Soffre la difesa a 3 Lo sceriffo per ora non si vede in città
A Diego serve tempo per assimilare il nuovo modulo. Lo sa e non è sereno
La stella dello sceriffo è un po’ appannata. Ma l’Inter ne ha troppo bisogno. Diego Godin, alias lo sceriffo, non ha ancora fatto vedere tutto il repertorio. E anche lui – è più di un sospetto – sa di poter dare molto di più: sabato sera, quando Conte l’ha tolto contro il Parma dopo un’ora e spiccioli in cui ha «ballato» davanti alla velocità di Gervinho e Karamoh, l’uruguaiano non ha gradito e non l’ha certo nascosto. Segno inequivocabile della sua voglia di essere importante per questa Inter. Uomo di grande esperienza, maestro del colpo di testa (anche in attacco), carisma e leadership da vendere a pacchi, il difensore ex Atletico Madrid resta però un punto di domanda. «Sta lavorando
dal punto di vista tattico e fisico. Il modo di giocare per lui è totalmente cambiato, non solo per il sistema. Difende in avanti con 50 metri di campo dietro. Dobbiamo continuare a lavorare, Diego è un ragazzo serio, che ha voglia di imparare». Così ha parlato Conte del numero 2 nerazzurro prima della sfida contro il Dortmund. Nessuna scusante, insomma, ma solamente la necessità di far passare il tempo giusto perché Diego assimili in toto il credo contiano: d’altronde lo sceriffo è troppo importante per la crescita della squadra.
Lavoro a singhiozzo
Sul ritardo di Godin, atteso come un vero e proprio allenatore in campo e primo colpo (a zero) della nuova Inter, ha quasi certamente influito il malanno muscolare di inizio agosto. Diego, unitosi al gruppo nerazzurro in Asia, dopo le vacanze post Coppa America, stava entrando nei nuovi meccanismi e lo stop ha allungato i tempi di apprendimento. Per uno che arrivava dai tanti anni giocati da protagonista assoluto al centro della difesa a 4 made in Simeone, passare a 3 e per di più sulla fascia destra non deve essere stato così facile. E infatti Godin in qualche occasione ha mostrato più di una lacuna, pur presentandosi davanti ai 60mila di San Siro con l’assist per la testa di Sensi nel gol-vittoria contro l’Udinese. Però nel bilancio di questi primi mesi di mister solidità pesano le due sbavature contro Barcellona e Juventus e anche i peccati nei gol del Partanto
ma, in una serata in cui il capitano dell’Uruguay aveva ritrovato il posto al centro della difesa interista in mezzo a Skriniar e Bastoni.
Meglio con la GDS
La preparazione a singhiozzo ha portato Conte a non esagerare nell’utilizzo di Diego, che infatti è rimasto in panchina contro Slavia Praga, Sampdoria e Sassuolo. Una necessità, anche perché a 33 anni il gigante nato a Rosario ha bisogno che i muscoli stiano sempre a posto. E c’è un’altra cosa che non passa inosservata guardando i numeri complessivi dell’Inter: Diego, che finora ha giocato 581 minuti tra Serie A e Champions League, si trova decisamente meglio se Conte lo schiera con De Vrij e Skriniar. La GDS, infatti, si è spesso trasformata in un muro decisamente alto attorno alla fortezza di Samir Handanovic. I tre insieme, con Godin a destra, De Vrij al centro anche in versione rifinitore e Skriniar a sinistra, non hanno fatto prendere gol all’Inter contro Udinese, Milan, Lazio e Borussia Dortmund, capitolando solamente contro Barça e Juve. Considerando solo le 4 partite di A con la GDS dal primo minuto, i numeri sono migliori: i gol crollano (da 2,4 a 0,5 a partita) e anche i tiri degli avversari sono più bassi (13,8 contro 10,7). E se Godin riuscirà a tirare fuori il meglio di sé, di sicuro miglioreranno ancora.