Carletto guida gli ammutinati del Napoli alla prova del riscatto
Riconquistare i tifosi col carisma di Ancelotti
Sarà difficile ripartire, ma è necessario farlo. Bisogna ritornare alla normalità o, quantomeno, fare in modo che si abbia questa sensazione. Napoli è incredula per quanto accaduto negli ultimi giorni. E, probabilmente, lo è ancora Carlo Ancelotti, intorno al quale si è concentrata l’attenzione di queste ore di vigilia. Di certo, il suo morale non sarà dei migliori, troppe forti le emozioni vissute in questi giorni, perché si possa pensare ad un ambiente rilassato. S’è sforzato, l’allenatore, perché tutto risultasse nella norma, ha svolto l’abituale programma di lavoro, da ieri sera la squadra è in ritiro nel solito hotel adiacente il centro sportivo, e ha fatto un lungo discorso ai giocatori poco prima dell’ora di cena. Insomma, dopo i toni e gli atteggiamenti esasperati, Ancelotti ha provato a riportare tutto nel binario giusto, pur consapevole che nulla più tornerà come prima. La stagione, però, non è compromessa e va onorata, sul piano dell’impegno e della professionalità nulla potrà essere messo in discussione. Si riparte, stasera, contro il Genoa, in un San Paolo che nulla vuole perdonare. Il ritorno del Napoli è tutto nelle mani di questo tecnico che l’ambiente non ha mai smesso di sostenere, nemmeno in questi giorni di grande caos. In lui, i tifosi vedono la vera garanzia per la progettualità futura. D’altra parte, il suo ingaggiò servì a De Laurentiis, due estati fa, per cancellare n tutta fretta l’era Sarri. Ed oggi, la stima dell’amde biente resta intatta in discussione c’è solo il suo esasperato turnover.
La solitudine
L’ha vissuta malinconicamente, l’allenatore del Napoli. Da martedì sera, il giorno dell’insubordinazione dei giocatori, lui è solo, intorno a sé ha soltanto lo staff tecnico, mentre Cristiano Giuntoli è impegnato nel lavoro di mediazione col club. La cronaca di quelle assurde ore racconta di un Ancelotti sconcertato per l’atteggiamento dei propri giocatori, decisi a marinare il ritiro . Ci ha provato a farli ragionare, a convincerli che quel modo di fare avrebbe soltanto creato maggiori tensioni. Ma il suo appello è caduto nel vuoto. A quel punto ha lasciato il San Paolo e ha raggiunto la sedel ritiro, mentre i giocatori rientravano nelle loro case. Il suo gesto non è piaciuto a De Laurentiis, perché così facendo l’allenatore è apparso debole nella gestione dello spogliatoio, non ha saputo farsi rispettare, secondo il presidente. Ma lui, più di ogni altro, è stato travolto dallo tsunami provocato dalla sommossa dei giocatori, s’è trovato giusto al centro della disputa tra squadra e club. Nelle ore immediatamente successive all’ammutinamento, lo stesso De Laurentiis aveva preso in considerazione la possibilità di chiudere, anzitempo, il rapporto con l’allenatore. Meno male che i legali l’hanno invitato a riflettere prima di prendere una decisione che avrebbe riempito di vergogna questo capitolo di storia napoletana.
Si gioca
Ai giocatori ha chiesto una prestazione di carattere che dia la dimensione di quanto grande sia il loro attaccamento al Napoli. Il suo carisma ha ancora un certo peso all’intero dello spogliatoio e, dunque, toccherà a lui agire sul morale dei giocatori. Tutto sommato, la qualificazione agli ottavi di Champions League è lì, ad un passo, mentre il cammino in campionato s’è complicato per la scudetto, ma è ancora lunghissimo per assicurarsi almeno il quarto posto per restare nell’Europa dei grandi anche nella prossima stagione, il vero obbiettivo di Aurelio De Laurentiis.