«Berrettini, ora tocca a te Le Finals ti fanno grande»
Panatta e Barazzutti unici italiani al Masters prima di Matteo Corrado: «Vinciamo in fretta la Davis, il capitano invecchia» di
Sono loro i padri della patria tennistica. Adriano Panatta e Corrado Barazzutti sono stati gli unici due italiani a raggiungere il «club degli otto» e partecipare al Masters prima di Matteo Berrettini, nuovo eroe della racchetta azzurra. Loro sanno bene che cosa vuol dire, quanto vale questo appuntamento. Panatta è l’antonomasia del tennis, trionfatore al Roland Garros nel 1976: «Ma al Masters, non si sa come, ci sono andato nel 1975 — ricorda —. Devo ancora capire il motivo visto che nel 1976 ho vinto molto di più... mah, cose strane che accadevano ai miei tempi». Un traguardo ambitissimo anche allora, anche se Panatta ammette di non aver mai fatto calcoli troppo precisi per raggiungerlo: «Il Masters era molto importante anche allora, ma oggi è un po’ più facile arrivarci. Quando giocavo facevo la mia programmazione, ma non studiavo il calendario con l’obiettivo delle Finals». Anche Corrado Barazzutti ricorda quel torneo come un momento fondamentale della carriera: «Era un appuntamento molto sentito — racconta —, io girai il mondo a fine stagione per cercare i punti decisivi. Dall’Europa mi spostai in Sudamerica. Il Masters ti rende particolarmente orgoglioso perché dopo una stagione ai vertici entri nel gotha dei primi otto del mondo e tu sei li con loro, non solo per partecipare ma per dimostrare che puoi battere i più forti».
Previsioni azzeccate
Entrambi conoscono e seguono Matteo da tempo, addirittura Panatta è stato decisivo per convincere i genitori a farlo diventare un professionista: «Fin da ragazzino si capiva che aveva la stoffa da professionista, la sua è stata una crescita esponenziale negli ultimi due anni, soprattutto quest’anno ha raggiunto risultati straordinari e queste Finals se le meritava tutte. Non sono una persona che si lascia prendere dall’ansia, ma ci ho sinceramente sperato che Berrettini potesse raggiungere il traguardo di Londra. È un ragazzo serio, molto educato, che ha sempre lavorato molto per
migliorarsi. Ora raccoglie i primi importanti frutti». Anche Barazzutti, aveva capito che il romano avrebbe fatto grandi cose: «Devo dire che per una volta ci avevo visto giusto e già due anni fa immaginai per lui una carriera da top player — sottolinea Corrado —. È serio, gioca bene, vuole sempre migliorarsi. Ormai gli sta stretta l’etichetta di giocatore tra i più forti del mondo tra i giovani: Matteo è un giocatore tra i più forti del mondo e basta. Quando ha affrontato Federer a Wimbledon e in parte anche Nadal a New York, non era ancora pienamente consapevole della sua grandezza e della sua forza, adesso credo che andrà al Masters per essere protagonista, provando a batterli se capiterà l’occasione».
Momento Magico
Tra una settimana Berrettini potrà finalmente entrare alla
O2 Arena di Londra da protagonista, tra i grandi: «Il ragazzo ha dimostrato tanto — chiude Panatta — si è guadagnato a pieno merito un posto tra gli otto migliori al mondo. Adesso il consiglio è di non pensare troppo a cosa succederà. Deve riposare, staccare un po’ la mente dal tennis, e riprendere ad allenarsi con tranquillità. Sarà protagonista di un grande torneo, ma non ha nulla da perdere e tutto da guadagnare, in primis altra esperienza». Ma la sua stagione non finirà dopo Londra, come ricorda Barazzutti, capitano azzurro: «Alla Davis abbiamo una squadra davvero forte, potremmo anche vincerla. Me lo auguro, e soprattutto spero accada in fretta, perché i giocatori sono giovani ma il capitano invecchia...».