Ferrari e Leclerc in Brasile con un quarto motore?
Difficile che si usi ancora l’Evo 2 su una pista di potenza La sospensione di Vettel k.o. per il dosso non livellato
Verso il Brasile con gli occhi puntati sul cofano. Che farà la Ferrari col motore di Charles Leclerc? Monterà una quarta unità prendendosi una penalità? O, se non risolverà il problema accusato nelle libere 3 ad Austin, continuerà con l’affaticata evoluzione 2 che ha già corso da Montreal a Spa ed è pure stata impiegata a Singapore? La perdita d’olio nella sessione di sabato mattina è stata analizzata a Maranello e ora è il momento di decidere. Interlagos è una pista in cui la potenza conta e a quanto si è visto ad Austin in qualifica e in gara, inevitabilmente, Leclerc non è parso munito di una vettura dal grande spunto velocistico. Se la perdita d’olio accusata non sarà risolta, la decisione di montare una quarta unità potrebbe sicuramente permettere a Charles di attaccare malgrado la penalità (i sorpassi in Brasile sono più facili) e poi di avere un motore performante per la chiusura di
Abu Dhabi (dove le rimonte da dietro sono più difficili). L’alternativa di correre con l’unità «anziana» è pure percorribile, ma penalizzante in 2 GP su 2.
Polemica Max
Sempre in tema di motore resta sullo sfondo la polemica innescata dalle parole di Max Verstappen dopo il GP americano. In mancanza di alcuna segnalazione di irregolarità ferrariste da parte della Fia, l’olandese aveva lasciato intendere che le rosse avevano faticato perché avevano «smesso di barare». Max si riferiva alla direttiva tecnica della Federazione che ha specificato come sistemi in grado di aumentare (immagazzinare e/o riciclare) il passaggio di carburante nell’intervallo di misurazione del flusso da parte del sensore Fia, sono da considerarsi irregolari. Persino Jos, papà del pilota della Red Bull, ha ammesso nei giorni scorsi che «non è stata la più intelligente delle dichiarazioni». Non risultano scuse da parte del team di Milton Keynes. Né risultano note ufficiali della Fia. Da ambienti federali trapela che le dichiarazioni di Verstappen non sono state rese in una conferenza stampa ufficiale e dunque non si configurerebbe una lesione del principio di onorabilità delle istituzioni sportive. C’è un però, ipotizzando noi il ragionamento che probabilmente è stato fatto in Ferrari: se un tesserato va in tv e afferma senza provarlo che qualcuno bara, sta indirettamente accusando gli arbitri di non vedere o, peggio, di essere complici. Perché non richiamarlo?
Posto sfortunato
Sul fronte affidabilità è confermato che al Cavallino non c’è preoccupazione dopo la rottura della sospensione posteriore destra di Vettel in Texas. Secondo le indagini dei tecnici, il carbonio si è fessurato al via nel passaggio ad alta velocità di Sebastian su un dosso in approccio alla prima curva. Purtroppo il tedesco è transitato nell’unica zona del rettilineo dove gli organizzatori non avevano limato l’asfalto (in curva 9 l’altro punto interessato ai lavori) dopo le lamentele dei piloti nelle libere del venerdì. L’intervento degli operai nella notte tra venerdì e sabato aveva riguardato la parte più a sinistra, nella zona di uscita della corsia box, e la parte più a destra del rettilineo, cioè la normale traiettoria. Vettel è passato proprio nel punto sconnesso tra le due zone “livellate”. Il carbonio della sospensione ha subìto la prima crepa nel sobbalzo (sono sfilati Hamilton, Leclerc, Norris e Ricciardo) e all’ottavo giro ha ceduto. La rottura non si sarebbe dovuta verificare, visto che a Maranello la robustezza è testata contro sconnessioni di asfalto severe (Interlagos e Montecarlo le piste più dure). I dossi di Austin hanno però sorpreso tutti. La fatalità ha fatto il resto.