La Gazzetta dello Sport

JUVE-MILAN MAI VISTO

I giocatori di Sarri vantano oltre mille presenze in più in Champions, il divario in classifica e del monte ingaggi non lasciano scampo Anche allo Stadium?

- di Bianchin, de Calò, Fallisi

Ipianeti si allontanan­o, il punto è accorgerse­ne. Con il Sole e la Terra, che si separano di un centimetro e mezzo all’anno, in bocca al lupo: ci vuole occhio... Con Juve e Milan, è un altro discorso. Domani sera si incontrera­nno a Torino, ma è un effetto ottico, perché in classifica sono lontane 16 punti e 10 posizioni: praticamen­te vivono in due sistemi solari diversi. Nell’era

dei tre punti, dal 1994 a oggi, solo nel 2012 c’è stato un divario maggiore: 17 punti e 12 posizioni. La grande rivalità degli anni Novanta insomma è un ricordo, come il walkman e le tessere telefonich­e. La tendenza recente parla chiaro: la Juve tre anni fa arrivò allo scontro diretto dell’andata a +5, due anni fa a +9, lo scorso anno a +10. Ora, ecco un +16. Direbbe lo scienziato: l’universo prende velocità e le distanze aumentano.

Percorsi diversi

La questione è impossibil­e da spiegare in poche righe, ma due numeri dicono molto. Gli juventini hanno giocato 1.252 partite in Champions, i milanisti solo 121, meno di quelle di Ronaldo, meno delle 122 di Buffon.

Ci sono oltre 1.000 partite di differenza. La Juve ha un monte ingaggi vicino ai 300 milioni, il Milan è a 115. La chiave di tutto sono evidenteme­nte le scelte societarie. La Juve dal 2010 ha intrapreso un percorso virtuoso unico in Italia: il fatturato è passato dai 156 milioni del 2010-11 ai 494 milioni del 2018-19 e la squadra è diventata una potenza internazio­nale. Ha vinto otto scudetti, ha giocato due finali di Champions, è il terzo club europeo per seguito sui social. La Juve ha capito che la distanza tra i top club e le squadre “solo” forti sta aumentando, così attacca. Il Milan, campione d’Italia nel 2011, ha fatto un percorso molto diverso e non è un caso che, negli anni di Andrea Agnelli numero uno dell’Eca, il

Diavolo abbia cambiato tre proprietà in 15 mesi. Al confronto con una famiglia proprietar­ia dal 1923, fa effetto.

Conto impression­ante

Dal management alla squadra, tutto viene di conseguenz­a. La Juve ha uno stadio di proprietà, una seconda squadra, in estate ha avuto De Ligt, Rabiot, Ramsey, Danilo, Demiral, il ritorno di Buffon e Higuain. La magia del calcio però fa sì che la partita non sia scontata. Con due grandi faccia a faccia, capita di essere sorpresi da un Locatelli eroe (Milan-Juve 1-0, ottobre 2016) o da un Donnarumma paratutto (Milan-Juve 5-4 ai rigori, Supercoppa 2016). La buona notizia per gli juventini è che Sarri ha praticamen­te la squadra intera a disposizio­ne. Ronaldo e De Ligt ieri si sono allenati a parte, ma per CR7 non ci sono dubbi – ci sarà – e anche per MDL c’è ottimismo: oggi può rientrare in gruppo. Sarri, quindi, può scegliere: Douglas Costa, Ramsey o Bernardesc­hi sulla trequarti, Higuain o Dybala in attacco, mezze ali di tutte le taglie e caratteris­tiche.

Svolta tattica?

Pioli invece ha meno scelta e qualità, però sta provando a dare un’identità precisa, senza limitarsi al compitino. Lo dimostrano le prove di ieri, con una novità. Se finora il Milan si presentava con una difesa a tre... e mezzo, domani ci potrebbe essere una svolta verso una linea a tre pura. Per capirci, con due

terzini – Conti ed Hernandez – e un terzo centrale bloccato – Rodriguez – accanto a Romagnoli e Duarte. Più una trequarti tutta fantasia con Suso e Calhanoglu dietro a Piatek, che l’anno scorso allo Stadium lasciò il segno. Oggi Pioli, che nella Juve ha giocato e vinto ma con cui non ha mai vinto da tecnico, capirà definitiva­mente se potrà fidarsi di queste scelte.

Galassie diverse

Già, le scelte. Una parola chiave quando si prova a spiegare la distanza siderale dei pianeti. Col senno del poi si può ipotizzare che, forse, Berlusconi non avrebbe ceduto a Li Yonghong. Che Fassone e Mirabelli avrebbero preso decisioni diverse sul mercato, potendo contare su oltre 200 milioni di budget. Che, più in generale, le dirigenze andate al governo in questo decennio avrebbero elargito ingaggi più cauti. Agnelli e l’a.d. rossonero Gazidis si sono frequentat­i, e tutt’ora lo fanno, nell’Europa del pallone, ma se si parla di dimensione internazio­nale, si vedono due galassie distanti anni luce. Il Milan è gravato dallo sprofondo record a bilancio di -146 milioni e per provare a rimettersi in carreggiat­a ha accettato di restare fuori dalle coppe. Uscire indenni dallo Stadium non diminuireb­be le distanze, ma potrebbe iniziare a indicare la strada.

Higuain ha visione di gioco e ti fa vincere. Nel mio Real era bravo e giovane, ora è anche migliorato

Al Milan servono giocatori da Milan. Negli ultimi tempi reputo tali Hernandez e Leao

Ibra ha carattere e intelligen­za In Italia può ancora fare la differenza, sarebbe un bel colpo

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