La Gazzetta dello Sport

INTER, ECCO TUTTI I SEGRETI DEL LU-LA PARK

Azzurri avanti due volte e raggiunti dalla Dea Il finale è rovente: Ancelotti viene espulso

- di Angioni, Stoppini

Cominciamo dal fondo. Secondo tempo. A ridosso del 40’, il Napoli, in vantaggio 2-1, attacca. Llorente e Kjaer si avventano su un cross. Lo spagnolo mette un gomito in faccia al danese nel tentativo di guadagnare posizione, il danese perde di vista la palla, si aggrappa, finiscono a terra. Il Napoli, e tutta Napoli, chiedono il rigore, mentre l’Atalanta riparte e va a fare gol con Ilicic (41’). Si scatena il finimondo. Proteste, le panchine in campo. Espulsi Ancelotti e un dirigente, ammonito Insigne che sbraita. Koulibaly si rifiuta di riprendere il gioco. Manca solo un emiro del Kuwait come nell’82. Giacomelli osserva in balia dell’isteria generale. Finisce 2-2 in un San Paolo livido.

Ingenuità e maturità

Il Napoli ha giocato un’ottima partita. Ha fatto meglio e di più. Avrebbe meritato i 3 punti. Ma se ha fallito l’aggancio ai bergamasch­i, non è stato per colpa di Giacomelli, ma per le sue ingenuità. Perché all’inizio, quando l’Atalanta rischiava una lezione da City, dopo l’1-0, ha sbagliato troppo e perché anche sul 2-1 ha dilapidato match-point. E perché, a meno di 5’ dal termine, invece di arretrare a difesa di una vittoria che poteva dare la svolta, si è fermato a protestare, concedendo la cavalcata letale a Ilicic. L’Atalanta, in versione minore, non ha rubato nulla. Ha costruito meno del solito e sbagliato di più. Ma attenzione: ha riacciuffa­to due volte la partita quando sembrava morta. In genere, quando è stata messa sotto, la Dea ha sempre pagato caro, da Guardiola

in giù. Stavolta ha finito in piedi. Anche questi sono segnali di crescita. L’Atalanta perde il passo di Juve e Inter ma il punto è d’oro. Il Napoli, che sognava l’aggancio al 3° posto, si ritrova fuori dalla zona Champions, scavalcato dalla Roma che affronterà sabato. Otto punti dalla Juve sembrano una resa.

La Dea dorme

Ufficiale: la sveglia dell’Atalanta ha dei problemi. La Dea sbadiglia quando gli altri sono già al lavoro: in 5 partite su 10 è passata in svantaggio. Pure al San Paolo. In una ventina di minuti concede il gol di Maksimovic (16’), il palo di Milik (’22) e ha bisogno di un paio di miracoli di Golini. Una grandinata. Se non vedi nessuno che zompa in anticipo, se attorno alla palla non si raccolgono bergamasch­i per scambiare nel breve, se nessuno bracca rabbioso l’avversario che taglia in area, vuol dire che non è vera Atalanta.

Senza furore, diventa una squadra normale. Gasperini, forse intuendo il pericolo, ha preferito Pasalic a Muriel, per infoltire filtro e palleggio, ma se Pasalic sta oltre la linea della palla, al fianco di Ilicic, serve a poco.

Bravo Carlo

L’ottima sgommata del Napoli non nasce però solo dalle omissioni orobiche. Quella volpe di Ancelotti fa tutto quello che più dà fastidio alla Dea. Esempio: imbucare uomini alle spalle degli esterni di Gasp. Soprattutt­o a destra, dove Di Lorenzo sta altissimo e si sovrappone a Callejon. Non a caso i due armano dal fondo la prima occasione di Milik e il gol di Maksimovic. Altra kriptonite per l’Atalanta, che ama raccoglier­si attorno alla palla: i cambi di gioco. In questo Insigne è maestro, infatti una sua sventaglia­ta innesca il vantaggio. Terza polpetta avvelenata: le imbucate e le palle oltre la linea che fecero ricchi

Sterling e Aguero. Questo è il punto. Il City, quando ha preso per il collo l’Atalanta le ha segnato 5 gol, il Napoli uno solo, nonostante un parziale di 7 tiri in porta a 1. Il palo di Milik con più cattiveria sarebbe diventato gol. Sprechi pericolosi perché prima o poi la Dea fa la doccia e si sveglia. Accade al 41’.

Rabbia e Roma

L’azione inizia bassa a sinistra e finisce alta a destra dove Freuler infila un complice Meret. Un lampo che ha attraversa­to il campo in diagonale. Abbiamo contato 12 tocchi ininterrot­ti. Ecco, questa è la vera Atalanta. Qui notiamo che il Napoli, dall’11’, non ha più in campo in suo miglior frangiflut­ti: Allan. A inizio ripresa, sembra che la Dea possa sorpassare un Napoli avvilito, trascinata da un favoloso Ilicic e dal tuttocampi­sta Gomez. Invece, con un Mertens al posto dello spettrale Lozano, Ancelotti

riprende in pugno il match, mentre l’Atalanta ripiomba in modalità Permaflex. La palla che perde a centrocamp­o De Roon (De Ronf?) rende bene l’idea. Troppo facile per l’ottimo Fabian alzare ancora la palla oltre la linea e per Milik aggirare Gollini (26’). Un gol che sembra una sentenza, invece la Dea rincorre con Muriel e incendia il finale da saloon. Gasperini difende una classifica d’oro, ma dovrà continuare a lavorare sulla fase difensiva. Troppo spesso l’Atalanta sembra un elegantiss­imo mezzo busto televisivo che sotto, nella parte non inquadrata, indossa boxer e pedalini. Ancelotti dovrà essere bravo a convertire la rabbia in energia buona da scaricare sabato sulla Roma. C’è ancora tempo per la vittoria della svolta.

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