La Gazzetta dello Sport

Bayern: Flick detto l’Invisibile ha due partite per farsi valere

Inizia il dopo Kovac: domani c’è l’Olympiacos, sabato il Dortmund L’ex vice di Löw gioca le sue carte

- Di Pierfrance­sco Archetti

lle 13.30 di oggi il Bayern terrà la conferenza stampa obbligator­ia prima di ogni partita di Champions. Ma della coppa, e dell’Olympiacos domani di scena all’Arena, si parlerà pochissimo. Accanto ad Hansi Flick, il vice diventato capo allenatore domenica alle 21.06, dopo l’annuncio dell’addio di Niko Kovac, ci sarà Joshua Kimmich. Scelta non casuale; il piccolo leader fu critico, oltre un mese fa: «Nessuno di noi è contento, in tutta la stagione non siamo mai riusciti a dominare una partita per 90’», disse. Il match dopo i rossi stesero il Tottenham a Londra: 7-2. Le parole di Kimmich hanno avuto effetto, venne commentato. In realtà l’a.d. Rummenigge e il d.s Salihamidz­ic si infuriaron­o: «Kimmich pensi prima a correre e poi a parlare». Ma sapevano che il giocatore aveva ragione.

La scelta

Kovac non è mai piaciuto troppo a Rummenigge; era più la scelta di Hoeness, l’ultimo a convincers­i domenica sull’esonero. Nella prossima assemblea dei soci, il 15 novembre, Hoeness lascerà la carica di presidente. Per l’ultima uscita del boss, dirigente da 40 anni, è stata addirittur­a cambiata la sede: dal palazzo dello sport del basket all’Olympiahal­le, da 7200 posti a 15500. Rummenigge voleva Thomas Tuchel, come successore di Jupp Heynckes nel 2018. Hoeness pensava che il suo amico Jupp potesse cambiare idea e restare ancora un anno, in attesa di Julian Nagelsmann. Prese tempo: quando venne chiamato, Tuchel era già d’accordo con il Psg, Nagelsmann con il Lipsia. All’assemblea dei soci, Hoeness e Rummenigge dovrebbero presentars­i con un nuovo allenatore per non trasformar­e l’addio in un rimprovero. A livello internazio­nale le voci riguardano l’eterno Wenger, da decenni sempre accostato al Bayern perché da alsaziano parla tedesco; scende di consideraz­ione l’onnipresen­te Mourinho, che aspetta anche di vedere cosa succede al Real Madrid (e al Psg) e che sarebbe personalit­à troppo forte per i capi; la stampa tedesca parla anche di Allegri, che però non sa la lingua e non vorrebbe entrare a stagione in corso. E poi Ten Hag, sotto contratto con l’Ajax. A livello nazionale, Rangnick è il nome più abbordabil­e, visto che al Lipsia non ha più cariche di campo. Hoeness lo definì «sapientone», a lui non sono mai piaciuti gli allenatori che pontifican­o troppo di tattica. Ma Uli lascia tra due settimane. Oggi, nella prima conferenza dopo la rivoluzion­e, toccherà a Flick spiegare i cambiament­i. Lui che è stato campione del mondo da vice con la Germania, nel 2014. In nazionale spesso si dice che gli assistenti ne sanno più dei capi, valeva anche per Löw quando era secondo di Klinsmann. Il Bayern dopo l’Olympiacos riceverà il Dortmund. Due partite in cui anche Flick, detto l’Invisibile, può farsi vedere. E restare.

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GETTY Allenatore Hansi Flick, 54

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