La Gazzetta dello Sport

CI PENSA LUI

CR7 SEMPRE DECISIVO SI PROCURA UN RIGORE E LO SEGNA AL 96’ LA JUVE TORNA PRIMA

- Di Pierfrance­sco Archetti INVIATO A TORINO

Ronaldo spietato: un bel Genoa a lungo in 10 deve arrendersi Nel finale espulso pure Rabiot Sarri: «Fatti troppi errori» Thiago Motta: «Arbitro severo»

Cristiano Ronaldo vorrebbe giocare soltanto le partite importanti, come ha detto in questi giorni a France Football, però alla Juve servono anche queste presenze in sfide non proprio con attesa spasmodica, per migliorars­i nel quotidiano. Il portoghese a Lecce non c’era, è normale che a quasi 35 anni senta il bisogno di una gestione della sua macchina fisica; se all’inizio della stagione scorsa anche una sua sostituzio­ne sembrava lesa maestà, adesso siamo già a due trasferte saltate. Sembra però che anche contro il Genoa, in 10 per tutta la ripresa, non gli venga tanta voglia di spolverare la sua lista di gol. Quando però comincia a sbagliare troppo, gli salgono orgoglio e superbia: non sarà un duello di Champions o un torneo con le nazionali, però i tre punti servono per il sorpasso sull’Inter. Nel recupero CR7 infila la rete del 2-1, però è in fuorigioco: annullata via video. Ma al 96’ tocca ugualmente quota 702 con un rigore che lui stesso si è procurato. E la Juve torna in testa.

I motivi

Se Sarri risupera Conte, non è però perché la Juve si mostra in versione tritatutto, seguendo il linguaggio e i desideri del tecnico. La famosa cattiveria mancata di recente resta spesso in secondo piano rispetto agli errori. Ora, pensare che la Signora degli otto scudetti consecutiv­i sia diventata di colpo una Biancaneve gentile e delicata verso il prossimo è forse una speranza per gli avversari più che una certezza oggettiva. Tuttavia, la maschera da Crudelia De Mon viene usata sporadicam­ente e, se qualcuno ha la decenza di indossarla, costui è Paulo Dybala. Quasi tutta la produzione offensiva passa da lui, l’argentino in questo mese si è fatto apprezzare anche da Sarri, con 4 gol in 4 partite, tutto compreso. Stavolta non segna però i fruscii leggeri del numero 10 diventano passi pesanti per la difesa del Genoa. Quando si accende lui si accende pure la partita; prima con un tiro dal limite, poi con una percussion­e in cui sembra passare tra le maglie rossoblù. Radu gli prende tutto, anche nel secondo tempo. Il portiere manca invece l’uscita su Bonucci nel gol dell’1-0.

La coperta della Juve

Come contro il Brescia, il Genoa deve subire la rete per rialzarsi, ma la Juve fa di tutto per riportare in equilibrio la contesa. Prima Rugani regala una punizione a Schone (bene Buffon), poi Alex Sandro dona il pareggio a Kouame, tramite passaggio al centro sbagliato. Che poi l’attaccante tiri di desostitui­ti stro e segni di sinistro, non fa parte del regno della magia, ma di quello dei rimpalli fortunati tra i due piedi. Sarri non ha coperte corte, come quelle di cui si lamenta Conte; lui può rotolarsi in un piumone extra large, da letto a molte piazze. Fuori Pjanic e Higuain, oltre a Chiellini, ma la Juve può coprire il campo con pirati di lungo corso, tipo Buffon, Khedira e Matuidi. Se il primo non scivola mai e arriva a -3 dal record di Maldini (647 a 644 presenze in A), gli altri slittano nelle pozzangher­e e vengono poi da Rabiot (espulso nel finale) e Ramsey. Pure il terzo cambio (Costa per Bernardesc­hi) dà più elettricit­à allo sprint della Juve. I dubbi su alcune scelte vengono prima: Rugani, mai un minuto in campo prima d’ora, sembra far tutto bene al posto di De Ligt ma soltanto fino alla punizione (con giallo) che ridesta il Genoa. Con Bentancur non si può avere la fluidità di gioco di Pjanic, ed è più Bonucci che fa partire l’azione; ma anche da Bernardesc­hi, sistemato dietro le punte nel 4-3-1-2, arriva po

co se non il dinamismo per l’aggression­e alta. Sente anche lui dei fischi.

Genoa coraggioso

Fino all’espulsione di Cassata a inizio ripresa (ma il secondo giallo sembra esagerato), il Genoa resta ad altezza Juve. Se non ci fossero stati gli sbagli nel recupero di Sanabria (anche il fallo da rigore), il pareggio sarebbe stato una festa, considerat­a l’inferiorit­à. Motta si presenta con un 4-2-3-1 dotato di esterni offesivi affilati: Kouame e Pandev avrebbero l’ordine di far preoccupar­e Cuadrado e Alex Sandro. Ci riescono solo sul brasiliano. Schone in mezzo gestisce i tempi, Kouame non si fa scappare l’occasione per il quinto gol. Motta in 10 poi passa al 44-1 lasciando alcune palle gol sporche alla Juve, senza però rinunciare a giocare. Contro l’Udinese conterà di più, ma reazione e idee possono aiutare nella risalita.

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AFP

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