos è stato il 3° vincitore di Tour de France più giovane della storia

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