La Gazzetta dello Sport

Roma e Lazio che show Cairo, fiducia a Mazzarri e in ritiro per il derby

Necessari i 3 punti: «Dobbiamo essere migliori nello spirito». Castillejo in pole

- di Berardino, Bianchi, Cecchini, Cecere, Cieri, Pugliese

Imputato, si alzi. Ecco, in questo momento l’unico che da Milanello a Casa Milan - potrebbe restare seduto è Stefano Pioli. Ovvero l’unico non imputabile. Certo, con un punto in due partite la partenza è stata falsa, anche perché la prestazion­e di Roma ha guastato il buono assaporato contro il Lecce - ma il Diavolo quando si toglierà il vizio di fare due passi indietro dopo averne finalmente fatto uno avanti? -, però i giorni di lavoro pieno sono ancora pochi e, in generale, un club che negli ultimi anni ha divorato un allenatore dietro l’altro fa capire come le colpe vadano ricercate ben al di là delle guide tecniche. Per invertire la tendenza Pioli ha due armi: la testa e le gambe. In vista di questa sera a San Siro - dove sono attesi 45 mila spettatori e dove il Milan ha conquistat­o un punto nelle ultime tre apparizion­i - le userà entrambe perché il malato è grave e occorrono cure poderose prima di maneggiare il trittico terribile con Lazio, Juve e Napoli. Gambe significa, da quanto filtra, cambi in tutti i reparti. E testa significa proseguire l’impervio lavoro su autostima, convinzion­i e atteggiame­nto dei giocatori. Ieri in conferenza il tecnico ha risposto così a una domanda: «Chi vi dice che prima di arrivare al Milan io non abbia letto Jung e Freud?».

Numeri shock

Tutti sul lettino dello psicoanali­sta allora, e d’altra parte Pioli lo ha fatto capire fin dai primi minuti vissuti a Milanello: questo è un gruppo che va raddrizzat­o innanzitut­to mentalment­e. Ecco perché i colloqui personaliz­zati sono stati parecchi, e altri parecchi ce ne saranno. Ed ecco perché alla vigilia di una partita che il Diavolo non può fallire (appunto in previsione degli Ottomila da scalare successiva­mente) l’allenatore tira in ballo concetti come responsabi­lità, spirito, orgoglio, consapevol­ezza. Che mal si accompagna­no a una squadra capace di perdere cinque partite su nove, segnando una media di un gol a gara e subendone una media di due nelle ultime sei uscite (con svenimenti continui nell’ultima mezzora: otto reti sulle tredici incassate sono arrivate proprio in quella finestra). È per questi motivi che a Pioli viene semplice dire: «Questo non è il vero Milan, siamo migliori di ciò che si vede in questo periodo». Fa parte della seduta psicoanali­tica.

Questione di spirito

«Io sono uno che ai giocatori sta vicino, parla con loro, spiega come si fa a diventare squadra. Il tecnico di un gruppo così giovane deve essere credibile e convincent­e. Voglio gente motivata, orgogliosa, arrabbiata e che non si risparmia. Voglio uno spirito battaglier­o: siccome in questo momento non possiamo essere i migliori tatticamen­te e tecnicamen­te, allora occorre esserlo nello spirito. Se ci crediamo tutto è possibile. La società? Non ho mai avuto una presenza così assidua da parte della dirigenza come al Milan. C’è sostegno e supporto per me e per i giocatori da persone di grande com

petenza». Già, competenze. Le stesse che Pioli chiede ai suoi ragazzi e qui torniamo al discorso delle gambe. Alcune saranno diverse dal consueto. Quelle di Duarte in difesa per esempio, quelle di Bennacer in mediana. E attenzione al colpo di scena in avanti: nelle ultime ore sono salite bruscament­e le quotazioni di Castillejo, che potrebbe dare ai tifosi la «soddisfazi­one» di vedere in panchina Suso dopo una vita da titolare. Scelte pesanti, sperando che la notte di Halloween non sia popolata solo da streghe.

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Stefano Pioli, 54 anni, è alla terza gara da allenatore del Milan: subentrato a Giampaolo dopo la 7a giornata, ha raccolto un punto in due partite
AP Subentrato Stefano Pioli, 54 anni, è alla terza gara da allenatore del Milan: subentrato a Giampaolo dopo la 7a giornata, ha raccolto un punto in due partite

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