Lazovic mette il Parma k.o. Verona gode e mette le ali
Una perla del serbo firma il blitz per la squadra di Juric Nella ripresa emiliani vicini al pari: traversa di Gervinho
Dopo il bel pareggio di San Siro contro l’Inter, dopo le sgommate di Karamoh e di Gervinho, il risveglio del Parma è traumatico: un missile di Lazovic in avvio di partita regala al Verona il successo sugli emiliani. La squadra di D’Aversa, massacrata dagli infortuni e dalle squalifiche, ci ha provato fino in fondo, buttando però sul campo più la grinta e la determinazione che le idee. E alla lunga la mancanza di lucidità in fase di costruzione è ciò che penalizza il Parma di fronte a un Verona solido, compatto, forse scolastico nella gestione della manovra, ma sempre vivo e presente.
Strategici al centro
Dopo il gol di Lazovic, un destro da fuori area davvero pregevole, i ragazzi di Juric non si sono chiusi davanti alla propria area, ma hanno continuato a spingere sull’acceleratore e hanno disegnato con pazienza trame che, con un centravanti più efficace di Stepinski, probabilmente avrebbero avuto un miglior esito. Il tandem Amrabat-Veloso, supportato dai costanti rientri di Verre in mezzo al campo, ha tenuto in mano la partita fino a che non sono venute meno le energie. Nel primo tempo, a parte un paio di tentativi di Gervinho (uno di piede e l’altro di testa), il Parma non produce granché: i centrocampisti sono spesso in ritardo nel recupero del pallone e non riescono a pressare con i tempi giusti. Brugman è leggerino quando si tratta di contrastare e lento quando, invece, si deve organizzare l’azione. Kucka e Barillà non sono in gran spolvero e da ciò si evince che, per vedere qualcosa d’interessante, bisogna attendere che si mettano in moto Gervinho, Karamoh e Kulusevski. Il Verona, con il solito 3-4-2-1, è bravissimo a non dare spazio alle due frecce emiliane e contiene la frenesia e le iniziative di Kulusevski con opportuni arretramenti di Amrabat e di Veloso. Alla fine l’occasione più nitida, prima dell’intervallo, ce l’ha la squadra di Juric: zuccata imperiale di Kumbulla sulla quale Sepe deve compiere una maxi-parata.
Poche alternative
La ripresa si apre con un lampo di Gervinho che, dopo un triangolo con Kulusevski, calcia a colpo sicuro e il pallone si stampa sulla traversa. E’ il quarto minuto e ci sarebbe tutto il tempo per organizzare la rimonta, ma dopo la gran fatica di San Siro il Parma non è brillantissimo e in panchina ci sono poche alternative. Il Verona, saggiamente, si abbassa, la difesa diventa «a cinque», i mediani si stringono e là davanti resta soltanto Stepinski a fare la guerra contro i difensori emiliani. Lazovic spaventa Darmian (minuto venti) e poi i veneti, passo dopo passo, arretrano e chiedono al portiere Silvestri di fare gli straordinari. Il colpo di testa di Dermaku, su azione da calcio d’angolo, sembra destinato in rete, ma i riflessi di Silvestri sono da gatto. Così come reattivo è il portiere del Verona quando Karamoh, dalla zona sinistra dell’area, piazza un diagonale tanto potente quanto velenoso. Niente da fare. L’organizzazione difensiva di Juric tiene, nonostante l’arrembaggio degli emiliani che nel finale ci provano con frequenti traversoni dalle fasce. L’ingresso di Sprocati, schierato da terzino sinistro al posto di uno spento Pezzella, garantisce al Parma quel po’ di sprint che serve per mettere il Verona con le spalle al muro. Ma, aggrappati a Kumbulla e a Veloso, che è sempre determinante quando si tratta di gestire il disimpegno, i veneti non crollano e danno la sensazione di essere una squadra in crescita: aggressivi quando serve, saggi quando si deve organizzare la ripartenza. Il Parma, invece, al netto delle assenze, denuncia un gap di determinazione che, in partite tirate come queste, può risultare decisivo.