Il Bologna spinge la Samp nel vuoto
Palacio e Bani affossano i blucerchiati, sempre più ultimi. Gabbiadini-gol non basta
Siccome il calcio ha le sue microsfere di malizia, ecco il gol del 2-1, semplice e squassante: su angolo regalato da Bereszynski, Sansone deve ritardare di tre secondi la battuta perché Mattia Bani (da lontano) gli dice di attendere, che sta arrivando, uno «stop&go» di pochissimi attimi. Calcio, pallone dove deve andare, spizzata di Mbaye coi sampdoriani a uomo su ogni bolognese: tranne che sull’infiltrato Bani. Ed è la «chiamata» decisiva. Anche così si spiega il settimo k.o. su nove giornate della Samp e il ritorno alla vittoria di un Bologna più adulto di tante altre volte. Ranieri conosce infatti il suo primo k.o. dopo il pareggio contro la Roma mentre Sinisa Mihajlovic (da remoto e senza poter contare su Medel, Dijks, Tomiyasu e Destro) ritrova i tre punti dopo 42 giorni (BresciaBologna 3-4), cambiando e ricambiando, fra turnover, 42-4, scelte anche forti e dosi massicce di antipanico da classifica nei momenti in cui i blucerchiati hanno creduto in qualcosa di più.
Rodri batte Quaglia
Una scelta tosta è quella di Skov Olsen in campo per la prima volta da titolare, accompagnata dal ritorno di Dzemaigo li: le tre gare in una settimana (e gli insegnamenti passati) mettono Mihajlovic nelle condizioni di variare protagonisti senza mutare la sceneggiatura tattica, sempre 4-2-3-1. La Sampdoria di Ranieri ragiona come ipotizzato: QuagliarellaGabbiadini davanti, 4-4-2 da usato sicuro e linearità al potere, perché spesso le cose migliori sono proprio dettate dalla semplicità di svolgimento del tema assegnato. Detto che la curva-Samp saluta Mihajlovic («Gli uomini vincenti trovano sempre una strada avanti Sinisa!») e che poi Ranieri dichiarerà il proprio voto per Sinisa alla prossima Panchina d’oro, eccoci a chi tutti gli spartiti e le sceneggiature le sconvolge con la forza di un fisico bestiale: si chiama Rodri
Palacio, 37 anni e... sentirli solo nella maestrìa delle giocate. E’ lui, da Falso-9, che manda fuori rotta la Sampdoria: infilandosi per l’1-0 (azione da 11 tocchi di fila e assist di Soriano), aprendo sempre il ventagio tattico, trasformando Murillo in un difensore qualunque, mostrando passi di calcio da Enciclopedia qual è. Cosa che, dall’altra parte, Quagliarella non riesce proprio a fare. La sfida degli Highlander, insomma, la vince El Trenza. Per distacco.
Palo e dna
E dire che la Sampdoria dentro la partita c’è stata. Soffrendo, rintuzzando e colpendo nel primo tempo; manovrando, a Dall’Ara anche borbottante, in una ripresa in cui credere anche in una vittoria non è mai parso follia. Nel Lato-A del match, il Bologna ha iniziato con la solita voglia di spaccare il mondo riuscendo - come spesso già accaduto - a spezzare giusto uno stecchino. La Sampdoria - che si è giustamente vista annullare un gol per fuorigioco attivissimo di Gabbiadini su colpo di testa di Depaoli - ha tirato verso la porta due volte: colpo di Quagliarella scheggiato da Gabbia stesso e palo; botta da fuori di Jankto fuori di niente. Nella ripresa, il Bologna ha farcito di concretezza, «killeraggio» e varianti (Santander e 4-2-4) i propri assalti ma è anche vero che la Samp ha aumentato via via palleggio e tecnica (con gli innesti di Depaoli, Caprari e Ekdal), infilato l’1-1 con Gabbiadini (che non esulta perché ex del Bologna e sposato a una bolognese) ma mostrandosi poi sconclusionata nel concedere il gol a Bani. Un colpo furbo. Una piccola genialata dentro una squadra che ha giocato un po’ meno bene del solito ma risultando meno farfallona. Una semplice genialata sì, roba che la Samp fino a pochi mesi fa sfoderava direttamente dal proprio Dna: ora troppo annacquato per essere vero.