ATALANTA DOVE VUOI ARRIVARE?
Sette gol, vetta a -3 Mercoledì col Napoli (colpito dall’X Factor)
Cancellata Manchester. Segna Okaka, poi si scatenano i nerazzurri ora a soli tre punti dalla Juve capolista
Vittorie così spostano i confini del sogno, se poi per misurare la propria bellezza ci si può specchiare non solo nella classifica, ma anche nel calendario: l’Atalanta sempre più terza ora va a sfidare - si può chiamare scontro diretto, sì - il Napoli, che la insegue con tre punti di ritardo. Davanti, l’Inter è solo a +2 e la Juve a +3: con un 7-1 e le frenate delle altre, è stata una domenica da chiedersi una volta di più dove possa arrivare questa squadra. La Juve è dura da insidiare, le altre chissà: dell’Atalanta non è difficile decifrare solo il gioco, ma ormai anche fino a che punto possa andare oltre i propri limiti, alzare il livello delle sue ambizioni.
Meglio da 0-1
Però tanto vale, a questo punto, che chieda di iniziare tutte le partite da 0-1: difendersi è una sofferenza, rimontare è il suo mantra. Una slot machine di gol: non vinceva così largo dal 1952 (7-1 alla Triestina) e ora sono 28 in nove partite. Nell’era dei tre punti non c’era riuscito nessuno, nel ‘92-93 ne segnò 29 il Milan di Capello e degli olandesi, di Van Basten inarrestabile ma anche di Massaro, Simone, Papin. Gasp fa frullare il biliardino che ha: ha perso Zapata, ma scatena Muriel (tre gol), Ilicic (due) e Gomez, che stavolta non segna ma fa segnare.
Da frustrazione
La sua Atalanta è così: ne prende cinque il martedì a Manchester, ne fa sette la domenica. Ma l’Udinese non fa neanche per 21’ - tanto è stata in vantaggio quello che la Dea aveva fatto a casa Guardiola. Perché l’Atalanta non gliel’ha concesso: le ha dato il vantaggio di un gol, per una leggerezza di Kjaer su Okaka che ha rimandato di traverso a Gasperini la questione dei troppi errori difensivi. Poi la Dea ha cominciato a martellare per rimontare. E la superiorità numerica che l’ha immessa sull’autostrada in direzione goleada è arrivata per un fallo da frustrazione di Opoku: secondo giallo su Ilicic, avviato in porta da un colpo di tacco di Muriel. Tutto a velocità e con sincronismi insostenibili: un po’ come la ripartenza dell’1-1, rifinita da De Roon per lo sloveno sul filo del fuorigioco.
Ex miglior difesa
Sul 2-1 è iniziata un’altra partita: l’Atalanta aveva messo solo le fondamenta per giocarla, all’improvviso si è trovata il lavoro già fatto a metà. Era sotto 1-0, dopo mezzora stava già vincendo 3-1: tre gol segnati in 23’, la foglia di fico che l’Udinese si era tenuta addosso fino a ieri strappata per denudare i suoi limiti. Per quanto abbia pesato giocare in dieci per un’ora, questa partita ha detto che valeva più l’etichetta di miglior attacco del campionato dell’Atalanta della sua, ora ex miglior difesa: speculare su un altro 1-0 stavolta non è stato possibile. E beccare sette gol in una volta dopo averne presi sei in otto gare ha evidenziato squilibri e poi un’arrendevolezza su cui riflettere.
La mezzora Udinese
Per mezzora era stata la partita prevista: fisica e «sporca» come la voleva l’Udinese, molta più forza che qualità, con Sema e Samir da esterni di centrocampo per provare ad accettare gli uno contro uno dell’Atalanta anche sulle fasce. Ma modificare la linea difensiva fino a ieri collaudata, spostando Opoku e Samir, non ha pagato. Il gol di Okaka - il primo in trasferta era stato un regalo, la parata di Gollini su Lasagna per blindare l’1-1 è stato il merito di avere un ottimo portiere, poi dopo il rosso a Opoku a Gasperini non è servito neanche verificare se la sua squadra, una volta in vantaggio, ha imparato a stare un po’ più accorta. Come non è servito all’Udinese tentare di compattarsi difendendo anche a cinque: il 4-1, preso in prestito alla Playstation da Gomez, Ilicic e Muriel, è stato il segnale della resa. E a quel punto è iniziato una specie di tirassegno contro Musso: il migliore prendendo sette gol. L’ultimo di Traore, classe 2002, un inno al futuro: suo, e dell’Atalanta.