Monsignor Fisichella e quella benedizione che fa volare i giallorossi di Fonseca
Che il calcio abbia chiesto spesso l’intervento benevolo del Sacro è cosa nota. Dalla «mano de Dios» di Maradona all’acqua benedetta di Trapattoni, le commistioni hanno storia lunga e, pare, anche ricca di successi. Sarà per questo che la Roma statunitense — pur con i tacchetti piantati nel Terzo Millennio — undici giorni fa ha scelto la via dell’umiltà funzionale, chiedendo a monsignor Rino Fisichella di andare a benedire il centro sportivo di Trigoria. Fermo immagine. Fino a quel momento, la squadra di Fonseca aveva assommato un numero di problemi fisici pari a dieci puntate in simultanea di «Doctor House», «Grey’s Anatomy» e «E.R. Medici in prima linea». Non basta. Il giorno precedente a quel 25 ottobre, i giallorossi erano stati raggiunti in pieno recupero dal Borussia grazie ad un rigore totalmente inventato, partorito dall’arbitro Collum, scozzese e quindi forse anche cattolico. Così, memore di un antica promessa ottenuta nel febbraio scorso, al momento della inaugurazione della nuova sede all’Eur, il ceo Guido Fienga ha pensato di accantonare il decisionismo profano per virare al sacro. «Monsignore, benedirebbe i nuovi campi di allenamenti di Trigoria appena rizollati?», è stato il senso della richiesta.
L’Arcivescovo, a 68 anni, all’immensa conoscenza teologica sa affiancare anche la passione per lo sport e l’indispensabile intuito che occorre per guidare le sue pecorelle, più o meno smarrite. Allora, sorridendo, ha anche ricordato ai suoi interlocutori come, tra le sue prerogative, ci sia anche quella di esorcista. Proprio ciò che ci occorre, avranno pensato in tanti. E così quel venerdì — tra dirigenti, funzionari, giocatori e staff tecnico — c’erano poco meno di cento persone ad assistere alla benedizione itinerante di tutto il centro sportivo, che peraltro ha anche una cappellina (a dispetto delle voci, mai sconsacrata) in cui la famiglia Sensi e qualche calciatore pio amava sentire messa. Risultato di questo tuffo nella santità? Tre partite, tre vittorie e terzo posto. Insomma, una trinità di obiettivi che, lungi da accostamenti blasfemi, è proprio quella che la Roma andava cercando. In attesa che frotte di società emuli comincino ad affollare di sacerdoti i luoghi di allenamento, lasciateci sperare in un effetto collaterale: che tutti divengano più buoni. Ma in questo calcio c’è qualcuno a cui può interessare davvero? ma. cec.