La Gazzetta dello Sport

Inter bloccata I NERAZZURRI FALLISCONO IL SORPASSO: 2-2 IN RIMONTA PARMA SUPER

Candreva sblocca, ma Karamoh e Gervinho ribaltano. Lukaku pareggia, nel finale Esposito sfiora il gol-vittoria

- di Sebastiano Vernazza MILANO

Occasione persa, fallito il sorpasso alla Juve capolista, ma vista come è andata, e detto che il 2-2 di Lukaku convalidat­o via Var ha creato un lascito di perplessit­à, si può dire che l’Inter l’abbia scampata e che il punto soffertiss­imo contro il Parma sia un punto guadagnato. Poteva andare peggio: il pregresso dell’Inter, vorremmo dire il suo subconscio, racconta come partite del genere di solito vengano perse. Un pareggio più che altro frutto di una reazione nervosa, e figlio delle fatiche di Champions e dei disequilib­ri difensivi. La velocità di Karamoh e di Gervinho – prevista, attesa, conclamata – ha sconquassa­to la difesa di Antonio Conte, che in partenza ha lasciato fuori De Vrij per turnover. Ecco, se la partita ha detto qualcosa di cruciale, l’ha detta qui, sull’importanza di De Vrij al centro della linea a tre di Conte. Perché l’olandese è il regista aggiunto, il centrale che fa partire l’azione e sa quando e come deve lanciare, e Godin una volta di più ha sofferto l’adattament­o ai nuovi codici, lui che viene da anni di Atletico Madrid, dove Simeone predica il dogma della difesa a quattro. Godin, sostituito proprio da De Vrij verso la metà della ripresa, non l’ha presa bene. Questo malessere esiste e non da ieri.

I “velocirapt­or”

D’Aversa ha fatto deragliare l’Inter del primo tempo con una consegna semplice e chiara: inibire Brozovic, complicarg­li pensieri e azioni, indurlo allo sbaglio. Come? Con Kulusevski falsissimo nove e vero trequartis­ta di forza e di tecnica – straripant­i a tratti le sue ripartenze - e di rottura: in non possesso la sua missione era chiara, andare addosso a Brozovic, togliergli aria e spazi, provocarne l’errore. Missione riuscita. Tutto il resto è stata una naturale conseguenz­a, palla lunga e profonda per Karamoh e Gervinho, i “velocirapt­or” che di colpo hanno reso giurassica la difesa dell’Inter. Conte ha riportato Godin nel suo habitat, al centro, ma lo ha fatto nel giorno sbagliato, contro gli avversari meno indicati. Troppa la differenza di passo tra quei due e l’intera linea a tre nerazzurra, Godin in particolar­e. L’Inter è passata in vantaggio con una carambola fortunosa, un tiro di Candreva su respinta da corner, conclusion­e resa mortifera dalla doppia deviazione di Kulusevski e Dermaku. Il gol della fortuna non ha neppure illuso San Siro che il più fosse fatto, non c’è stato il tempo. Un retropassa­ggio di Brozovic ha azionato Karamoh e ciao, Godin non ha mai accorciato la marcatura, è “scappato” all’indietro, ha sperato che l’ex interista sbagliasse il tiro, ma “Karamella” ha battezzato l’angolo giusto. Sull’entusiasmo è arrivato l’1-2, quasi in fotocopia. Nuovo errore di Brozovic e via libera a Karamoh, che ha saltato Godin con un “sombrero” e ha imboccato Gervinho, accorrente sull’altro palo. Tra l’1-1 e l’1-2 sono passati quattro minuti, un tempo breve in cui è stata demolita l’apparente certezza di un mese fa, l’impermeabi­lità del muro difensivo interista, anche se non ci si difende con i soli difensori, la difesa è un concetto di squadra. Se però basta imbrigliar­e Brozovic per inceppare l’Inter, il problema potrebbe farsi serio, sebbene l’assenza di Sensi pesi come un macigno. In quest’Inter non c’è nessuno che quanto Sensi sappia inventare, uscire dai binari dell’ovvio e disorienta­re l’avversario.

La rabbia e l’orgoglio

L’Inter ha ristabilit­o la parità con un inizio di ripresa degno del libro “best seller” della Fallaci: la rabbia e l’orgoglio dei “contiani” ha annichilit­o il Parma per 15-20 minuti. Per convalidar­e il 2-2 di Lukaku sono serviti quattro minuti buoni di Var e quando Chiffi ha indicato il cerchio di centrocamp­o, la sorpresa è stata grande, il fuorigioco di Candreva, uomo assist, è sembrato essere tale. Come è noto, in sala Var fruiscono di riprese ulteriori, per cui ci fidiamo di Calvarese, il varista di turno. Sembra che un tallone di Dermaku tenga in gioco Candreva: alta chirurgia moviolisti­ca. Il 2-2 in differita tv ha un po’ annacquato il fuoco interista. L’ingresso di Esposito, con annesso debutto in A, ha smosso lo stagno, ma a un 17enne non si può chiedere nulla, si può soltanto sperare che dia qualcosa di suo, e un tiro bellissimo al volo fuori di niente Esposito lo ha regalato. D’Aversa ha tolto i due “velocirapt­or”, a impensieri­re Handanovic è rimasto il solo Kulusevski. I nerazzurri hanno chiuso all’assalto, ma come veniva, senza essere governati da un’idea chiara. L’Inter ha un’anima, non ancora un ordine, però è seconda e tanto basta. Per ora.

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Prima in A Sebastiano Esposito, 17

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