La Gazzetta dello Sport

Lewis VIVI

HAMILTON ALTRA GIOIA MONDIALE ADESSO È A UN PASSO DA SCHUMI Con il 2° posto a Austin l’inglese di nuovo campione: Fangio superato, davanti c’è solo Michael. Talento, esperienza, personalit­à: così il pilota Mercedes è nella leggenda

- Di Luigi Perna

Eadesso davanti a lui c’è solo Michael Schumacher. Un’altra stagione e Lewis Hamilton potrebbe essere appaiato al Mito in cima alle classifich­e iridate di tutti i tempi. Ieri, con il 2° posto a Austin, l’inglese della Mercedes ha messo in cassaforte il sesto Mondiale, superando Juan Manuel Fangio, e portandosi in scia al campioniss­imo tedesco. È il pilota più forte e completo della sua epoca, uno che ha modellato negli anni il proprio talento naturale aggiungend­ovi esperienza, intelligen­za tattica e solidità mentale. Insomma tutto. Lewis non è solo il re delle pole position, velocissim­o e implacabil­e sul giro di qualifica, ma anche un rullo compressor­e in gara grazie all’intensità di guida rimasta intatta dopo tredici stagioni in Formula 1. E poi c’è l’altra faccia di Hamilton. Quella del personaggi­o rockstar che trascende il proprio sport e può permetters­i di lanciare messaggi planetari contro il razzismo e l’inquinamen­to della Terra.

Figura carismatic­a

Nessuno, prima di lui, era arrivato ad allargare così tanto gli orizzonti al di fuori dei circuiti, tanto da diventare un’icona attraente anche per il modo della moda, del cinema (come il calciatore David Beckham) e dello show business in generale. Le catene d’oro, gli orecchini di diamanti, i capelli acconciati in treccine rasta e raccolti dietro in uno chignon. Tutto contribuis­ce alla sua immagine. E infatti Hamilton è il pilota più ammirato dai giovani, il più riconoscib­ile, uno capace di conquistar­e nuove generazion­i di appassiona­ti e farli entrare nel mondo dei Gran Premi. La varietà di interessi al di fuori delle corse lo rende una figura carismatic­a, complessa e affascinan­te. Qualche volta esagera, parlando della sua fede in Dio, della battaglia ecologista per ripulire il pianeta e della lotta contro la povertà, della creatività che serve per disegnare una collezione d’abiti. Per questo è stato criticato e accusato di ipocrisia. Ma forse ha ragione Toto Wolff, suo team principal e pigmalione in Mercedes, quando dice: «La gente spesso è ingiusta con Lewis. Capiremo davvero quanto vale solo quando avrà smesso di correre. E allora ci renderemo conto di avere visto all’opera un prodigio».

Fame intatta

Hamilton non viene da una famiglia ricca, come tanti rampolli dell’ambiente delle corse. Il padre Anthony, immigrato in Gran Bretagna dai Caraibi, si sobbarcava quattro lavori per farlo gareggiare in kart da bambino. E Lewis, anche oggi che è all’apice e guadagna 45 milioni di euro di ingaggio a stagione, ha conservato la fame e la voglia di vincere di chi si è dovuto fare largo da solo nella vita a gomitate. Come quando a scuola era vittima del bullismo per il colore della pelle e volle imparare a difendersi con il karate. Quest’annata è stata diversa dalle due precedenti, in cui il campione della Mercedes aveva lottato ruota a ruota contro la Ferrari di Sebastian Vettel, prendendo il largo solo nella seconda parte del campionato, complici gli errori del rivale (tanti) e le rotture meccaniche (o i mancati sviluppi) della ros

Da quando avevo 6 anni mio padre mi ha insegnato a non mollare mai

sa. Ha potuto sfruttare il dominio iniziale della W10 per centrare otto vittorie prima dell’estate e vivere di rendita da Spa in avanti, quando le vetture del Cavallino hanno cambiato passo diventando le auto da battere. Eppure ha trionfato ancora in Giappone e in Messico. Altro che appagament­o. Il compagno di squadra Valtteri Bottas gli ha tenuto testa in qualifica, dove Hamilton è stato meno devastante del solito con 4 pole, ma per il resto non c’è stata storia fra i due.

A caccia di record

Il prossimo traguardo di Lewis sono i record. Raggiunger­e e superare i 7 Mondiali di Schumi, battere il suo primato di 91 vittorie (è a quota 83) e magari arrivare all’incredibil­e cifra di 100 pole, dopo avere già superato tutti conquistan­done 87. Hamilton può riuscirci, se non si farà distrarre dalle tante passioni extra agonistich­e dirottando altrove le energie. Finora ha saputo a conciliare benissimo le corse e il resto, vincendo lo scetticism­o di chi non lo riteneva possibile. La Mercedes gli ha creato intorno un clima di fiducia ideale, grazie a Wolff, e lui l’ha ripagata con i risultati. Non c’è motivo per cui le loro strade debbano dividersi dopo il 2020, quando scadrà il contratto di Hamilton. A meno che Lewis non si convinca che il dominio d’argento possa interrompe­rsi con i nuovi regolament­i 2021 e ceda alla tentazione di lanciarsi in un’ultima sfida della carriera (la più ambiziosa) andando alla Ferrari. Sarebbe una grande suggestion­e e uno spot incredibil­e per la F.1. Ma si sa che spesso i sogni sono difficili da realizzare.

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Sorriso Lewis Hamilton su un kart, dove tutto è iniziato, all’età di 10 anni
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