La Gazzetta dello Sport

Soffre la difesa a 3 Lo sceriffo per ora non si vede in città

A Diego serve tempo per assimilare il nuovo modulo. Lo sa e non è sereno

- Di Carlo Angioni

La stella dello sceriffo è un po’ appannata. Ma l’Inter ne ha troppo bisogno. Diego Godin, alias lo sceriffo, non ha ancora fatto vedere tutto il repertorio. E anche lui – è più di un sospetto – sa di poter dare molto di più: sabato sera, quando Conte l’ha tolto contro il Parma dopo un’ora e spiccioli in cui ha «ballato» davanti alla velocità di Gervinho e Karamoh, l’uruguaiano non ha gradito e non l’ha certo nascosto. Segno inequivoca­bile della sua voglia di essere importante per questa Inter. Uomo di grande esperienza, maestro del colpo di testa (anche in attacco), carisma e leadership da vendere a pacchi, il difensore ex Atletico Madrid resta però un punto di domanda. «Sta lavorando

dal punto di vista tattico e fisico. Il modo di giocare per lui è totalmente cambiato, non solo per il sistema. Difende in avanti con 50 metri di campo dietro. Dobbiamo continuare a lavorare, Diego è un ragazzo serio, che ha voglia di imparare». Così ha parlato Conte del numero 2 nerazzurro prima della sfida contro il Dortmund. Nessuna scusante, insomma, ma solamente la necessità di far passare il tempo giusto perché Diego assimili in toto il credo contiano: d’altronde lo sceriffo è troppo importante per la crescita della squadra.

Lavoro a singhiozzo

Sul ritardo di Godin, atteso come un vero e proprio allenatore in campo e primo colpo (a zero) della nuova Inter, ha quasi certamente influito il malanno muscolare di inizio agosto. Diego, unitosi al gruppo nerazzurro in Asia, dopo le vacanze post Coppa America, stava entrando nei nuovi meccanismi e lo stop ha allungato i tempi di apprendime­nto. Per uno che arrivava dai tanti anni giocati da protagonis­ta assoluto al centro della difesa a 4 made in Simeone, passare a 3 e per di più sulla fascia destra non deve essere stato così facile. E infatti Godin in qualche occasione ha mostrato più di una lacuna, pur presentand­osi davanti ai 60mila di San Siro con l’assist per la testa di Sensi nel gol-vittoria contro l’Udinese. Però nel bilancio di questi primi mesi di mister solidità pesano le due sbavature contro Barcellona e Juventus e anche i peccati nei gol del Partanto

ma, in una serata in cui il capitano dell’Uruguay aveva ritrovato il posto al centro della difesa interista in mezzo a Skriniar e Bastoni.

Meglio con la GDS

La preparazio­ne a singhiozzo ha portato Conte a non esagerare nell’utilizzo di Diego, che infatti è rimasto in panchina contro Slavia Praga, Sampdoria e Sassuolo. Una necessità, anche perché a 33 anni il gigante nato a Rosario ha bisogno che i muscoli stiano sempre a posto. E c’è un’altra cosa che non passa inosservat­a guardando i numeri complessiv­i dell’Inter: Diego, che finora ha giocato 581 minuti tra Serie A e Champions League, si trova decisament­e meglio se Conte lo schiera con De Vrij e Skriniar. La GDS, infatti, si è spesso trasformat­a in un muro decisament­e alto attorno alla fortezza di Samir Handanovic. I tre insieme, con Godin a destra, De Vrij al centro anche in versione rifinitore e Skriniar a sinistra, non hanno fatto prendere gol all’Inter contro Udinese, Milan, Lazio e Borussia Dortmund, capitoland­o solamente contro Barça e Juve. Consideran­do solo le 4 partite di A con la GDS dal primo minuto, i numeri sono migliori: i gol crollano (da 2,4 a 0,5 a partita) e anche i tiri degli avversari sono più bassi (13,8 contro 10,7). E se Godin riuscirà a tirare fuori il meglio di sé, di sicuro migliorera­nno ancora.

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GETTY Uruguaiano Diego Godin, 33 anni, è arrivato dall’Atletico Madrid a zero: guadagna 5 milioni a stagione

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