Spadafora scrive alla Federcalcio «Ora leggi più dure»
Il copione è quasi lo stesso di sempre: i buu della vergogna, la frustrazione di chi se li sente addosso, il balletto riduzionista dei numeri, le dichiarazioni sui «pochi imbecilli». Con un’aggiunta a cura del capo ultrà della Verona: «Balotelli non è del tutto italiano». Frase allucinante. Forse è proprio leggendola che Vincenzo Spadafora dice che no, bisogna reagire. Il ministro dello Sport decide di scrivere al presidente della Federcalcio Gravina, a cui dà atto dell’«impegno e della sensibilità» sul tema della lotta al razzismo, inserito fra «le priorità più urgenti» ed elogia le recenti decisioni del consiglio federale. Annunciando «un’iniziativa legislativa che rafforzi il quadro sanzionatorio connesso a tali comportamenti». Se ne parlerà in un «tavolo aperto alla Figc». Dal canto suo Gravina è convinto che le norme federali comincino a dare risultato – gli arbitri che sospendono le partite, i buuu che non si ripetono dopo la prima volta – ma per alzare il livello della deterrenza, è necessario che arrivino degli interventi di ordine pubblico, utilizzando tutto ciò che la tecnologia può mettere in campo, a partire dal radar sonoro. L’obiettivo della Figc è quello di accelerare i tempi del vertice al Viminale con il ministero degli Interni.
«C’è tanto da fare»Spadafora aveva in precedenza parlato delle società, che «troppo spesso hanno minimizzato e difeso – per ignavia, connivenza o timore – le frange estreme delle proprie tifoserie. Negli ultimi mesi qualcosa sta cambiando, ma ancora i passi da fare sono molti». Con una richiesta diretta al Verona di «condannare quanto avvenuto e prendere i necessari provvedimenti, anche alla luce delle parole del suo capo ultrà». Il Ministro chiede una condanna senza postille: «Chiedo anche al sindaco di Verona, che ha negato che ci siano stati cori razzisti e incolpato Balotelli di aver avviato una gogna mediatica contro la città, di rivedere i filmati e prendere le distanze da quei cori, proprio a tutela della comunità cittadina che rappresenta».
Salvini e l’Ilva
Roberto Fico, presidente della Camera, dice che «non sarà mai del tutto italiano chi è razzista, perché non rispetta i principi base del nostro vivere insieme». Matteo Salvini minimizza a modo suo, dà del «fenomeno» a Mario Balotelli e sorvola sulle parole dell’ultrà veronese: «Con 20 mila posti a rischio nell’ex Ilva – dice il leader della Lega - Balotelli è l’ultimo dei problemi. Condanniamo razzismo e antisemitismo, ma non c’è bisogno di fenomeni». Per Giorgia Meloni «se gli insulti razzisti ci sono stati bisogna prendere provvedimenti. Non ho seguito la cosa, qualcuno dice che questi cori non ci sono stati, ma io non sono in grado di dirlo perché allo stadio non c’ero».
«Macché ironia»
Dice poche ma chiare parole, Liliana Segre, la senatrice a vita superstite dell’Olocausto: «Ancora si guardano i colori delle persone?». Andrea Rossi e l’ex ministro dello sport Luca Lotti parlano di «indifferenza e ignavia preoccupanti, che rischiano di legittimare una cultura razzista e xenofoba presente purtroppo non solo nelle curve italiane, ma dentro la società». I due esponenti del Pd definiscono «totalmente inaccettabili» le dichiarazioni dell’ultrà veronese, «di tale gravità da richiedere un provvedimento immediato da parte del Verona». L’ex presidente del Senato Pietro Grasso prende di petto le reazioni del tipo «è una ragazzata»: «Voi sentite ironia in questo “verso della scimmia”? Io sinceramente no», scrive su facebook.
«Calcio da aiutare»
Marco Marin, sciabolatore olimpionico e deputato di Forza Italia, prima sottolinea che «Lo sport e il calcio sono portatori di valori positivi. Quando gareggi alle Olimpiadi, e io l’ho fatto quattro volte, non ti interessa il colore della pelle. Lo sport merita di essere sostenuti nella battaglia contro i comportamenti razzisti. Il calcio ha saputo reagire, bravo l’arbitro Rocchi a sospendere la partita di sabato e bravi i giocatori solidali con Balotelli. Bisogna intervenire duramente». Il problema ora è come farlo.