La Gazzetta dello Sport

«SONO AL CHELSEA PER ESSERE UN TOP PURE CON LAMPARD E SENZA SARRI»

Il play azzurro sta giocando alla grande: «Non c’è nulla di casuale, non volevo perdere questa sfida. Adesso siamo più aggressivi»

- di Stefano Boldrini - CORRISPOND­ENTE DA LONDRA

Dai fischi ai fasti: Jorge Luiz Frello Filho, in arte Jorginho, italiano grazie al Frello del cognome di origine paterna — radici nella provincia vicentina —, è il nuovo idolo di una tifoseria non facile come quella del Chelsea. Il coro «Jorginhooo­oo» ha scosso lo Stamford Bridge martedì sera, nel pirotecnic­o 4-4 con l’Ajax in cui il centrocamp­ista di Imbituba ha firmato due gol su rigore. In pochi mesi, è cambiata la storia inglese di Jorginho: dopo le critiche e le ironie, siamo all’esaltazion­e totale. Il passaggio a occhi chiusi di sabato scorso contro il Waftord, mandando Abraham in porta, è forse il gesto tecnico più spettacola­re esibito dal calciatore del Chelsea, nominato da Frankie Lampard vicecapita­no dei Blues. Oggi però sarà in tribuna per scontare un turno di squalifica.

► È il suo momento migliore di sempre?

«Credo proprio di sì. Sta andando tutto benissimo, ma non c’è nulla di casuale. Volevo affermarmi nel campionato più competitiv­o del mondo. Trasferirs­i in un club come il Chelsea e giocare in Premier League rappresent­a il top e mi ero ripromesso di non perdere questa sfida. Non è stato facile, ma ora vedo la luce».

► La scorsa stagione i fischi e le critiche si sprecavano.

«Lo so. Non fui accolto benissimo e l’inizio fu faticoso. Quando passi da un campionato all’altro serve del tempo per adattarsi. Nel calcio purtroppo si è impazienti. Mi riconosco il merito di non aver mai mollato, di non essermi lasciato andare allo sconforto. Per questa ragione, ora è ancora più bello vivere questa dimensione. Volevo dimostrare di meritare la Premier e la maglia del Chelsea».

► Si pensava che l’addio di Sarri potesse solo complicarl­e ulteriorme­nte la vita, invece lei sta sorprenden­do tutti.

«Volevo dimostrare anche questo: di poter camminare con le mie gambe senza il sostegno della fiducia di Sarri».

► Quanto è stato importante Sarri per la sua carriera?

«Posso solo ringraziar­lo per quello che mi ha insegnato. Gli devo molto. Abbiamo vissuto insieme una bella esperienza: tre anni a Napoli e uno a Londra. Con lui sono cresciuto, maturato e migliorato».

► Da uomo di riferiment­o di Sarri a motore del calcio di Lampard: come ha conquistat­o la stima del nuovo manager?

«Nel modo più semplice e naturale: lavorando. Con Lampard l’intesa è nata subito, durante il ritiro estivo. Il rischio che potessi essere considerat­o un simbolo dell’allenatore precedente era reale, ma Lampard ha voluto giudicare con i suoi occhi».

► È cambiato anche il suo stile: più verticaliz­zazione e meno passaggi per linee orizzontal­i.

«Abbiamo un’impostazio­ne più aggressiva, ma nelle valutazion­i che mi riguardava­no si è tenuto conto solo di un aspetto del mio gioco. Verticaliz­zare non è mai stato un problema».

► L’Italia si è qualificat­a senza problemi all’Europeo: quanto è stata importante la voglia di mettersi alle spalle il mancato Mondiale dopo 60 anni?

«Sicurament­e è stata una molla importante perché l’Italia non può vivere il Mondiale a casa. La delusione è stata enorme e non solo per i milioni di tifosi: anche per noi calciatori è stata una bocciatura pesante. Una generazion­e si ritrova un vuoto senza Russia 2018».

► Mancini ha subito dato un’impronta riconoscib­ile.

«Puntare su un calcio moderno e offensivo mi pare la scelta migliore. Si sta creando un gruppo solido e c’è il desiderio comune di giocare un buon Europeo. Poi si guarderà oltre, al Mondiale in Qatar, per chiudere una volta per tutte i conti con il passato».

► L’Italia è un paese che sta facendo i conti con la vergogna del razzismo. Fuori, nella vita quotidiana, la scorta a Liliana Segre, deportata e sopravviss­uta agli orrori di Auschwitz, mentre nel calcio, a Verona domenica scorsa, i soliti cori odiosi contro Mario Balotelli.

«Il razzismo è inciviltà, è ignoranza ed è inaccettab­ile. Abbraccio Mario perché capisco quanto possano ferire certe cose, ma mi pare corretto dire che il problema non riguarda solo Verona. La verità è che dobbiamo guardarci intorno. Queste cose sono avvenute purtroppo anche in altre città».

► Jorginho rigorista del Chelsea: contro l’Ajax due esecuzioni diverse. Quanto lavoro dietro a questo gesto tecnico?

«Ho sempre dedicato la parte finale degli allenament­i ai rigori. Provo e riprovo, all’infinito».

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