La Gazzetta dello Sport

QUELLO SCIAMANO BRONTOLONE CHE CREÒ LA VALANGA AZZURRA

È morto a 76 anni l’uomo che ha guidato l’Italia a 5 Coppe del Mondo Grande organizzat­ore, fece ubriacare Sailer per far trionfare Thoeni

- Di Gianni Merlo

Mario Cotelli, l’uomo in controtend­enza nel mondo dello sci, ci ha lasciato un’eredità: l’umana ironia con cui vivere lo sport. E’ scomparso ieri, a 76 anni, dopo una malattia che ne ha esaurito le forze. Grande comunicato­re, un uomo nato con il senso delle pubbliche relazioni, sarebbe stato un mago dei social. Un grande tecnico anche, visto che aveva diretto la Valanga Azzurra? Non nel senso stretto. Mario ha costruito l’interesse, ha saputo attirare l’attenzione anche del pubblico dei non appassiona­ti dello sci, perché parlava alla “pancia”, come si usa dire adesso, e sapeva dipingere ogni giorno nuove immagini polemiche e colorate. Tecnicamen­te non era un guru, ma sapeva annusare le situazioni vincenti. Aveva visto giusto: sosteneva che anche nello sci bisognava creare un Centro Studi per garantire un futuro, ma allora urlava questo concetto in un mondo di sordi conservato­ri.

Gli inizi

Aveva cominciato la carriera nel 1968, quando lo chiamarono ad allenare la squadra B, Gustavo Thoeni faceva parte di quella squadra e il giovane talento vinse a Val d’Isere la Coppa dei Paesi Alpini. In quel periodo il francese Vuarnet lanciò il pool delle aziende che sponsorizz­avano la squadra e cambiò il volto dello sci azzurro. Cotelli fu impegnato nella ristruttur­azione interna della federazion­e e creò le prime programmaz­ioni dell’attività. Poi diventò direttore tecnico, quello della Valanga Azzurra. E’ stato lui ad introdurci nel Circo

Bianco. Eravamo andati con la sua Lancia rossa a Cervinia agli allenament­i autunnali della squadra nell’autunno del 1975. Era facile sentirsi presto suoi “complici”. Poi sulle piste Erwin Stricker, Cavallo Pazzo con l’orecchino al lobo destro, spiegava che Cotelli era uno sciamano, poteva farti credere che gli asini possono volare sulla neve. C’era una sottile tensione all’interno della Valanga Azzurra, con due anime tecniche: quella di Cotelli, ricca di parole, l’altra di Oreste Peccedi, bormino che amava lavorare sodo, con grande successo, ma nell’ombra.

L’Oreste

Peccedi era il tecnico nel vero senso della parola, l’uomo che costruiva le vittorie. Cotelli l’intelligen­te e scaltro megafono, che faceva conoscere lo sci al grande pubblico. Erano complement­ari e la Valanga Azzurra è nata dalle loro intuizioni. Cotelli ammetteva i rapporti non facili, ma: «Non è vero che ci fosse attrito fra me e Oreste. Non eravamo amici nel senso stretto della parola e non siamo mai andati a bere assieme, ma ci rispettava­mo. Ai Mondiali di St. Moritz 1974 avevamo sposato due tesi opposte. Io volevo che Gustavo pensasse agli slalom, lui l’avrebbe preferito in discesa e combinata. I risultati hanno poi dato ragione a me. Gustavo è stato perfetto negli slalom..».

La prima

Ricordiamo la nostra prima lunga intervista a Mario nell’autunno del 1975, pochi mesi dopo il trionfo di Gustavo Thoeni nel parallelo di Val Gardena, che gli aveva consegnato la quarta Coppa del Mondo. Era orgoglioso dell’innocente trappola preparata al bar a Toni Sailer, allora capo tecnico dello squadrone austriaco, che giocava la carta Klammer. Con cinica freddezza aveva annegato la sua lucidità con tanti brindisi prima di andare alla riunione tecnica, che avrebbe deciso la griglia di partenza dello slalom parallelo decisivo con tre uomini che si giocavano la Coppa: Thoeni, Stenmark e Klammer. Un finale unico e irripetibi­le. «Sono stato capace - ci raccontava – di fare diventare Sailer piuttosto allegro e distratto. Nulla di speciale in fondo, ma sono riuscito a fare applicare una norma di regolament­o che faceva sì che il tabellone diventasse tutto italiano… Mi preoccupav­a soprattutt­o Klammer, grande discesista. Doveva scartare meno punti rispetto agli altri, bastava che superasse due turni per vincere la Coppa. Gli ho fatto incontrare subito i nostri slalomisti e l’hanno messo fuori causa. Il re- sto è trascurabi­le. Ci ha pensato il nostro ragazzo dei lunghi silenzi a fare il miracolo, perché Stenmark era davvero forte e il loro duello finale è diventato subito storia».

La guerra degli sci

Nell’inverno 1975/76 fece scoppiare la guerra degli sci. I nostri discesisti, soprattutt­o Herbert Plank, il n. 1 azzurro, non riuscivano a sfondare nelle gare che portavano verso i Giochi di Innsbruck. Plank usava gli Spalding e Cotelli sosteneva che quell’anno non erano competitiv­i, così cercava di fargli cambiare marca, contro le rigide leggi del pool. Cercava l’azzardo, perché la Valanga Azzurra mandava chiari segnali di stanchezza e aveva bisogno di rivitalizz­arla. Alla vigilia delle prove della discesa olimpica per Plank era pronto un paio di Rossignol. Eravamo andati a visitare l’atleta nella sua stanza al Villaggio Olimpico (allora si poteva ancora) e da sotto il letto spuntavano le punte dei nuovi Rossignol… Quella notte però arrivò a Innsbruck Musumeci, il capo della Spalding, dopo lunghe ore di discussion­e, lo costrinse alla resa. Plank gareggiò con gli Spalding e fu bronzo, nella gara vinta da Klammer. Coi Rossignol avrebbe vinto? Chissà. I rapporti all’interno della federazion­e diventaron­o complicati e nel febbraio 1978 si spezzarono, dopo un braccio di ferro col presidente Gattai. Poi Mario diventò nostro collega, competente e sempre abile a tenere desto l’interesse.

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Mario Cotelli nel 1974 tra gli azzurri. Da sinistra Helmut Schmalzl, Erwin Stricker, Piero Gros con la Coppa del Mondo generale appena vinta, Gustavo Thoeni
Discepoli Mario Cotelli nel 1974 tra gli azzurri. Da sinistra Helmut Schmalzl, Erwin Stricker, Piero Gros con la Coppa del Mondo generale appena vinta, Gustavo Thoeni
 ?? LIVERANI ?? Guida Mario Cotelli con Gustavo Thoeni: sotto la guida del tecnico valtelline­se il campione di Trafoi ha vinto 4 Coppe del Mondo, 5 Coppe di specialità, 24 gare nel circuito, un oro e due argenti olimpici e altri 4 ori mondiali
LIVERANI Guida Mario Cotelli con Gustavo Thoeni: sotto la guida del tecnico valtelline­se il campione di Trafoi ha vinto 4 Coppe del Mondo, 5 Coppe di specialità, 24 gare nel circuito, un oro e due argenti olimpici e altri 4 ori mondiali
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