Lapadula spinge il Lecce La Samp si rialza al 91’
Un colpo di testa di Ramirez fissa il pareggio finale ma la squadra di Ranieri resta in grandissima difficoltà
Claudio Ranieri non è un uomo sfortunato. E se il punticino ancora non basta per staccarsi dalle profondità in cui si è inabissata la Sampdoria né per placare i fischi finali del pubblico blucerchiato, è pur sempre un mattoncino su cui costruire. Anche perché stava per andare peggio. È servita un po’ di fortuna, qualche centimetro, e – forse non è un caso – l’uomo di nome Gastone, come il cugino di Paperino baciato dalla dea bendata.
Recuperi chiave
Il primo minuto di recupero di ognuno dei due tempi è il momento chiave della partita, due particolari che potrebbero cambiare il travagliato campionato della Samp, o quantomeno non peggiorarlo, per il momento. Al 46’ del primo tempo, la disperazione cala su Marassi: il Lecce è già in vantaggio per 1-0, Audero ha deviato sulla traversa un tiro di Falco ma sulla ribattuta Shakhov ha colpito Ferrari. Sul braccio, pensa l’arbitro Massa, che concede rigore e mostra il rosso al difensore doriano. Ma la Var smentisce. Avanti veloce e si arriva al 46’ del secondo tempo, quando la disperazione è ormai lo stato d’animo con cui la Samp pensa di andare a letto. E invece su angolo da destra, Ramirez – nome di battesimo Gaston - stacca tutto solo di testa (chi doveva prenderlo, nelle assegnazioni a uomo del Lecce, non si capisce) e infila l’1-1.
Confidenza
Risultato giusto? Mah. Limitandosi agli ultimi dieci minuti di partita, forse sì: salvataggio di tacco di Mancosu su Quagliarella, appoggio a lato di testa del 27, doppia stoppata LucioniRossettini sempre sul Quaglia. Ma si era undici contro dieci per l’espulsione di Tachtsidis. E il
Lecce si era condannato a un finale di strenua resistenza, rinunciando quasi per forza alle uscite ragionate e alla lucidità. Per quel che precede il finale, e soprattutto in parità numerica, invece, molto più meritevole sarebbe stata la squadra di Liverani. Il Lecce dimostra coraggio nel cercare il rischio su certi passaggi inter-linee, costruzione collaudata, attenzione nel posizionarsi sulle traiettorie avversarie. E soprattutto una confidenza nei propri mezzi che alla Samp proprio manca. I blucerchiati si applaudono anche quando sbagliano appoggi di dieci metri (buona l’idea…), i giallorossi vanno in buca con un’azione da applausi: sponda di petto di Lapadula, finta e assist di Shakhov per lo stesso 9 davanti ad Audero. Non da squadra che deve solo salvarsi, insomma. Come molte altre giocate.
Le mosse
Ranieri piazza Bertolacci sulle tracce di Tachtsidis, ma se una fonte si esaurisce il Lecce sa dove farne sgorgare altre. Falco e Lapadula sugli esterni, con Shakhov che rincula e riparte e Tabanelli che sgobba a sinistra, tendono il tessuto difensivo della Samp da un lato all’altro, rendendolo fragile. La pressione avanzata dei blucerchiati in parte funziona e permette di creare tre chance (Gabriel chiude su Bonazzoli in avvio e poi su un suo colpo aereo, Quagliarella appoggia a lato di testa: tutto nel primo tempo), ma quando salta la prima linea il campo si spalanca. E se ha un difetto, il Lecce, è quello di non chiuderla quando la Samp non sembra avere idee per risollevarsi. Potrebbe farlo con Lucioni di testa, Petriccione da fuori, la “famosa” doppia chance FalcoShakhov a fine primo tempo.
Indicazioni
La ripresa è più ingarbugliata e “povera” di contenuti e occasioni. Ranieri pesca in panchina Ramirez poi Rigoni e Leris, ma più che gran palloni dalle fasce – senza precisione – non ottiene. Il Lecce in dieci prova a chiudersi e molla sull’ultimo pallone buono. Frutto, forse, proprio del caos finale. Il terzo pareggio di fila, dopo quelli con Milan e Juve, ha forse meno sapore dopo la vittoria sfumata, ma in chiave-salvezza dal Ferraris si capisce comunque chiaramente chi sta meglio.