La Gazzetta dello Sport

Lotta di potere Leclerc contro Vettel: chi finirà davanti?

I 3 GP che mancano deciderann­o la supremazia in Ferrari, pensando al 2020 Charles ha più vittorie e più pole ma nelle ultime 4 gare Seb è andato meglio

- Di Mario Salvini INVIATO AD AUSTIN (STATI UNITI)

Era stato proprio al ritorno da questa stessa trasferta americana, un anno fa, al termine dell’accoppiata (ai tempi invertita) Austin-Città del Messico, che Maurizio Arrivabene staccò quella frase ormai celebre sul giovane ferrarista da poco annunciato: «Leclerc dovrà fare esperienza, imparare come una spugna da Vettel». È facile fare gli ironici, adesso. Ma pur sapendo tutti le meraviglie che già da qualche stagione si raccontava­no del Piccolo Principe, era difficile immaginare quel che ha fatto nell’anno trascorso da allora a oggi. Ovvero due vittorie, e sette pole, e un totale di 236 punti. Sei in più di Sebastian Vettel. Così che adesso, arrivando a Austin, con le Mercedes già in orbita col sesto titolo costruttor­i e il sesto in arrivo per Lewis Hamilton, scatta la volata del mini campionato nel campionato. Charles contro Sebastian. Sfida cominciata già da un pezzo, fin da inizio stagione, altro che «fare esperienza». E che ora è alla resa dei conti: tre gare da correre, con 6 punti di ritardo del capitano dal debuttante.

Che metafora

Verosimilm­ente è da immaginare che i due arriverann­o ad Abu Dhabi con bottini molto simili, e dunque la razionalit­à suggerireb­be di non dar troppa importanza a qualche punticino in più o in meno. E non è che a Maranello saranno lì in attesa di cambiare i loro piani a seconda di chi dei due finirà davanti all’altro. Ma non tutto è logica e ragionevol­ezza: questo è sport, e nello sport contano anche i simboli. Leclerc meglio di Vettel a fine campionato, oltre a essere uno scenario davvero difficile da immaginare un anno fa, sarebbe un esito dal forte valore metaforico. Liuzzi, Sebastien Bourdais e Mark Webber in Red Bull; Kimi Raikkonen nelle 4 stagioni in Ferrari), tutti tranne uno. Tranne Daniel Ricciardo. Nel 2014, dopo 4 titoli mondiali di fila, Seb fu battuto 167-238 dall’australian­o esordiente in Red Bull. E Seb a proposito di simboli – l’anno dopo lasciò la scuderia.

Sfida aperta

Leclerc in un certo senso domenica in Messico ha dato ragione ad Arrivabene: «Devo imparare da Seb», ha detto riferendos­i all’esigenza di imporre le proprie idee sulle strategie. Frase non buttata a caso. La rivalità c’è, ed è aspra, lo raccontano le scie negate (Monza), le indicazion­i dei box ignorate (Sochi), i marcamenti reciproci al via (Suzuka), ma sempre con toni civili. Charles e Seb, oltre che due fuoriclass­e, sono persone intelligen­ti. Leclerc ha il sorriso dell’inattaccab­ile. Ha più vittorie (2-1) ed è andato molto meglio del collega in qualifica (11-7, davanti in 10 degli ultimi 11 GP). Pur non avendo nessuna intenzione di permetterl­o, è consapevol­e che se Seb lo supererà sarà di poco, e in ogni caso sarà un trionfo. Per contro Vettel, messo sotto pressione e processi anche per via del confronto col compagno, da un po’ ha reagito con veemenza. È arrivato meglio in 3 degli ultimi 4 GP, e in generale in quanto a piazzament­i in gara siamo 11-7 per lui. Con 78 punti ancora sul piatto, la gara interna è aperta. Senza dimenticar­e che a Austin (e poi a San Paolo, e ad Abu Dhabi) le auto da battere sono le Mercedes. Perché il campionato è deciso, ma il 2020 è già qui, vicinissim­o. E i simboli - i segnali - in questo sport sono importanti.

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Charles Leclerc, 22 anni, e Sebastian Vettel, 32
IPP Faccia a faccia Charles Leclerc, 22 anni, e Sebastian Vettel, 32
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