Tutto per la pole Perciò la rossa è al limite in gara
Il consumo elevato della power unit e l’assetto a volte penalizzano la SF90
Anche in Messico la Ferrari SF90 ha dimostrato di essere estremamente competitiva in qualifica. Lo confermano le nove pole position sinora ottenute. Per contro solo tre sono state le vittorie partendo dalla prima posizione. La discrepanza tra i due dati è stridente e non si può spiegare solo con gli errori strategici del muretto. Per due volte, infatti, anche l’affidabilità non ha permesso di concretizzare le premesse del sabato: nello specifico in Bahrain, con Leclerc vittima di un problema alla centralina di comando di un iniettore, e in Russia, dove un problema alla Mgu-H ha costretto al ritiro Vettel causando la Virtual Safety Car di cui Hamilton ha beneficiato per il suo pit stop vincente. Nelle restanti sette gare, escludendo strategia e affidabilità, la SF90 ha mostrato di possedere prestazioni all’altezza della concorrenza, anzi di essere talvolta in vantaggio, seppure di poco.
Pacchetto Singapore
Il pacchetto aerodinamico introdotto a Singapore ha incrementato il carico prodotto con uno spostamento del centro di pressione verso l’avantreno, rendendo la monoposto precisa in inserimento e in uscita di curva. Ma in gara si è assistito a un doppio fenomeno. Da un lato, su alcune piste le prestazioni della power unit 064 Evo 3, attuale riferimento per gli avversari, sono costate un prezzo in termini di consumi, costringendo i piloti a usare solo in parte la potenza. Inoltre l’impressione è che in Messico sia stata sacrificata in parte la velocità della SF90 in rettilineo per ricercare il massimo carico aerodinamico e contrastare la rarefazione dell’aria in alta quota. Per partire in prima fila è stato sacrificato il passo gara. Anche se poi è servita l’intuizione degli strateghi di Wolff perché la Mercedes passasse in testa e ci rimanesse grazie alla gestione di gomme di Hamilton. s