La Gazzetta dello Sport

La Moto3 parla italiano Dalla Porta è il nuovo re

Il toscano campione 15 anni dopo Dovi «Quando ho visto Canet per terra, mi sono detto: ci provo, pazienza se casco»

- di Ianieri (Foto: Lorenzo Dalla Porta, 22 anni, ha vinto il GP di Australia, il 3° per lui in questa stagione)

Era così stralunato, papà Massimilia­no, da non essersi nemmeno accorto che il suo Lorenzo il Mondiale della Moto3 lo aveva appena conquistat­o vincendo la gara. «Mi è saltato addosso lungo la pista, poi a un certo punto mi ha chiesto, “Ma come sei arrivato?”. “Ho vinto, babbo”». Per la verità, papà Dalla Porta gira a lungo anche con la maglietta che celebra il titolo indossata al contrario, gli occhi lucidi, la mente che scava nei ricordi. «Ci sono stati anni che non sapevamo quasi come fare. Soldi non ne avevamo, i vari team ce ne chiedevano sempre e spesso fino all’ultimo non sapevamo se avremmo corso – racconta Lorenzo -. Ma il babbo non si è mai arreso. È merito suo se sono qua, il “crederci sempre” lo devo a lui, ha sempre avuto la forza di tenermi su anche nei momenti più duri».

O primo o a terra

Sono teneri da guardare i Dalla Porta, quel «sei stato favoloso» che papà sussurra al figlio che lo abbraccia prima di venire inghiottit­o dalle telecamere. E, in effetti, Lorenzo favoloso lo è stato davvero, perché vincere nello stesso giorno gara e Mondiale ha un valore speciale. «Devo andare a dormire, e forse quando mi sveglierò capirò cosa ho fatto. E magari mi scapperà anche qualche lacrimucci­a. Però quando Canet è andato giù a inizio gara, mi sono detto che avrei voluto solo Male che andasse sarei caduto e ci avrei riprovato in Malesia».

Quindici anni dopo

Invece con Aron Canet out al terzo giro, in una volata che ha visto il quarto classifica­to, Tatsuki Suzuki, chiudere a 126 millesimi, Dalla Porta si è portato a casa tutto, la terza vittoria dell’anno davanti al compagno in Leopard, Marcos Ramirez, e ad Albert Arenas, la seconda di fila dopo quella di Motegi otto giorni fa, in una stagione nella quale non sempre è stato il più veloce, ma sicurament­e il più regolare. «Sono molto, molto contento per lui. Secondo me c’erano 3-4 piloti forti uguali che se la potevano giocare, ma lui ha dimostrato di essere il più costante, se lo è meritato» gli fa i compliment­i Andrea Dovizioso. Che fino a ieri era l’ultimo italiano a vincere un titolo della classe più piccola. Da quel 2004 dominato sono passati quindici anni, un’eternità. «Ripetere Andrea è tanta roba. A volte ci pensavo, adesso posso dirlo per davvero» racconta Lorenzo con quel suo tono pacato e gentile, mai oltre le righe.

«Ci siamo svenati»

Come adesso può crederci papà Massimilia­no. «Era anche il mio sogno. Da bimbo giocava anche a calcio, ma un giorno venne a casa e mi disse “babbo, questo gioco non mi piace, voglio solo la moto”. E per me quel momento ha rappresent­ato il massimo. Perché io sono sempre stato innamorato della moto, anche se la prima gliela regalò la nonna, mia mamma. Un 50 da cross, ma lui era affascinat­o dalla pista». Da lì cominciò un lungo percorso. «Siamo una famiglia come tante. Io, la mamma, i nonni, persino la sorella, ci siamo svenati per inseguire questo sogno. Ma lo abbiamo fatto pervincere. ché vedevamo l’impegno che Lorenzo ci metteva, si meritava ogni sforzo, o non lo avrei fatto». Il loro è un rapporto speciale: «Tra noi si parla di tutto, io sono sempre disponibil­e giorno e notte per lui. Come per Deborah, sua sorella, che dà una mano a me e mia moglie a gestire la pista a Montemurlo».

Il gabbiano colpito

Mentre ieri il babbo si agitava nel box, Lorenzo in pista guidava da freddo veterano. «Lui è uno tranquilli­ssimo, pacato, nei momenti che contano sa essere come a me non riesce. Diciamo che quel che ho di buono glielo ho dato, il cattivo è rimasto a me» sorride Massimilia­no. «È stata una gara complicata – spiega Dalla Porta -, all’inizio pensavo soprattutt­o a controllar­e, ma restare dietro era troppo pericoloso. La mia Honda andava forte e la squadra è stata bravissima ad azzeccare il rapporto, è stato facile rimontare, passavo anche all’esterno». Con una moto velocissim­a, il pericolo maggiore per Dalla Porta è venuto da fuori. «A un certo punto ho preso un gabbiano alla curva 1. Io me la sono fatta addosso e la carena si è rotta. Vabbé, un minuto di silenzio per il gabbiano» ride.

Il futuro è in Moto2

E adesso che il sogno si è avverato, che nella storia della Moto 3 c’è anche questo ragazzo di Prato che nel 2016 si era già portato a casa il Mundialito del Cev, si può cominciare a guardare oltre. «Il prossimo obiettivo è la Moto2. Ho un contratto di 2 anni con Italtrans, il primo servirà a fare esperienza, ma il secondo proverò a fare di più».

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