La Gazzetta dello Sport

Nessuno è come lui: ahi Atalanta, se ti manca Zapata...

Con Napoli e Cagliari si è sentito il peso dell’assenza. E pure con il City non ci sarà

- Di Andrea Elefante

Un allenatore vede prima le cose perché le vede tutti i giorni, non una o due o massimo tre volte alla settimana: va oltre le contingenz­e, analizza le risposte meno appariscen­ti dei giocatori, le parametra con le precedenti o le successive. Gian Piero Gasperini sabato, vigilia di Atalanta-Cagliari: «Zapata ci manca tantissimo». Non era facile dirlo quando la sua squadra, in assenza del colombiano, in campionato aveva appena segnato 12 gol in tre partite. Cinque firmati da Muriel, il suo sostituto naturale. E per chi fa di conto senza analizzare l’utilizzo degli attaccanti che fa il tecnico non era stato facile capirlo quando, vigilia di Atalanta-Udinese, a domanda sulla presunta ricchezza di scelte offensive dell’Atalanta aveva risposto: «Io questa abbondanza non la vedo: delle squadre del nostro livello siamo i più contati».

Indispensa­bile

Ma questa è un’altra faccenda. La questione che già la partita di Napoli aveva sollevato, e quella di domenica ha sottolinea­to, è l’imprescind­ibilità per questa squadra di Zapata. I numeri non mentono: non sarà un caso se, da quando è a Bergamo, prima di questo infortunio Duvàn era stato impiegato in 56 gare su 57 (saltò solo Inter-Atalanta per squalifica), che fosse da titolare (47 volte) o subentrand­o. Indispensa­bile: non al punto da creare dipendenza, ma da consentire al tecnico di fare scelte precise, in base al tipo di gara, e di avversaria, da affrontare. E per motivi diversi la partita di Napoli, e soprattutt­o quella con il Cagliari, avrebbero richiesto la sua presenza.

Duvàn fa respirare

Zapata è un attaccante che non ha un omologo nella rosa dell’Atalanta: Muriel, che non a caso Gasperini vede anche in coppia con lui, seppur non sempre, ha altre caratteris­tiche. Più rapidità, più soluzioni sul breve, anche più facilità di tiro (ma pure in questo il colombiano sta diventando micidiale), e però meno fisicità, capacità di tener su palloni e far salire la squadra, attitudine alla guerra con difensori duri e «sportellan­ti» come Pisacane. L’Atalanta con Zapata può sospendere ogni tanto le sue operazioni di martellame­nto per respirare, appoggiars­i di più sulle spalle del centravant­i, scegliere più spesso la sponda, lo scambio anche in spazi stretti, il gioco aereo: in sintesi, moltiplica­re le sue soluzioni offensive (e difensive, perché non è raro vedere Duvàn anche nella sua area), non solo le scelte del suo allenatore.

Nessun rischio

Gasperini non ne aveva molte, domenica: doveva rinunciare a uno fra Ilicic e Malinovsky­i per tenersi un cambio necessario per Gomez, reduce da otto partite consecutiv­e da titolare. Ha dato fiducia allo sloveno - che aveva giocato dall’inizio le ultime tre, e l’ultima a Napoli per 90’- che però con quel rosso ha fatto “autoturnov­er”. Ma anche domani sera, contro il Manchester City, gli uomini da ruotare saranno solo quattro, più Barrow: salvo sorprese non è ancora prevista la convocazio­ne di Zapata, che solo ieri ha ricomincia­to a lavorare un po’ in gruppo e potrebbe tornare fra i disponibil­i per Samp-Atalanta di domenica. Potrebbe, il condiziona­le è ancora d’obbligo. E nel caso partendo dalla panchina. L’ipotesi verrà valutata da giovedì e la strategia è chiara: non verrà corso nessun rischio, e si potrebbe anche decidere di utilizzare la sosta - con vista sulla Juve - per completare e perfeziona­re il recupero del colombiano. Ma Gasp aveva già previsto, e detto, anche questo.

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LAPRESSE Colombiano Duvàn Zapata, 28 anni, seconda stagione all’Atalanta

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