La Gazzetta dello Sport

Segna sempre Correa Terzo gol nelle ultime 4 Lotito in tribuna esulta

Il match winner: «Rete importanti­ssima ma devo dire grazie a Luis Alberto per l’assist perfetto»

- Di Stefano Cieri ROMA

Ealla fine decide ancora lui. Nella stessa porta, sempre nel secondo tempo, ancora una volta senza possibilit­à di appello. Il 24 aprile scorso quel gol regalò alla Lazio una finale di Coppa Italia che poi la squadra biancocele­ste vinse, conquistan­do la settima Coppa della sua storia. Gol pesantissi­mo, dunque, ma quello di ieri è storico, perché a San Siro contro il Milan la Lazio non vinceva in campionato da trent’anni. Ci voleva il guizzo di Joaquin Correa per interrompe­re un sortilegio che durava dal 3 settembre 1989 (1-0 per la Lazio grazie ad un autogol di Paolo Maldini). Sul cioccolati­no servitogli da Luis Alberto il Tucu non poteva sbagliare. Poco ci è mancato che non entrasse in porta anche lui, tanta è stata la rabbia con cui ha scagliato quella palla. Lui che di solito i gol preferisce farli con tocchi di fino, come l’esterno con cui beffò Reina nella semifinale di Coppa Italia.

Cambio di passo

Ma per essere un attaccante completo i gol belli non bastano. Servono anche quelli banali. Quello di ieri non lo è stato, ma Correa lo ha comunque realizzato da attaccante vero piuttosto che da “esteta” del gol come è stato finora. E’ il quarto di questo campionato, il terzo nelle ultime quattro gare. Segno che quello che finora è stato il suo tallone d’Achille (lo scarso feeling con le realizzazi­oni) un po’ alla volta sta scomparend­o. Se dà continuità a questa evoluzione, se si mette a segnare gol normali oltre a quelli belli Correa può diventare un campione assoluto. «Il gol è stato importante non solo per me, ma per tutti - esulta l’argentino -. Luis Alberto mi ha servito un assist perfetto». Il Tucu ha fatto scattare in piedi il presidente Claudio Lotito che era in tribuna. E ha mandato in estasi pure il tecnico. «Joaquin - dice Simone Inzaghi nell’analisi post partita- è un gradissimo giocatore ed è pure un ragazzo straordina­rio perché è il primo che incita i compagni anche quando non gioca» Ed è per questo che, dopo il gol che ha sbancato il Meazza rossonero, Correa è stato sommerso da tutta la squadra, panchina ovviamente compresa. C’era anche Immobile, uscito una ventina di minuti prima per un risentimen­to muscolare, sostituito da Caicedo (poi k.o. anche lui). Il suo gol iniziale non era bastato per il successo, perché vanificato dall’autogol di Bastos. Ma anche la sua è stata una rete storica, perché è stata la centesima con la maglia della Lazio. «Sono davvero orgoglioso di questo traguardo - dice Ciro -. Ma sono ancora più contento per questa vittoria, ottenuta grazie ad un gol bellissimo del Tucu. Dobbiamo continuare così e stare con i piedi per terra».

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ANSA Decisivo Joaquin Correa, 25 anni, festeggiat­o da Cataldi dopo il gol

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