Zaniolo gol e Roma in dieci Ma è un poker Champions
A Udine apre Nicolò poi Irrati caccia Fazio. I giallorossi, ora quarti, dilagano con Smalling, Kluivert e Kolarov
più per la maggior parte del tempo è un disastro. La panchina di Tudor adesso è un terremoto. Difficile che il croato riesca a stare in piedi: la sua squadra sembra essersi spenta di colpo.
La chiave
Non c’è stata partita fin dall’inizio. Con gli uomini contati e la buona notizia Under in panchina, convocato dopo una vita, Fonseca ha riproposto Mancini in mezzo con Veretout, ma in realtà fungeva da centrale difensivo perché Santon e Kolarov stavano altissimi e lui si abbassava tra Smalling e Fazio. Tanto, fatta eccezione per qualche lancio lungo dove Lasagna creava qualche disagio, problemi non ce n’erano. L’Udinese, evidentemente ancora frastornata dalle sberle dell’Atalanta e incitata in modo poco carino dai suoi tifosi, sembrava impotente davanti alle manovre ariose della Roma, alla velocità di Kluivert, alle salite di Kolarov e alla prorompente fisicità di Zaniolo. In più, in fase di possesso commetteva troppi errori nei passaggi, nei lanci, negli interventi difensivi. Da un errore infatti - Samir sorvolato dal lancio di Kolarov - è arrivato il vantaggio di Zaniolo che tutto solo davanti a Musso l’ha beffato con un tiro-tunnel. Primo gol in trasferta della sua carriera per il baby-talento, nello stadio dove ha debuttato in nazionale, decima rete in giallorosso. Era passato soltanto un quarto d’ora ma il gol era nell’aria da subito. Poi la Roma ha sprecato anche un paio di ghiotte occasioni. Una superiorità imbarazzante fino all’espulsione tanto contestata di Fazio per una spinta a Okaka che Irrati ha giudicato come fallo in chiara occasione da gol. Ma l’Udinese non sembrava affatto in superiorità numerica e la Roma, risistemata in un 4-4-1 con Mancini difensore «fisso» ha portato in serenità il vantaggio nello spogliatoio. Ci si aspettava una reazione dei friulani, qualche cambio da parte di Tudor. Invece, zero assoluto. «Solo» Barak per Mandragora, tra l’altro uno dei meno peggio. E si è scatenata la Roma, come se in undici giocasse lei. Smalling, un totem in difesa, si è presa la soddisfazione del gol su angolo di Veretout. E il terzo gol è stato il manifesto del Fonseca pensiero. Una ripartenza turbo con 5 giocatori coinvolti e pochi tocchi e il passaggio preciso di Pastore per il taglio di Kluivert: dribbling secco e gol. Poi Kolarov ha chiuso il conto su rigore.
Spettacolo
Poco da dire, la Roma è stata uno spettacolo. In tutti i suoi uomini: al di là dei soliti noti, Mancini è cresciuto tanto, anche in duttilità, Santon sembra decisamente recuperato al grande calcio, Kluivert è sempre più arrosto e meno fumo, è rinato persino Pastore. Sono i successi di Fonseca. Che nel finale ha fatto partecipare alla festa anche Cetin, Perotti e Florenzi, per far rifiatare qualcuno in vista della sfidona col Napoli all’Olimpico. Ora la Roma non può più navigare sotto traccia. Ora i fari sono ben puntati anche su di lei.