Toro al semaforo in attesa del Verdi per scattare in gol
La punta prelevata dal Napoli potrebbe agire da rampa di lancio per il tandem Zaza-Belotti
Bisogna tornare al gol, questo l’imperativo diffuso da Walter Mazzari nel dopo derby, partita che ha soddisfatto l’universo granata sotto molti aspetti e che, risultato a parte, ha lasciato sostanzialmente due grossi rammarichi: il rigore non fischiato e il dato relativo alle occasioni da rete. Sirigu è stato più impegnato di Szczesny (che pure ha salvato un gol su Ansaldi). Ergo, da adesso in poi serve un Toro più preciso in fase di rifinitura e più efficace nei sedici metri. E siccome quest’anno è stato aggiunto alla rosa un attaccante come Simone Verdi, diventa inevitabile che ci si aspetti da lui un aiuto importante per risolvere l’attuale anemia (11 reti all’attivo, 17 al passivo) e rimettersi in corsa per la parte alta della classifica. Diciamo quindi che è come se il Torino fosse fermo al semaforo in attesa che scatti il Verdi.
Come Simone Zaza?
Sia chiaro, nessuno all’interno dello spogliatoio granata intende scaricare su questo giocatore responsabilità o attese fuori dalla logica. E il fatto che sia stato inseguito sino all’ultimo giorno di mercato non deve farlo sentire in colpa se è tuttora alle prese con la fase di ambientamento al gioco di Mazzarri. Nella passata stagione, l’altro Simone dell’attacco, Zaza, impiegò praticamente l’intero girone di andata per arrivare a incidere sulle sorti della squadra. Quindi le auto ferme al semaforo non faranno rombare i loro motori e non si metteranno a strombazzare se per il via libera occorrerà un altro po’ di tempo. Intanto il giocatore sta dando al suo allenatore la più ampia disponibilità a ricoprire qualsiasi ruolo. Nel derby, prima di sostituirlo con Lukic, Mazzarri gli aveva chiesto di arretrare a mezzala sinistra per dare maggiore capacità di manovra a un Torino passato in svantaggio. E Simone si è adattato, ha obbedito. Una testimonianza di abnegazione che è stata molto apprezzata dallo spogliatoio.
Come Claudio Sala?
Del resto Verdi «sente» il Toro sulla pelle, è alla sua seconda esperienza in granata. Fu prelevato dal Milan non ancora ventenne per dare una mano alla risalita dalla serie B e l’anno successivo, il 2012, fece in tempo a debuttare nella massima serie prima di cominciare il giretto della maturazione, partito da Castellammare di Stabia. Ecco, a proposito di carriera giova ricordare come Verdi abbia messo assieme un bottino da goleador soltanto col Bologna edizione 2017-18 (10 centri in 34 partite). E’ una sottolineatura che serve a capire come nelle intenzioni estive di Mazzarri questo rinforzo sarebbe servito per poter passare al tridente variando il 3-5-2 che nello scorso campionato era stato il sistema più utilizzato. Insomma con Verdi è stata fatta alla squadra una iniezione di qualità, ampliando la potenzialità tecnica del reparto offensivo. Questa soluzione del tridente non è stata certo abbandonata ma è chiaro che la lunga assenza di Iago Falque ha impedito di fatto il varo di un 34-3 con due ali e un centravanti. Sistema, badate bene, provato di nuovo ieri nelle esercitazioni tattiche insieme con il 3-4-1-2. L’allenatore granata, insomma, sta lavorando per dotare la sua squadra di una maggiore capacità di fuoco. E non è detto che questo impegno non possa sfociare in un tridente formato da Verdi in versione Claudio Sala con Belotti-Zaza nei panni di Pulici e Graziani. Certo, questo è un altro calcio, le esigenze di equilibrio sono differenti. Ma un Verdi alla Claudio Sala può essere più di una suggestione.