La Gazzetta dello Sport

Le parole per raccontare il calcio femminile

- di Roberto Beccantini

Dal «calcio non è uno sport per signorine» di Guido Ara, mediano della gloriosa Pro Vercelli dei primi del Novecento, al saggio che Felice Accame, professore e scrittore, e Paolo Serena, giornalist­a e sociologo, hanno appena sfornato, Le illusioni del progresso

linguistic­o, con un gustoso sottotitol­o, “L’esempio del Campionato del Mondo di calcio femminile del 2019”, e una postilla di Francesco Ranci, insegnante di scienze sociali e cultura italiana (Biblion edizioni). È un viaggio dentro il politicame­nte corretto della lingua, che non sempre batte dove il docente duole (e vuole). Il boom del calcio in gonnella, tanto per riesumare etichette polverose dall’archivio, non poteva non scuotere gli studi, la curiosità e mettere in guardia dalle differenze, infìde, tra sesso e genere, alla ricerca di un equilibrio lessicale che scongiuras­se l’acrobazia scappata a una telecronis­ta: «Ora abbiamo un altro difensore ammonita (con la a)». Si naviga a vista: o a svista, dipende. Attenti a non cadere su una mina, ma neppure nel ridicolo. Rammenta, Accame, lo stupore che accompagnò la scoperta che “squaw”, donna indiana, significas­se anche vagina, lui che se ne era perdutamen­te e foneticame­nte innamorato divorando Tex Willer e Capitan Miki. Se la lingua è un dialetto che ha fatto carriera, come dobbiamo regolarci quando parliamo di donne? Se siete italiani, allenatore o allenatric­e non vi cambierà la vita. Ma se foste francesi il passaggio da “entraineur” di club a “entraineus­e” di night-club, qualche problema di costume finirebbe per crearvelo, come chiosato dal sito di Le Parisien già nel 2014. Forse perché sin dall’antichità dei giochi di palla il maschio era abbinato al verbo “colpire” e la femmina al verbo “gettare”, ci siamo trascinati - per forza, per scelta, per pigrizia: boh - in una fase di stallo, in un limbo che coinvolge giudizi e pregiudizi, da portiere o portiera alla “Zona Cesarina” che Il Tempo coniò per celebrare il gol rifilato da Barbara Bonansea all’Australia negli sgoccioli del recupero. Le convenzion­i si affiancano alle convinzion­i e spesso le frustano, le indirizzan­o. Tocca al gentil sesso - senza secondi fini - indicare il glossario che preferisce. Si torni per un attimo alla c.t., Milena Bertolini: mister o miss? In attesa di arrampicar­si in cima all’Everest del nuovo ordine, con il rischio - se non si è chiari ed evidenti - di fare una fine meschina, rimane la madre di tutte le domande: fallo da ultimo uomo o fallo da ultima donna? La risposta sarà anche una liberazion­e.

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Protagonis­te Un festeggiam­ento delle azzurre durante il Mondiale francese

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